Riaccomodatevi, inizia il terzo atto del nostro drammatico Otello: “Il Presidente della Repubblica”, preludio all’atto finale di questa tragedia che per ora ha imprigionato solo il ragioniere delle mazzette. La sartoria teatrale Artelier è nella peggiore delle morse, stretta tra gli elogi di grandi professionisti e premi Oscar (quelli veri) e gli interessi maturati sui debiti accumulati per la realizzazione dei costumi in occasione di tre opere andate in scena al Petruzzelli: Crepuscolo degli Dei, Medea e Carmen.

“La procedura” con cui si apre l’opera è chiara, così come il tentativo di Spezzacatene nel secondo atto di chiedere attraverso “La telefonata” udienza e conforto a Carlo Fuortes, l’uomo chiamato dalle istituzioni a risanare, ma che invece ha finora impunemente distrutto: due milioni di debiti con l’intaccamento del patrimonio netto e poi produzioni contestate, false cooproduzioni, gare sospette e bislacche procedure amministrative. Il Petruzzelli in quel periodo non è un palazzo di vetro.

È il 29 ottobre del 2012 e l’amministratore di Artelier decide di mettere nero su bianco la sua richiesta di chiarimenti, il grido d’allarme dettato da una situazione che ormai precipita senza intravederere una soluzione. Racconta tutto ai Soci Fondatori, alla Fondazione, al presidente del collegio dei revisori dei conti.  Bisogna salvaguardare un’azienda e il ripristino della legalità. Artelier, eccellenza del territorio e protagonista del dramma, spera che il suo urlo venga ascoltato. Gli “innocenti”, però, tacciono. Nessun intervento. Tra i destinatari della missiva (che potete leggere integralmente in coda al terzo atto ndr.) c’è anche l’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il Presidente decide di rispondere a Spezzacatene, non trattando quella lettera come la richiesta qualunque di una grazia per una ingiusta multa. È una questione seria, così come serissimo è l’invito di Napolitano, datato 26 novembre 2012.

Gentile Signor Spezzacatene,
mi riferisco alla lettera-appello al Presidente della Repubblica con la quale ha esposto le criticità in cui si trova attualmente ad operare la Società cooperativa “Artelier Casa d’Arte”. Su incarico del Presidente Napolitano ho trasmesso la copiosa documentazione al Commissario straordinario della Fondazione Petruzzelli, invitandolo ad affrontare con chiarezza e spirito di collaborazione fin da ora i nodi sin qui irrisolti con la società da Lei rappresentata. Con l’occasione, Le invio i migliori saluti del Presidente Napolitano, ai quali aggiungo volentieri i miei personali.
Carlo Guelfi

Napolitano invita Fuortes ad affrontare la questione con chiarezza e spirito di collaborazione. Il commissario mostra atteggiamenti evidentemente non consoni al ruolo che ricopre. A più riprese, per esempio, rifiuta di fornire il verbale dell’assegnazione della gara semestrale per la vigilanza del teatro, finito poi prepotentemente negli atti a disposizione della Procura grazie all’intervento del sovrintendente Massimo Biscardi. Artelier e il suo amministratore si illudono che da quel momento le cose possano cambiare. Lavora anche per il teatro Alla Scala. In realtà è solo la morte del cigno. Il declino è lento ma inserorabile. Ancora silenzio da parte della Fondazione, che mette in piedi strani bandi, evidentemente inaccessibili per qualcuno. Paradossalmente appaiono cuciti su misura addosso a qualcuno, proprio come un eccellente costume teatrale. Quella che Artelier denuncia come una preoccupante esclusione dal mercato, trova fondamento con il passare dei giorni, delle opere e degli appalti. Culmina con la morte e il consòlo della società Artelier. Il silenzio permane dei destinatari di quel grido dall’arme e d’aiuto, che invoca il rispetto della legge ma anche la presenza di lobby e giochi di potere – esattamente come tre anni dopo si legge in un passaggio dell’ordinananza di custodia cautelare – sono sempre meno innocenti.

Sipario e luci di sala

LA LETTERA DI SPEZZACATENE

OGGETTO: Artelier società  cooperativa – Fondazione lirico sinfonica “Petruzzelli e Teatri di Bari”: Richiesta di attenzione.

