Uniti, si può costruire l’alternativa di una scuola migliore. Ne è convinta l’Unione degli Studenti di Bari, che ha organizzato una mobilitazione regionale di tre giorni, che parte oggi, di studenti stanchi di essere presi in giro nonostante siano stati chiesti e ottenuti tavoli di concertazione, finiti con un buco nell’acqua. Di seguito la nota dell’Unione Studenti di Bari.

Siamo le studentesse e gli studenti che il 9 ottobre ed il 17 novembre sono scesi in piazza convinti delle nostre idee e abbiamo ottenuto dei tavoli tecnici con la regione per discutere di diritto allo studio, trasporti e comodato d’uso gratuito per i libri di testo, per trovare risposte e soluzioni.

Dal 2009, in Puglia abbiamo una legge regionale sul diritto allo studio mai finanziata a causa della legge di stabilità, che blocca i fondi necessari ponendo dei limiti e chiedendoci di stringere la cinghia a causa della crisi. Tutto ciò non è vero. Non è vero che le ricchezze non ci sono, sono mal distribuite e con le nuove riforme continuano a spostarsi dal basso verso l’alto. Non è sui diritti e sulle vite di tutti che deve ricadere la crisi che stiamo vivendo.
Il 17 abbiamo portato insieme una piattaforma in cui segnalavamo quali sono i problemi all’interno delle nostre scuole, riconoscendo che la causa di questi problemi è il definanziamento sul pubblico, la volontà di non pensare ai bisogni di tutti e alle necessità ma di badare agli interessi di pochi e costruire una società che non è in linea con quello che vogliamo.

Ora dobbiamo riempire quelle discussioni di proposte. Dobbiamo riflettere sulle possibili alternative e ottenere qualcosa da quei tavoli tecnici, per quanto riguardo il nostro modo di vedere la scuola e la città.
Questo modo di vivere, questa città, questa scuola non ci vanno bene. Il nostro governo in maniera del tutto antidemocratica e autoritaria ha approvato un pacchetto di riforme che andava a distruggere il mondo della scuola, del lavoro e l’ambiente e cambiando completamente l’assetto societario. Non possiamo semplicemente soffermarci sul contestare queste riforme che smantellano i nostri diritti e la democrazia, ma dobbiamo capire che è necessario proporre qualcosa di nuovo, eliminare ciò a cui ci hanno abituati e ciò a cui ci vogliono abituare. Cambiare radicalmente la struttura della società. Partire dalle nostre scuole e proporre il nostro modello alternativo.
Possiamo fare questo partendo dalle nostre scuole, boicottando la Buona Scuola e promuovendo occupazioni e autogestioni. Dobbiamo creare degli spazi di discussione, mettere in difficoltà la figura del “preside-manager”, parlare e praticare didattica e valutazione alternativa e far nascere idee, progetti e novità liberando le nostre menti.
Tutto questo lo possiamo trovare nel “Manuale per una Scuola Ribelle“, un fascicolo di ordini del giorno, progetti, modelli di vertenza, per coniugare la contestazione alla creazione di un’Altra Scuola.
Parallelamente al referendum abrogativo in costruzione a livello nazionale su tutte le riforme messe in campo da Renzi, dobbiamo riflettere nelle nostre scuole su cosa e come cambiare la nostra scuola e costruire nel tempo una riforma innovativa e concreta.

La mattina del 9 dicembre ci ritroviamo in piazza cesare Battisti alle ore 9 per comprendere e discutere insieme sulle modalità di boicottaggio della Buona Scuola e su quali tematiche e quali discussioni portare avanti nelle nostre scuole per creare un’alternativa concreta e coordinarci fra scuole portando avanti una posizione unitaria.