Quello che sta vivendo la scuola pubblica barese è davvero un brutto momento. Dopo la bufera che si è abbattuta sul Majorana e le pessime condizioni in cui versa ormai da mesi il Perotti, ecco che il virus “buona scuola che poi tanto buona non è” ha colpito anche il liceo scientifico Amaldi di Bitetto, dove pochi minuti fa si è dimesso sostanzialmente tutto il consiglio d’istituto. Sono infatti solo quattro i consiglieri che dopo la riunione di oggi pomeriggio resteranno in carica nell’organo collegiale che si occupa della gestione e dell’amministrazione trasparente della liceo. Tutti gli altri hanno gettato la spugna: membri della componente genitori ma anche della componente docenti, personale A.T.A. e studenti. Il motivo? Il consiglio d’istituto, ostacolato in qualche maniera dalla dirigente scolastica Giovanna De Giglio, aveva di fatto perso il suo vero ruolo all’interno della “vita” scolastica.

«Decisione frutto di una situazione che parte da lontano – spiega l’ormai ex presidente del consiglio d’istituto, Vito Fazio – cose che poco hanno a che fare con la gestione della scuola. Attriti che in qualche maniera hanno rappresentato una sorta di impedimento alla serena prosecuzione dei lavori nell’ambito del consiglio d’istituto. Il piano della discussione all’interno delle riunioni si era spostato più su scontri personali che sul buon funzionamento del consiglio stesso. Quando si arriva a scontrarsi sull’interpretazione dei verbali delle sedute precedenti vuol dire che non si può più lavorare. Personalmente, ritenendo ormai improduttivo il ruolo che andavo a rivestire, dati i tentativi ripetuti da parte della dirigente scolastica di ridimensionare gli aspetti funzionali e operativi del consiglio d’istituto, ho deciso di dimettermi». Una decisione che hanno seguito anche molti consiglieri.

«La sensazione comune di tanti genitori è quella che col passare degli anni questa scuola abbia perso sensibilmente la sua credibilità sul territorio – continua Fazio – ma anziché lavorare su questo, in consiglio fino a stasera si preferiva discutere dell’interpretazione dei vecchi verbali. Si voleva ridimensionare quelli che sono i veri compiti di questo organo collegiale: essere presenti lì non aveva più alcun significato. Un disagio avvertito dal sottoscritto e condiviso da quasi tutti gli altri consiglieri che ha portato ad una decisione comune. Una sconfitta per tutti».