Illustrissimi,
vi scrivo in qualità di legale rappresentante della società cooperativa “Artelier Casa d’Arte”, che si occupa della progettazione e realizzazione di costumi cine-teatrali e che da sette anni ha legato la sua attività prevalentemente all’ente lirico di Bari. Come alcuni degli amministratori locali sanno, Artelier costituisce una realtà imprenditoriale  e artistica, che rappresenta un unicum nella storia del capoluogo pugliese e dell’intera regione. Artelier, nel tempo, ha costruito un’inversione di tendenza relativamente all’importazione degli allestimenti (soprattutto costumi) che ha da sempre caratterizzato l’attività teatrale regionale, e soprattutto del Teatro Petruzzelli prima del drammatico incendio che ha, di fatto, bloccato l’attività lirica dal 1991 al 2004  quando si è dato corso ad una sua ripresa presso il teatro comunale Piccinni. Artelier è nata per colmare questo “vuoto”, proponendosi negli anni anche come soggetto formatore di professionalità e maestranze specializzate, pressochè inesistenti sul territorio.

Abbiamo coinvolto e sottoscritto convenzioni con l’Università degli Studi di Bari, con i i settori moda dei principali istituti professionali regionali e nazionali e con giovani artisti che, come me, diversamente sarebbero dovuti emigrare per inseguire il sogno di un lavoro coerente con il proprio percorso di studi. Nel tempo, grazie anche all’esperienza acquisita con gli oltre cinquanta spettacoli tra lirica, prosa e danza, Artelier ha costruito la propria identità. Qualità e professionalità riconosciute anche dai professionisti che hanno collaborato e creato assieme a noi i progetti artistici nati per i palcoscenici regionali e nazionali (Allegato A).

Abbiamo cercato di indirizzare le nostre attività anche alla valorizzazione della storia e della cultura locale promuovendo per quattro anni consecutivi una inedita mostra sugli abiti dell’XI secolo, sugli usi e sui costumi dell’epoca della traslazione delle reliquie del Santo Patrono. Un progetto che, oltre ad esser seguito con attenzione e interesse da oltre 45.000 visitatori e dai media, ha raccolto l’unanime consenso degli amministratori locali (allegato B + cataloghi ed. 2010-11) avendo l’onore di ricevere, nel 2011, una medaglia di rappresentanza da parte del Presidente Napolitano (Allegato C). Riconoscimento che allora, come oggi, ci aiuta ad andare avanti nel nostro lavoro, nonostante le difficoltà.

Oggi stiamo verificando l’impossibilità di proseguire nel nostro percorso. Constatando come le congiunture sfavorevoli, di carattere generale, appaiono come marginali e relative rispetto a problematiche di fondo di carattere locale. Problematiche cui abbiamo tentato di porre argine fino ad oggi, senza mai lamentarci. Adesso non è più possibile. Ho scelto di rivolgermi a Voi in qualità di rappresentanti dello Stato, garanti della correttezza e della trasparenza delle procedure amministrative per evidenziarVi quanto accade nella Fondazione lirica barese.
Il nostro lavoro, come accennato, da alcuni anni era rivolto prevalentemente alla produzione di costumi per la Fondazione Petruzzelli a cui abbiamo dedicato tutte le nostre forze arrivando a costruire degli standard qualitativi di ottimo livello auspicando, già dal 2008, la promozione di collaborazioni, reti e circoli virtuosi a cui si è risposto solo con il silenzio (allegato D). 

Non pochi sono stati i problemi e le incongruenze che abbiamo riscontrato in questo lungo periodo. Tra le varie difficoltà incontrate con la Fondazione, che non elenco tutte per amor di brevità, comprese le inspiegabili “soste” di un anno ad ogni cambio di sovrintendente e/o commissario, dall’ottobre 2011 viviamo una situazione di grave difficoltà di carattere “politico” ed economico che investe il futuro della nostra società. Di tale condizione ho più volte provato a parlare sia con l’allora sovrintendente Vaccari, sia con il commissario Fuortes attraverso l’invio di mail e richieste di appuntamento, fino all’invio di una raccomandata a.r. in data 10/03/2012, indirizzata al commissario straordinario e ai rappresentanti degli enti fondatori  (allegato E).
Mi spiego meglio.

Dopo aver per lungo tempo lavorato facendo, di fatto, credito alla Fondazione (per un totale di 240mila euro di lavori realizzati e non pagati secondo i tempi pattuiti) con l’arrivo del commissario siamo stati inseriti anche noi tra i creditori da saldare. Nonostante qualcosa sia stato fatto, sempre dietro solleciti da parte nostra, ad oggi, Artelier è ancora creditrice nei confronti della Fondazione Petruzzelli di circa 95.000 euro. Somma originata dalla realizzazione dei costumi per l’opera “Carmen”, andata in scena nel gennaio 2012, sulla quale continuiamo a pagare interessi bancari derivanti dalle anticipazioni di fatture resesi necessarie per fronteggiare le commesse convinti di poter rientrare a breve dei nostri crediti.

