Alla fine le sentenze sono arrivate, in fondo sono atti pubblici. Leggendo le carte, fino al giudizio di inammissibilità del ricorso in Cassazione dell’8 novembre 1988, abbiamo scoperto che Francesco Rocca, l’attuale presidente della Croce Rossa Italiana e direttore generale dell’Istituto Dermatologico Italiano, è stato uno spacciatore di droga. Eroina per l’esattezza. I fatti si riferiscono a giugno del 1985. Rocca è stato beccato a prendere droga da alcuni cittadini nigeriani, “Ceduta poi in vari quantitativi non modici ammontanti ciascuno fino ad un massimo di 40 grammi”. La prima condanna è arrivata il 10 luglio del 1986. Quella di Corte d’Appello, diventata alla fine un anno di libertà vigilata rispetto ai 3 anni e 2 mesi e una multa di 7.000.000 di lire, è del 4 aprile 1987.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra. E Rocca, scrissero i giudici: “… ha dimostrato un profondo ravvedimento, ammettendo le proprie responsabilità e dando un contributo decisivo per il contrasto degli illeciti traffici di eroina”. Al presidente Rocca la collaborazione valse due mesi di sconto sulla pena, condonata poi di due anni. Nessuno sconto, invece, sulla libertà vigilata, perché Rocca e il distributore dell’eroina: “… avrebbero potuto estrinsecare nuovamente la capacità criminale, della quale nel caso specifico si sono rivelati pericolosamente in possesso”.

Siamo stati combattuti sull’opportunità di pubblicare la notizia che, tuttavia, riteniamo di interesse pubblico per via degli incarichi pubblici ricoperti da Rocca. Siamo in dovere di precisare che il 15 ottobre del 1997, il Tribunale di Sorveglianza di Roma gli ha concesso la riabilitazione. Recentemente l’ex commissario, poi presidente (ancora in carica) della Croce Rossa, avrebbe annunciato di volersi ricandidare alla guida dell’ente, seppure si parli in modo sempre più insistente di un suo commissariamento. Sarebbe stato interpellato anche l’ex premier Enrico Letta, ma non ha potuto accettare. Come avrebbe fatto ad accettare il commissariamento di un ente la cui vicepresidente è sua zia? Le trattative per l’individuazione di un nome credibile per ripartire, però, continuano. E pare che il cerchio si stia stringendo.

Il Governo e il Vaticano conoscono il passato della persona alla quale hanno affidato la gestione dell’ente umanitario più importante al mondo e il risanamento del rinomato Istituto dermatologico Italiano? Lo sa Papa Francesco? Rocca ha pagato per l’errore – non certo veniale – commesso in gioventù. Tutti devono avere una seconda occasione. Alla luce del suo passato criminale da spacciatore di eroina, non ti aspetteresti mai da uno come lui, riuscito ad avere una clamorosa seconda occasione, un simile comportamento: offende, minaccia su Facebook, commissaria a piacimento, espelle, chiama stercorari e giornalai chi non racconta la sua verità. In ultimo, poi, fugge continuamente alle nostre domande, magari proprio per nascondere il suo passato e l’imbarazzo.

Rocca, l’ex spacciatore di “droga pesante”, per di più giudicato ai tempi dai magistrati un soggetto con “elevata pericolosità sociale”, ha avuto recentemente il grandissimo onore di parlare per la prima volta alle Nazioni Unite. Non era mai successo a nessuno dei presidenti italiani di Croce Rossa. L’avvocato, per chi non lo sapesse, è anche vicepresidente della Federazione Internazionale di Croce Rossa, incarico che lo porta continuamente in giro per il mondo. Rocca, dicevamo, ha deciso di ricandidarsi alla guida di questo ente sgarrupato, che ormai non dà nè di carne nè di pesce. Pubblico dalla testa alla cintola, privato da lì fino ai piedi. Il dibattito è aperto e si pongono alcuni quesiti di carattere etico e morale.

È giusto che una persona con un simile curriculum possa rappresentare un’associazione in parte pubblica come la Croce Rossa? Chi ha deciso di assegnargli l’incarico ha visionato il suo casellario giudiziario? E a Ginevra che dicono? Ai volontari Rocca ha raccontato i suoi errori? Sarebbe un grande atto di trasparenza, in pieno rispetto del codice etico di Croce Rossa da lui emanato nel 2011. Noi siamo del parere che chi ha sbagliato possa e debba avere una seconda possibilità – non smetteremo mai di dirlo – ma allo stesso tempo ci aspetteremmo da chi non può certo dire di essere stato uno stinco di santo, un atteggiamento diverso, meno intransigente, più umano e chiaro nei confronti dei volontari, dipendenti ed elettori.

Abbiamo notizia che a breve possa tenersi il prossimo Consiglio nazionale di Croce Rossa, poco dopo pare sia la volta dell’assemblea nazionale, alla presenza di tutti i presidenti dei comitati locali, provinciali e regionali, oltre che dei vicepresidenti e delegati nazionali; ci sarà anche la “task force” e presumibilmente rappresentanti delle Infermiere volontarie e del Corpo Miliatare. In altre parole ci saranno tutti. Si discuterà anche di elezioni, candidature e come ovvio di privatizzazione. Siamo convinti sia giusto non avere scheletri nell’armadio quando si rappresentano enti pubblici ed istituzioni di spessore internazionale, fondati su principi che non possono essere traditi, compresi quelli della leatà, dell’onestaà e della trasparenza. Siamo convinti che l’ammissione dell’errore sarebbe stato un grande esempio e la Croce Rossa ne avrebbe certamente tenuto conto, accogliendolo ma forse non come massimo vertice dell’ente. La Croce Rossa non fa discriminazioni, accoglie chiunque, anche ex appartenenti al Nucleo armato rivoluzionario (Nar), figuriamoci un avvocato condannato per spaccio di droga quando aveva 20 anni, a maggior ragione dopo la riabilitazione.

Non cadremo nel facile tranello di indugiare sull’argomento. La questione è chiusa, per quanto ci riguarda. Il nostro non è un accanimento nei confronti del presidente, ma un contributo essenziale per la valutazione dell’opportunità della sua candidatura o di una eventuale proroga. Per ciò che Francesco Rocca rappresenta e forse ancora rappresenterà abbiamo ritenuto doveroso riferire fatti così importanti. A maggior ragione invitiamo il vicepresidente della Federazione internazionale e presidente nazionale di Croce Rossa a un confronto, in modo da chiarire pubblicamente questa e tutte le altre questioni sulla gestione dell’ente ancora aperte.