La signora Gertrude ha alzato parecchio l’asticella delle attese per una visita medica al Policlinico di Bari. In questo caso si tratta di un consulto reumatologico. L’appuntamento è fissato per le ore 8 del mattino del 30 gennaio del 2018. Non ci siamo sbagliati. Tutto vero come si può vedere dalla prenotazione. Speriamo fino ad allora la signora non sia passata a miglior vita. In questo caso, però, le ragioni del ritardo hanno una causa precisa e una storia da far accapponare anche le pelli più dure. Un solo medico in ambulatorio a dirigere un via vai continuo di pazienti.

L’anno scorso, a seguito della protesta dell’associazione Marea Onlus, il direttore generale del Policlinico Vitangelo Dattoli firmò un avviso pubblico (delibera 1101 del 12.09.2014) con formazione della graduatoria di medici. Ne furono assunti tre e il contratto fu prorogato fino al 31 dicembre prossimo (delibera 898 del 15.06.2015). Il Policlinico è ancora in attesa di definire il concorso del 2014 per l’assunzione del vincitore, Fabio Cacciapaglia, la cui Asl di provenienza (Brindisi), in un primo momento non aveva concesso il nulla osta, poi ottenuto con sentenza del Tar.

Del 2015, invece, è un ulteriore concorso da espletare. Concorso che, probabilmente, non cambierà purtroppo l’assetto attuale. I medici assunti con avviso pubblico, gli specializzandi e due ricercatori scientifici (questi ultimi hanno stipulato un contratto assistenziale con il Policlinico) sono stati inseriti negli ambulatori dei biologici, lasciando sguarnito quello aperto all’utenza in convenzione. In quest’ultimo ambulatorio è stato lasciato solo un medico, il dottor Claudio Azzolini. Da solo dovrebbe gestire il grande flusso di pazienti esterni. Ecco il motivo per cui le liste d’attesa sono cresciute in modo esponenziale, tanto da arrivare alla visita prenotata alle ore 8 del 30 gennaio 2018

Questo accadeva il 10 novembre, quando la signora Gertrude ha fatto la prenotazione. Dovessimo prenotare adesso si andrebbe quasi certamente oltre quella data. Prima della solitaria presenza del dottor Azzolini, nello stesso ambulatorio c’erano quattro medici dediti solo all’assistenza ambulatoriale. Tanto è vero che i tre camici bianchi assunti con avviso pubblico avrebbero dovuto sostituire proprio quelli mancanti.

“Se si vogliono ridurre le liste di attesa – spiega Grazia Fersini, dell’associazione Marea onlus – occorre potenziare l’organico medico nell’ambulatorio in convenzione aperto al pubblico. Il Policlinico è strategico per l’utente in quanto all’interno sono garantiti percorsi agevolati per l’approfondimento diagnostico: ecografia, capillaroscopia, densitometria, elettrocardiogramma, test di funzionalità respiratoria, esami di laboratorio ed eventualmente nei casi gravi anche il ricovero essendo il reparto provvisto di posti letto”.  È da un anno ormai che gli approfondimenti diagnostici all’interno del Policlinico sono stati sospesi. La scelta è stata giustificata con la scusa che la Regione a luglio 2014 ha cancellato i Day Hospital (in esenzione di spesa) e istituito i Day Service (compartecipazione di spesa).

Di fatto, però, non è stato attivato un bel niente. E qui l’obiezione, sollevata recentemente dallo stesso direttore generale del Policlinico in merito alla visita cardiologica prenotata nel 2017: l’utenza può sempre rivolgersi presso gli ambulatori territoriali della Asl, dove le liste d’attesa sono più corte. Tutto assolutamente vero, ma il territorio non offre tutte le prestazioni organizzate in Day Service, perché occorre un ospedale con tutte le specialistiche come il San Paolo, per fare un esempio. Ospedale il cui servizio di Reumatologia è stato aperto a marzo 2015 ed è stato riconosciuto HUB nella rete Regionale (delibera 691 del 02/04/2015). Tutto questo mentre i Day Service dovrebbero essere attuati per legge regionale, ma la Asl dorme. 

I tempi della burocrazia sono allucinanti e finiscono col compromettere anche l’assistenza basilare, creando abomini come quello denunciato dalla signora Gertrude. La verità è che molti utenti non possono permettersi altre spese rispetto a quelle che già sostengono e quindi devono necessariamente rivolgersi al Policlinico. E allora succede chesi preferisca spendere i soldi per la prima visita, pagando il medico del Policlinico, che attraverso agende interne trova il modo per farlo ricoverare.

“C’è una domanda che mi piacerebbe porre al direttore della Reumatologia del Policlinico – incalza Grazia Fersini – Se lascia sottodimensionato l’ambulatorio in convenzione aperto all’utenza come farà ad intercettare i potenziali nuovi ammalati che necessiteranno di farmaco biologico? O forse la colpa è della Regione che anziché riorganizzare i servizi ha contratto l’offerta riducendo i centri prescrittori del farmaco biologico, accentrandola sul Policlinico ma senza preoccuparsi di aumentare l’organico?” 

Qualcuno ipotizza che i mammasantissima universitari vedano la Reumatologia come espressione massima di professionalità solo attraverso la somministrazione dei farmaci biologici (costi altissimi), quando invece un banale versamento con dolore acuto può essere individuato attraverso una semplice ecografia e trattato con un’altrettanto semplice infiltrazione di cortisone, il cui costo di una fiala si aggira attorno ai 50 centesimi di euro. Parte residuale rispetto ai costosissimi farmaci biologici. In Puglia – la prassi è questa – se un reumatologo non somministra i farmaci biologici non è tenuto in considerazione e su questo assurdo assioma ruota l’organizzazione dei servizi.