Un complotto immorale. Ecco cosa sono i procedimenti disciplinari orditi nei confronti di Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi, i due medici incatenatisi per protesta prima fuori dalla sede dell Asl di Bari, poi all’esterno dell’Ospedale della Murgia. Procedimenti in cui molte delle accuse riguardano la gestione dei soccorsi dopo l’esplosione dell’ordigno alla sala giochi Green Table di Altamura la notte tra il 4 e il 5 marzo scorsi, non il 6 marzo come riportato negli atti aperti con cinque mesi di ritardo. 

Deontologia è, forse, la parola più usata nelle relazioni a carico dei due medici-sindacalisti in prima linea, che da tempo denunciavano irregolarità e proponevano miglioramenti nel sistema di emergenza del territorio murgiano. La sentenza, soprattutto nei confronti di Francesco Papappicco era già scritta da tempo.

IL RETROSCENA – Poco prima che fosse consegnato per posta l’avvio del procedimento disciplinare al medico bitontino, infatti, la dottoressa Anna Maria Quaranta, dirigente dell’Ufficio personale della Asl di Bari, ha avuto una telefonata con il coordinatore del 118 barese Antonio Dibello, in cui quest’ultimo la pregava di provvedere al trasferimento di un medico della “Macro Area 8” della Asl, la stessa in cui lavora Papappicco (in servizio al 118 di Gravina). Una telefonata in vivavoce, che qualcuno ha ascoltato. Per come sono andati poi i fatti, pare sia proprio qualcosa in più di una semplice coincidenza.

La dottoressa Quaranta, la stessa che muove le accuse al medico “poco deontologico”, è quella che ha scritto in bella mostra “AVVIO DI PROCEDIMENTO DISCIPLINARE” sulla ricevuta della raccomandata. Una netta violazione della privacy. Tanto che il postino, consegnando la lettera a casa Papappicco, disse: “C’è un procedimento disciplinare per il dottore, bisogna firmare”. La Quaranta, il cui ufficio si trova al terzo piano della sede della Asl, all’ex Cto, è anche quella che, in barba a qualsiasi regolamento, fuma a piacimento ovunque, anche nella sua stanza. Lo sanno pure le pietre, ma non ci risulta siano mai stati presi provvedimenti nei suoi confronti, neppure da Francesco Lippolis, suo diretto superiore e capo delle risorse umane della Asl, pure lui firmatario del procedimento.

Dibello, stando così le cose dunque, voleva chiaramente la testa di Papappicco. C’è poi un’altra vicenda che riguarda un altro protagonista delle cronache di questi giorni: Antonio Delvino, l’ispettore mandato dal direttore generale a scrivere la relazione che contrasta con le denunce avanzate da molto tempo dai due medici in catene. Delvino, secondo alcune indiscrezioni è uno dei papabili alla sostituzione di Vito Montanaro alla guida dell’Azienda sanitaria locale barese, in quel giro di valzer e di voci che vuole Antonio Dibello a dirigere il nuovo pronto soccorso alla Mater Dei dopo le doppie dimissioni da coordinatore del 118 barese e direttore del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia. 

IL FAVORE – Delvino, guarda caso, oltre ad esser stato denunciato dall’USPPI per gravi incompatibilità in merito ad un palese conflitto di interesse, è lo stesso che, il 14 aprile scorso, intorno alle 19, si presentò con un’ambulanza privata al pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, di cui Dibello è responsabile. Secondo testimonianze fidate di quella sera, al parente che Delvino accompagnava – senza che al pronto soccorso fosse stato effettuato alcun accertamento per valutare la necessità del ricovero – fu trovato un posto letto in reparto. Letto venuto fuori mentre altra gente era in attesa, non prima di una telefonata intercorsa tra l’ispettore che firma la relazione per il procedimento disciplinare (Delvino) contro Mangiatordi e il primario del pronto soccorso e coordinatore del 118, Antonio Dibello, quello che poi chiese alla alla dottoressa Quaranta di provvedere al trasferimento di un medico della Macro Area 8.

IL PARADOSSO – Tra le denunce avanzate dalla dottoressa Mangiatordi, c’erano quelle sulla mancanza di ecografi adeguati, sulle ambulanze scassate e l’inadeguatezza della sala rossa del pronto soccorso in cui lavora. La stessa sala rossa dove Domenico Martimucci (morto mesi dopo per le gravi ferite riportate nell’attentato alla sala giochi) fu rianimato tra mille difficoltà dallo stesso Papappicco e dall’equipe ospedaliera. Troppe coincidenze. Tempo dopo le denunce l’ospedale è stato dotato di altri gas medicali, due elettrocardiografi e un’ambulanza nuova di pacco. Pure la sala rossa ha subito significativi adeguamenti dopo la maledetta notte tra il 4 e il 5 marzo.

LE DOMANDE APERTE – Perché allora, se la dottoressa aveva ragione da vendere, nella relazione disciplinare si scriveva in sostanza che quelle della Mangiatordi non erano denunce veritiere? Perché si doveva zittire Papappicco sugli scandali annosi del 118 murgiano? Chi aveva interessi a far tacere i due medici-sindacalisti e perché? Il tempo e la protesta in cui ci hanno messo la faccia, ha dato loro ragione. Sono emersi sodalizi, raccomandazioni tra medici, scambi di piaceri sullo sfonfo dei procedimenti disciplinari contro due medici costretti a incatenarsi per dimostrare il torto subito. Se non avessimo dato seguito alla protesta? Se i cittadini non avessero creduto alla loro storia? Quale atteggiamento avrà adesso Vito Montanaro, direttore generale della Asl di Bari? Era a conoscenza di quello che i suoi dirigenti stavano combinando? Quando comunicherà per iscritto una risposta in merito ai procedimenti? Lo aveva promesso entro fine agosto, ma a quanto pare l’imbarazzo è grande. Quaranta, Delvino, Dibello, ognuno a suo modo responsabile di qualcosa palesemente in contrasto con i principi di deontologia e rispetto invocati nei provvedimenti.

Le persone che non hanno osservato un comportamento deontologico in questa storiaccia sono altre. Lo diciamo da mesi. Partendo dal presupposto che la legge è uguale per tutti, speriamo possa essere fatta piena luce sui gravissimi episodi che ci siamo presi il coraggio e la responsabilità non da poco di raccontare. Volendolo, non sarebbe complicato arrivare alla verità dei fatti. L’alternativa è quella dell’ennesima querela di distrazione di massa. Dal canto nostro continueremo, come Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi, a metterci la faccia affinché si possa guarire questa sanità malata.

L’APPELLO – Le ultime parole le rivolgiamo al presidente della Regione Puglia con la delega alla Sanità, Michele Emiliano. Presidente, quella che speriamo abbia letto e indagato, è una storia emblematica, l’essenza della deriva in cui siamo tutti naufragati. È arrivato il tempo di fare pulizia, di togliere privilegi e scardinare le caste; di restituire dignità al sistema e alle persone. Il marcio degli ospedale sta soprattutto fuori dagli ospedali, nelle stanze della politica e in quelle dei bottoni.