L’annosa vicenda della discarica Martucci giunge ad una svolta. Sulla base delle testimonianze di Domenico Lestingi e di alcune rilevazioni, è stato disposto un nuovo incidente probatorio per allargare le indagini a sospetti siti inquinati. A rivelarlo è Vittorio Farella, presidente dell’Associazione: “Chiudiamo la discarica Martucci”di Mola.

La nuova richiesta di incidente probatorio parte da una delle difese degli imputati, che tendevano ad escludere il reato di disastro ambientale, avvalendosi dell’esito negativo di uno studio sulle acque, commissionato all’Università di Padova. L’associazione “Chiudiamo la discarica Martucci”, Legambiente e Comune di Mola, invece, hanno ottenuto l’allargamento delle indagini a una serie di aspetti che fino ad ora non erano stati valutati, come i rilievi nei terreni, soprattuto circostanti alla discarica, per la rilevazione degli interramenti abusivi e gli sversamenti di percolato, come già contestato negli esposti agli atti.

In più sulla rilevazione di gas e di fumi presenti al di fuori dell’area di discarica, e sulla base delle rilevazioni di Domenico Lestingi, i querelanti hanno ottenuto l’allargamento delle indagini anche a zone esterne alla discarica, dove si sospetta la presenza di ulteriori interramenti abusivi di rifiuti.

«Tutto questo è venuto fuori come un fulmine a ciel sereno per loro (gli imputati, n.d.r.) – ha dichiarato Vittorio Farella – Quindi hanno tentato di rimediare in due modi. Per prima cosa cercando di dimostrare l’inattendibilità delle testimonianze di Lestingi, poi hanno provato a far verificare per prma cosa l’analisi delle acque, in maniera tale da fermare ulteriori verifiche, davanti all’esito negativo dell’analisi delle acque. Il giudice ha rovesciato tutto, convenedo che le infiltrazioni potrebbero raggiungere le falde acquifere anche tra 10 anni, giustificando il fatto che ora le acque non sono inquinate, ma se già in superficie sono presenti situazioni di inquinamento, vuol dire che il reato è stato commesso».

Tutto questo, condito dalle indagini del Commissione Tecnica regionale che ha già rilevato alcuni siti sospetti al di fuori dell’area di discarica, tramite sorvoli aerei e scansioni del terreno con raggi infrarossi.