Così non è stato e oggi questo credito mette a rischio la sopravvivenza della nostra  cooperativa. In più, non possiamo accettare proposte di lavoro che ci giungono da altri clienti poiché non abbiamo la liquidità necessaria per affrontare le spese di realizzazione, oltre che per proseguire nel pagamento degli interessi sul debito che avremmo dovuto estinguere tempo fa. Pertanto, di fatto, LA FONDAZAZIONE PETRUZZELLI CI IMPEDISCE DI LAVORARE. Nonostante questo ci siamo dichiarati sempre estremamente collaborativi non intraprendendo azioni legali per il recupero del credito e spingendoci, addirittura, ad offrire una prestazione gratuita per un “Barbiere di Siviglia”. Sarà un caso ma questa nostra offerta ha prodotto l’unica quanto tempestiva risposta inviataci dall’ente lirico da gennaio ad oggi. (allegati F e G).

Dopo 10 mesi non riusciamo a trovare nessun tipo di colloquio per formalizzare una risoluzione stragiudiziale per la nostra posizione. Di conseguenza non sappiamo ancora quando il debito sarà interamente sanato poiché nonostante le reiterate richieste di sollecito al pagamento (allegato H), NON ABBIAMO MAI RICEVUTO RISPOSTA.
Nessuna risposta, quindi, ma solo desolanti silenzi che mettono in luce un modus operandi che, vista anche la delicatezza del tema occupazionale e della salvaguardia della meritocrazia di cui spesso si parla, risulta intollerabile.

Intollerabile tanto quanto la sensazione che ciò che oggi accade sia l’atto più inspiegabile o di una serie di coincidenze o d’una strategia elaborata a luglio 2011, non di certo volta alla nostra valorizzazione: incuriosisce, infatti, la modalità con la quale è “comparsa” una società di abiti da cerimonia nella produzione dei costumi di scena. Continuiamo a chiederci se la sponsorizzazione erogata è servita a pagare la pubblicità sui libretti (Allegato I) o l’ingresso alla realizzazione degli abiti (Allegato L), introducendo il principio che sia sufficiente pagare per poter avere accesso alla produzione. Tale fatto trova coincidenza con la sospensione dei pagamenti delle 3 opere da noi effettuate nel periodo luglio 2011-gennaio 2013, e la conseguente la paralisi della nostra attività che risulta doppiamente danneggiata in quanto impossibilitata a produrre offerta in ordine ad una richiesta di preventivo  proveniente dall’ente lirico barese, per la stagione 2013 nonostante la consapevolezza del nostro credito (Allegati M ed N).

Quel che più ci preme sottolineare è come non sia ammissibile, già secondo le semplici regole della logica e del buon senso, inoltrare richiesta di preventivo e subordinare “l’importo definitivo e le modalità di pagamento” ad un accordo successivo, così come  bizzarra è la modalità con la quale tale preventivo dovrebbe essere trasmesso, ovvero tramite l’invio a taluni indirizzi di posta elettronica ordinaria o via fax presso gli uffici amministrativi della Fondazione. Tali modalità di certo non concorrono a fugare qualunque dubbio circa la possibile facilità di “manipolazione” dei risultati.

Ancora una volta, di fatto, LA FONDAZIONE PETRUZZELLI CI IMPEDISCE DI LAVORARE.
Risulta inaudita la mancanza dei minimi criteri amministrativi e di Legge che caratterizza la dichiarata metodologia. Ancor più se l’ente in questione è ancora commissariato, fatto che rende obbligatoria la massima vigilanza che garantisca l’ineccepibile trasparenza degli aspetti amministrativi e procedurali che, diversamente, vanno a discapito di chi, come noi, richiede regole chiare, precise e che non diano adito a nessun dubbio circa l’attribuzione degli incarichi.  Suscita sconcerto non solo leggere le dichiarazioni del commissario sulla stampa locale quando afferma, che “tutti i fornitori e gli artisti sono stati pagati” (allegato O) ma anche la manifesta  incongruenza che intercorre tra i tentativi di trasparenza applicati per le prove concorsuali per coro e orchestra, che avvengono dietro un paravento (per non influenzare la commissione), e la richiesta giuntaci che certo non brilla d’altrettanto acume.

