Le rotte del terrorismo internazionale passano da Bari. La notizia non è nuova, lo abbiamo scritto più volte in passato, piaccia o meno, la presenza del CIE e del CARA ha portato nel capoluogo pugliese vari elementi avvistati dai servizi segreti nei campi di addestramento in Siria. La collocazione geografia, poi, la pone nella strategica posizione di “porta d’accesso” all’Europa dall’area siriana attraverso i canali dell’Albania, della Grecia e della Turchia.

I fatti drammatici di Parigi riportano in auge il ruolo di Bari nella lotta preventiva al terrorismo. Bassam Ayachi, l’ideologo della moschea di Molenbeek, in Belgio, da dove sarebbero partiti numerosi terroristi della strage nella capitale francese, e l’ingegnere elettronico Raphael Gendrom convertito all’Islam, morto combattendo in Siria tra le file dell’Isis, vennero infatti fermati al porto nel 2008. Con loro, in un camper, furono trovati tre clandestini, ma soprattutto numerose pen drive con immagini di addestramento degli attentatori, cataloghi di armi e materiale propagandistico del terrorismo islamico collegato ad Al Qaeda.

Da quel fermo per immigrazione clandestina ne scaturì un’inchiesta da cui emerse il mare di denaro destinato ai combattenti in Siria, nelle numerose intercettazioni Parigi veniva nominata più volte quale obiettivo da colpire, seppure i terroristi mirassero a colpire l’aeroporto Charles De Gaulle. Il processo conseguente si concluse con la condanna in primo grado, l’assoluzione in appello e infine una nuova assoluzione, ad aprile del 2014, dopo l’annullamento e il rinvio in Cassazione.