Una richiesta di risarcimento danni per alcuni milioni di euro a meno che il sindaco, Domenico Conte, non certifichi l’utilizzo di 50mila chili di materiale esplosivo, 40 chilometri di micce e 5mila detonatori per la realizzazione del nuovo tracciato della SS96. La storia che vi raccontiamo è quella di un ricatto. Il termine è forte, ce ne rendiamo conto, ma ciò che sta capitando agli abitanti di Palo del Colle e al suo primo cittadino, non è che un ricatto bello e buono. Al centro dell’incredibile vicenda finita davanti al Tribunale Amministrativo della Puglia, che si riunirà in camera di consiglio il prossimo 2 settembre, c’è – come dicevamo – la costruzione della nuova Statale 96.

Un’opera mastodontica da 100 milioni di euro, secondo alcuni esperti cifra persino sotto stimata rispetto a quando in realtà ce ne vorrebbe per completare l’infrastruttura. Una strada fondamentale, finanziata in buona parte dalla Comunità europea che, come ovvio, vuole entro il 2015 una rendicondazione sullo stato dei lavori. L’Anas ha una fretta fottuta, soprattutto per recuperare il tempo perso nelle fasi preliminari, non certo per colpa del Consiglio comunale di Palo del Colle e del suo sindaco. Così come per tutte le cose di italica fattura, la storia ha inizio alcuni anni fa, quando primo cittadino è Luigi Viola.

Il Consiglio comunale palese, non prima di aver preteso e ottenuto alcune significative modifiche al progetto, che aveva completamente dimenticato la viabilità interna, approva l’intervento. Mai, in nessuna delle carte arrivate all’attenzione dell’Amministrazione pubblica – carte che abbiamo visionato – veniva indicato l’utilizzo di materiale esplosivo. Pur essendo stata mal digerita fin dall’inizio, soprattutto perché passa sotto il livello stradale, cancellando agli automobilisti la possibilità di vedere il paese e il suo territorio, la comunità palese si è mostrata collaborativa approvando l’opera. Centinaia di ulivi secolari sono stati espiantati e decine di ettari di terra espropriati. In ballo, però, ci sono il futuro, decine di milioni di euro e sicuramente la testa di qualche responsabile dell’Anas nel caso in cui i lavori non dovessero essere portati a termine come da cronoprogramma e con i costi stabiliti. Secondo alcune indiscrezioni sembra che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti abbia risposto picchie a un’ulteriore finanziamento richiesto dall’azienda, accortasi troppo tardi che il finanziamento non era sufficiente. Il tempo passa inesorabile e si arriva ad aprile scorso.

Per la prima volta l’associazione temporanea delle imprese che sta costruento l’infrastruttura chiede al sindaco Domenico Conte di utilizzare l’imponente mole di materiale esplosivo. Si accelererebbero i tempi, si risparmierebbero soldi, ma il territorio potrebbe subire danni incalcolabili. Il primo cittadino rifiuta di rilasciare il certificato. Il Consiglio comunale è sulla stessa posizione e il giornale online palolive.it pubblica un sondaggio. L’88% degli intervistati è contrario all’utilizzo dei 50mila chili di esplosivo, 40 chilometri di micce e 5mila detonatori. A quel punto l’Anas cita il Comune di Palo e il suo sindaco, presentando una richiesta di risarcimento dei danni eventualmente procurati per il mancato utilizzo dell’esplosivo. Cinquecentomila euro per il momento, ma l’Anas si riserva di valutare esattamente l’ammontare della cifra, che potrebbe essere di svariati milioni di euro.

Domenico Conte non retrocede di un centimetro e chiede al professor Barone l’assistenza legale per contrastare il colosso delle strade a difesa del territorio. Ciò che sembra evidente è la necessità di scaricare su qualcuno l’eventuale impossibilità di non riuscire a rendicontare l’avanzamento dei lavori, puntando un coltello alla gola del primo cittadino di Palo del Colle. Nel ricorso al Tar l’Anas scrive la necessità di utilizzare l’esplosivo come unica possibilità per lavorare la roccia del territorio palese. A leggere la relazione geolgica, a vedere i 30 carotaggi fatti fino a trenta metri, invece, le cose sembrano stare in tutt’altra maniera. La roccia calcarea mista a terra rossa può essere lavorata con martelli ed escavatori, come avviene da sempre. La prova è la presenza della Cava di Maso proprio a ridosso dell’area del cantiere. Si è andati giù per più di 40 metri senza aver mai fatto esplodere un grammo di esplosivo.

Nell’intervista allegata al pezzo la posizione del sindaco di Palo. Restiamo a disposizione dell’Anas, seppure le carte siano già abbastanza chiare. Notizia nella notizia, sembrerebbe che l’Anas abbia illustrato al sindaco Conte la sua posizione sul ricorso al Tar e sull’ultilizzo del materiale esplosivo in un incontro riservato avvenuto il 24 luglio, lo stesso giorno in cui saltava in aria la ditta di fuochi d’artificio Bruscella sulla provinciale tra Bitritto e Modugno, con le conseguenze che tutti hanno ancora stampate negli occhi.