«L’Otello andato in scena al Petruzzelli era già stato rappresentato, accolto assai freddamente dal pubblico e dalla critica, al Festival di Lubiana. Aderendo, evidentemente, a sollecitazioni “esterne” fu presentato (come nuova produzione!) al Petruzzelli (gestione commissariale) ed a Cagliari». Speravamo potesse succedere qualcosa, ma onestamente non già alla fine del primo atto della nostra articolata riproposizione in quattro tempi dell’Otello andato in scena al teatro Petruzzelli durante il periodo del fallimentare commissariamento targato Carlo Fuortes.

A intervenire è Michele Bollettieri, l’ex consigliere di amministrazione della Fondazione Petruzzelli che il 13 ottobre del 2014 chiedeva invano una commissione d’indagine per fare chiarezza sulle condizioni in cui Fuortes aveva lasciato il teatro, risanato con un’ingente trasfusione di soldi pubblici senza essersi posti neppure una domanda. «Occorre, una volta per tutte, accertare gli effetti della gestione commissariale sotto il profilo dell’efficienza aziendale – aveva tuonato Bollettieri, guarda caso non riconfermato nel Consiglio di Indirizzo – del rispetto dei criteri per una rigorosa economicità di gestione, della qualità artistico-culturale delle proposte, della validità di una programmazione».

Bollettieri, commentando il primo dei quattro articoli che abbiamo preparato sulla scandalosa gara dell’opera Otello, spiazza tutti e ammette che si trattava di una riproposizione e non di un nuovo allestimento, con tutto ciò che questo comporta, compreso lo sperpero di altri soldi pubblici. Apprendiamo che ci furono delle sollcecitazioni “esterne”, che probabilmente tanto esterne non erano. Le dichiarazioni di Bollettieri, manager preparato che avrebbe potuto fare il sovrintendente per preparazione e competenza, in grado di fiutare la puzza a distanza, rilanciano il nostro lavoro degli ultimi tre anni. Il 21 maggio del 2014 scrivevamo dell’approvazione in linea tecnica del bilancio consuntivo 2013 della Fondazione. Il bilancio che sancì in maniera inequivocabile il fallimento della gestione Fuortes. Anche in quel caso Michele Bollettieri si distinse per essere stato il solo ad astenersi.

In tanti adesso cadono dal pero, meravigliandosi di come la Procura abbia acceso i riflettori su tutte le gare di cui ci siamo occupati dalla primavera del 2013, documentando presunti raggiri, mettendo in alcuni casi a nudo sistemi consolidati per gli affidamenti e la proroga degli appalti. Leggendo le carte in nostro possesso, certamente molte meno di quelle in possesso della Procura, abbiamo motivo di credere che gli effetti dell’indagine saranno maggiori di quelli prodotti dagli otto episodi di presunte mazzette immortalati dagli uomini della Digos, che hanno portato all’arresto del ragionier Vito Longo, direttore amministrativo della Fondazione e di altri quattro imprenditori.