Quella sul numero di persone che ha affollato piazza Libertà – non “della Libertà” come detto negli spot tv – la notte di San Silvestro, sta diventando molto più di una polemica. Ormai rasentiamo la barzelletta. Centoventimila, 100mila, poi man mano alcune decine di migliaia di persone. Evidentemente ci si è accorti di averla sparata grossa, anche in questo caso non osservando l’ordinanza sindacale anti botti. In rete è scoppiata la bagarre.

Da un lato i puritani del #vatuttobene ad ogni costo; dall’altro i #realistipervocazione. La domanda vera è: perché è così importante la questione delle presenze in piazza Libertà? Fondamentale. Nell’esercito del #vatuttobene la teoria più duffusa è quella del: “Non mi interessa quanta gente ci fosse, ciò che conta è che sia stata una grande festa, in cui si è ballato tanto, ci si è divertiti e tutto è filato liscio come l’olio”. Teoria condita dal solito anatema contro Gigi D’Alessio, il cantante del quale nessuno ha mai comprato un compact disc in vita sua. È una questione fondamentale per le aspettative che l’amministrazione comunale ha creato rispetto al concertone, un volano turistico imprescindibile costato solo 120mila euro.

Un’operazione di tutto rispetto – sia chiaro – ma è stata una grande festa con tanti sponsor e tanti artisti. Punto. Nessun marketing territoriale, anche perché di territoriale su e giù da quel palco c’era davvero pochissimo. È stato un gigantesco trenino, un’allegra serata “a, e, i, o, u, y”, durante la quale tutto – o quasi – è filato liscio. C’è persino un “folle analista” che s’è fatto due calcoli sfruttando quelle che definisce “foto di regime”. Il folle, attraverso le dimensioni del palco e i metri quadri occupati, dice di essere in grado di stabilire che i presenti fossero circa 20mila, con una certa scientificità.

Tornando ai conservatori del #vatuttobene, rilanciamo. Che importa fossero 30, 40, 50, 60, 70 o 100mila? Ribadiamo il concetto. Fosse stato venduto come il trenino di Capodanno avremmo indossato cappellini e fischietti e saremmo stati in cabina di comando. Nek, D’Alessio, Dear Jack, Giò Sada, Dolcenera, Anna Tatangelo, Rosario Miraggio, Grignani che non stava in piedi, l’omaggio al foggiano Nicola Di Bari, hanno aumentato le carrozze del trenino, che è filato liscio come l’olio sui binari, ma non su quelli del marketing territoriale, piuttosto sul doveroso ed economico regalo ai baresi. Sì, perché al netto dei pullman con 50 persone dentro, arrivati dall’Abruzzo, Campania, Molise, Umbria, Marche, Basilicata, Toscana, Piemonte, Lombardia e regioni limitrofe, l’80 e più per centro dei partecipanti erano indigeni della Città Metropolitana.

Non importa quanti fossero, ma 300mila, come detto trionfalisticamente da RTL 102,5 proprio no. Evidentemente la mozzarella di bufala col franciacorta non è un abbinamento opportuno. Ci vediamo l’anno prossimo, pe-pe-pe-pe-pe-pe…