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Quando il diavolo ci mette lo zampino è capace delle cose peggiori, a maggior ragione se nessuno prova a contrastarlo. È ciò che sta succedendo con il nuovo sistema “pubblico” di telecardiologia che dovrebbe partire il primo ottobre prossimo e che sostituirà quello privato operativo ormai dal 2004. La prima tappa dello scandalo è nulla nei confronti di ciò che ancora vi racconteremo, pubblicando documenti e registrazioni che farebbero accapponare la pelle anche a chi ormai s’è abituato al peggio.

Nel frattempo vi diamo altri ragguagli su uno degli aspetti critici di tutta questa giostra che serve a far arricchire poche persone, con la complicità – non sappiamo quanto volontaria – dei vertici della sanità regionale. Un vortice di errori che rischia di costare caro, soprattutto ai pazienti. Il nuovo e inefficace sistema di telecardiologia – per chi ancora non lo sapesse – si avvale di un tablet in cui inserire i dati del paziente soccorso. Dati fondamentali per la ricezione a distanza della diagnosi e quindi della terapia da somministrare.

Il tablet, come abbiamo scritto pubblicando la lettera indirizzata al direttore di una centrale operativ dal presidente di un’associazione di volontariato che gestisce una postazione del 118, la maggior parte delle volte non funziona. C’è persino il sospetto che il sistema non abbia avuto la necessaria autorizzazione ministeriale. Di questo delicatissimo aspetto ce ne occuperemo in seguito. Medici e infermieri, quelli che hanno fatto il corso di formazione, stanno testando il meccanismo. Le lamentele non si calcolano più. Una ribellione a cui non si vuole dare ascolto, probabilmente per salvare la faccia e le tasche di qualcuno.

A questo punto solo il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, potrebbe decidere di sospendere l’avvio della nuova procedura per fare chiarezza e capire se stiamo raccontando fandonie o la semplice verità. L’ultimo caso arriva da Adelfia, in occasione del soccorso per un presunto infarto. Nonostante abbia provato più volte seguendo correttamente la procedura, il medico dell’emergenza-urgenza non sarebbe riuscito a inserire i dati nel tablet. Non riuscendo a nascondere disappunto e difficoltà ai parenti, il medico ha chiesto di impiegare il vecchio sistema, riuscendo finalmente a venire a capo della situazione. Molti degli equipaggi che salgono sulle ambulanze del 118, però, non hanno medici e infermieri. Sono composti da autista e soccorritore volontario, ai quali (siamo al 27 settembre ndr) non è stato neppure spiegato come dovrebbe funzionare il nuovo apparato di telecardiologia. Non capita di rado che ambulanze Victor – così si definiscono quelle che non hanno medici e infermieri a bordo – intervengano su un presunto infartuato. In quei casi che si fa? Vi racconteremo in maniera minuziosa perché è tutto un bluff, perché dev’essere tutto sospeso. La vita di una sola persona vale sicuramente più della reputazione di mille dirigenti.

E per un paziente comunque salvato altri ne muoiono, soprattutto nel territorio murgiano. Nel mirino ci sono i percorsi HUB per le angioplastiche del protocollo IMA-SCA accollate al 118. Percorsi lunghi e pericolosi. Da centri urbani periferici come Poggiorsini, Altamura o Gravina, infatti, gli equipaggi del 118 devono trasferire brutti infarti fino all’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, unico HUB di riferimento della zona, distante anche 50 chilometri. I tempi si dilatano e il cosiddetto “outcome” o la famosa “golden hour” salvavita, vanno a farsi benedire. Un paziente di Gravina è morto in ambulanza durante il trasporto. Fosse stato possibile trasferirlo al vicino ospedale della Murgia si sarebbe potuto salvare? Probabilmente, questo come altri casi, sfuggirà al controllo dei giudici. Ai contribuenti murgiani, però, vengono ancora raccontate storielle, come quella della presenta eccellenza dell’ospedale Perinei. Circostanza dichiarata forse con troppa leggerezza del direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, in un assurdo comunicato stampa. Dichiarazioni prontamente smentite nei confronti delle quali non abbiamo ricevuto alcuna replica e purtroppo neppure l’interessamento di chi è deputato al controllo.