La casa della famiglia Longo è una villetta nella campagna di Modugno, in una contrada che si chiama Lama Risotti, a ridosso del cantiere per la posa dei binari della linea Bari-Taranto. Ora la famiglia si trova a vivere in una bolgia dantesca e tra polvere, scossoni, rumori e terreno accidentato, i Longo ci stanno rimettendo la casa e la salute.

La villetta affaccia direttamente sul cantiere e i lavori stanno aprendo crepe nei muri, gonfiando le pareti e facendo staccare le piastrelle. In più, l’anziana nonna è caduta sulla strada di accesso agli scavi, una carreggiata accidentata che occorre attraversare per uscire da casa. Accanto alla villa c’è l’officina del signor Giovanni, capofamiglia, che ha dovuto ridurre la sua attività per il cantiere, e questi sono solo piccoli esempi del disagio che giornalmente prova la famiglia.

I Longo sono stati espropriati di casa e terreni con una procedura molto singolare: essendo questo cantiere un’opera strategica, è stato consentito un iter accelerato che ha condotto direttamente all’esproprio, senza un colloquio preventivo tra le parti. Così, di punto in bianco, il signor Giovanni si è visto recapitare a casa una lettera che lo avvisava che la sua proprietà non era più sua.

La famiglia si è opposta e dopo due ricorsi al Tar, uno al Consiglio di Stato e un incontro conciliativo con le Ferrovie dello Stato, committente dei lavori, nessuna intesa è stata trovata. La richiesta della famiglia non è quella di interrompere la realizzazione della grande opera, ma quella che vengano adottate le misure cautelari che permettano di sopravvivere nel cantiere o, altrimenti, che consentano una sistemazione alternativa.