Una lettera, datata 8 marzo, senza intestazione, indirizzata “a chi concerne”, senza oggetto e per giunta non firmata, redatta, stando quanto si può leggere, da sei dirigenti medici operanti a tempo indeterminato presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale della Murgia. Scritta dopo l’esplosione della bomba alla sala Green Table di Altamura, i cui drammatici fatti hanno portato alla luce le carenze del presidio ospedaliero denunciate in precedenza dalla dottoressa Mangiatordi, è spuntata tra i documenti nel procedimento disciplinare a carico della stessa Mangiatordi, nonostante non sia stata esibita dal coordinatore del 118 barese Antonio Dibello durante un incontro in direzione sanitaria al Perinei il 10 marzo e nonostante la dottoressa Mangiatordi non abbia ricevuto risposta quando ha presentato formale richiesta di accesso agli atti. Una lettera in cui vengono citati anche due articoli pubblicati da questa testata. Della lettera, che pubblichiamo in galleria, ne ha scritto in un lungo post Francesco Papappicco pubblicandola su Facebook nel gruppo #Noiduecimettiamolafaccia.

La lettera in questione suscita molti interrogativi: che motivo c’è di allegare questa lettera nel procedimento disciplinare? Che valenza può avere? Cosa si vuol dimostrare? Chi l’ha scritta? Chi sono i firmatari? Perché negare una copia alla dottoressa Mangiatordi e farla spuntare dopo 5 mesi? Perché le è stata negata dal dottor Dibello nell’incontro in Direzione Sanitaria? Quando è stata protocollata e dove?

Domande, tante, che esigono risposta in una vicenda che continua a riservare non pochi colpi di scena. Sulla pagina Facebbok Ospedale della Murgia, gestita già prima dell’apertura del Perinei da un gruppo di cittadini, è comparso ieri un altro lungo post in cui, per la prima volta, si tessono le lodi dei dottori Papappicco e Mangiatordi, definiti come “stimati e validi professionisti”. Un cambio di direzione eclatante, se si considera che lo stesso ospedale aveva disertato il convegno organizzato proprio all’interno dei suoi saloni per discutere delle criticità del nosocomio. Questa inversione di tendenza a qualcuno non è piaciuta, come si vede dagli screen shot che pubblichiamo. Il signor Giambattista Giannoccaro, infatti, risponde al post, anticipando una richiesta formale di spiegazioni al direttore generale del Perinei per sapere chi gestisce la pagina in questione.

Anche in questo caso, alcune domande: a quale titolo Giannoccaro dovrebbe scrivere al DG per sapere chi gestisce la pagina Facebook Ospedale della Murgia? Che facoltà ha? Per conto di chi scrive Giannoccaro? Perché nega di “metterci la faccia”? Perché non vuol farsi intervistare? Forse “non parla con i giornalisti”?

Una vicenda, quella del procedimento disciplinare avviato nei confronti di Papappicco e Mangiatordi, che impone una serie di interrogativi: i sei medici firmatari della lettera erano forse di turno in Pronto Soccorso la notte dell’esplosione ad Altamura? Perché chi in turno avrebbe dovuto chiamare il Primario Dibello? Si può affermare che al Pronto Soccorso dell’Ospedale della Murgia ci siano realmente due sale operatorie a norma, sia all’epoca dei fatti che in questo momento? Perché non sono stati sentiti e relazionati i fatti dai medici, sanitari e rianimatori di quella notte? Perché non è stato ascoltato il rianimatore che con il dottor Papappicco ha intubato e rianimato Domenico Martimucci? Quanto tempo dopo l’arrivo di Domi in Pronto Soccorso gli è stata effettuata la Tac Total Body per definire le lesioni interne? Quanto tempo dopo è stato trasferito al Policlinico con una delle famose ambulanze “da rottamare”? Chi ne è il responsabile? Davvero il dottor Papappicco ha sbagliato a chiedere la disponibilità di un elicottero per trasferire Domi in neurochirurgia? La Centrale Operativa, dietro l’insistenza di Papappicco, ha realmente effettuato le chiamate che sostiene di aver fatto per reperire il velivo? A cosa era stata adibita fino a quel momento la stanza in cui fu collocato Domi nel pronto soccorso? Perché di lì a poco il dottor Dibello si premurò di far apportare modifiche, variazioni e adeguamenti in quella stanza se era operativa come ci si doveva aspettare?

Ai sei medici firmatari giriamo gli stessi quesiti. Sono in grado di fornire risposte esaurienti assumendosi la stessa responsabilità che hanno mostrato nel sottoscrivere quella lettera così manchevole di presupposti formali e sostanziali? Perché negare l’eccezionalità dell’evento di quella notte come affermato nella lettera dai sei medici? Forse quella bomba non rivestiva i caratteri dell’eccezionalità di un evento?

Perché in tempi congrui dai fatti di quella notte non sono stati contestati e notificati i procedimenti ai due medici? A chi e per quale motivo sono serviti ben 5 mesi per metter su il castello accusatorio? Cosa ha deciso il direttore generale in merito alla questione dei procedimenti disciplinari per i due medici? Alla fine di agosto, termine entro il quale il direttore generale della Asl Vito Montanaro ha promesso di chiudere la vicenda, ormai manca davvero poco.