Anche in qualità di cittadino italiano ed operatore culturale della città di Bari, ripongo la ragione di questo scritto nella assoluta esigenza di informare i destinatari di tale missiva di quanto accade a danno della Cultura, della piccola impresa e dell’alto artigianato che riteniamo di rappresentare. Questa vicenda investe problematiche di estrema attualità su tutte la mancante tutela delle realtà che non sono MAI ricorse a scorciatoie o goduto di legami parentali o politici o aderenze a qualsivoglia lobby.

Non chiediamo di valorizzare le eccellenze territoriali, principio al quale non crediamo più, non chiediamo né vantaggi né privilegi ma invochiamo, quantomeno, TRASPARENZA e REGOLAMENTAZIONE dei rapporti da parte dell’ente lirico, in quanto elementi fondamentali per l’eliminazione (o limitazione) dei pericoli di favoritismi o clientele che si annidano lì dove le regole ed i controlli sono deboli o assenti. A tal proposito segnalo (fatta eccezione dei concorsi per coro ed orchestra) anche la cronica mancanza di qualsivoglia criterio di equità e nitore circa l’attribuzione di incarichi a consulenti e personale con contratto a chiamata, a tempo determinato o indeterminato, vista l’assenza di procedure concorsuali e/o call ad evidenza pubblica.

Nel reparto sartoria, ad esempio, non è ben chiaro chi e con quali criteri recluti personale esterno aggiuntivo, atteso che la pianta organica approvata dal ministero prevedeva e prevede due sole unità che, peraltro, non è dato sapere con quale selezione hanno esercitato e/o eserciteranno le proprie funzioni. Propongo che si adottino tutte le accortezze e procedure di Legge per emanare REGOLARI BANDI DI GARA per la realizzazione dei costumi di scena (ad es. con la costituzione di un collegio di garanti e pubblica apertura delle buste) considerato che la richiesta di preventivo pervenutaci è al di fuori da ogni tutela amministrativa e giuridica e si presta allo sviluppo di meccanismi di compiacenze. Sarebbe anche opportuno che il consulente esterno facente funzioni di direttore degli allestimenti (ancora attivo nell’esercizio della sua professione da costumista e di certo non “affezionato” alla nostra realtà), fosse persona diversa dal responsabile del procedimento.

Le evidenze che sto presentando, quindi, non sono solo volte al recupero del credito nei confronti della Fondazione Petruzzelli di Bari, ma soprattutto dalla necessità di chiedere e ottenere le risposte sin’ora non trovate in merito a massima trasparenza, correttezza, equità che ritengo rappresentino i prodromi sia per l’attrazione di quelle risorse private, pressochè assenti nell’ente lirico barese, sia per la ricostruzione di un’immagine di serietà e correttezza (quindi di professionalità) che possa varcare i confini regionali o nazionali. L’assordante silenzio e le procedure poco chiare con cui fino ad oggi ci siamo dovuti scontrare non sono degne di un Paese che con tanti sacrifici e sforzi da parte di tutti sta cercando di risollevarsi e di riprendere il suo posto in Europa e nel Mondo. In troppi convegni ascolto molte voci che parlano di rilancio dell’economia, di fondi stanziati volti alla creazione posti di lavoro, di meritocrazia, di salvaguardia delle eccellenze, dell’alto artigianato come valore identitario della nostra nazione. Ma poi, come si declinano questi bellissimi principi? Come trovano applicazione, ad esempio, nel lavoro quotidiano di un ente lirico che vive quasi esclusivamente di finanziamenti pubblici?

E come è possibile che adesso, come nel passato, esistano dirigenti che, anche a fronte delle ingenti retribuzioni possano offrire, come massima espressione del proprio ruolo, vili silenzi e rendano possibili gli attegiamenti sopra descritti? Davvero è questa lettori moda dei principali istitu? E’ questa “la Puglia migliore”?  Non voglio crederlo. Non posso crederlo.  Così come non credo che l’impresa che rappresento meriti di morire per colpe non sue. Forse solo perchè qualcuno, per volontà o per accidia, ha deciso così. Chiedo a tutti, pertanto, in un accorato appello di dedicare attenzione a quanto sta accadendo  intervenendo in favore di chi, come noi, crede nella costruzione onesta del proprio sogno che da sette anni regala apprezzamenti e riconoscimenti. Auspichiamo che dopo questa lettera non diventi ancora più difficile, se non impossibile, proseguire il nostro lavoro con l’ente lirico cittadino, ma su tutto prevale il senso civico, il rispetto delle Istituzioni, l’amore per la nostra terra ed il suo principale teatro che da tempo vedo consumarsi per altri roghi.

Adesso servono risposte. Ci auguriamo giungano le Vostre.
Distinti saluti

Luigi Spezzacatene