Quando ho rivisto le fotografie del campo dell’Alisei, a Palo del Colle, senza il disastrato manto in erba sintetica consumato dal tempo e dall’incuria mi è venuto un colpo. I lavori a tempo di record per il rifacimento del terreno di gioco ha riportato alla luce la vecchia superficie di cemento. Il futuro senza il passato non ha vita lunga. La storia ce lo insegna giorno dopo giorno. D’incanto ti ritrovi a fare un viaggio nel tempo, a quando voglia e gambe correvano a velocità doppia rispetto al pallone. Nemmeno la neve e il rischio di spaccarti la testa erano un deterrente sufficiente a non filare via sulla fascia, immaginando di sfrecciare con addosso la maglia del Milan, dell’Inter o della Juventus. Dopo anni tutto rallenta, un po’ come la palla sull’erba sintetica. Devi metterci il cervello, perché le gambe non rispondono più ai comandi. Ti ritrovi a vedere il cemento insieme agli amici di quella meravigliosa stagione dell’ingenuità. Qualcuno è entrato nell’esercito, altri sono diventati agenti di commercio, operai, professionisti. Qualcuno ha figli, altri si sono trasferiti altrove, su campi diversi. Io scrivevo su un quaderno a righe le cronache delle partite. Non ho mai smesso di farlo. C’è chi il sogno del calcio lo ha coltivato e adesso vive di quello, ma c’è pure chi ha deciso di mettere la sua firma a garanzia del finanziamento che restituirà il centro sportivo Alisei alla cittadinanza dopo il lungo periodo di abbandono e il rischio di non arrivare mai a questo momento a causa dei continui atti vandalici che si sono ripetuti negli ultimi mesi. Ci siamo, mancano ancora pochi giorni. Di quel cemento non ci sarà più traccia, ma c’è. Ciò che conta è sapere che c’è. A chi ci ha messo la faccia auguriamo di riuscire nell’impresa.