Il rosso entusiasma ma non unisce. Il riferimento è al colore delle divise uniche della nuova Croce Rossa Italiana. Abbiamo fatto un rapido sondaggio tra i volontari e la gente comune. Non è certo un campione significativo e quindi abbiamo pensato di chiedere anche il vostro parere. Non tutti comprendono l’efficacia della nuova uniforme dal punto di vista dell’immagine. In realtà, qualcuno suppone che la confusione generata dall’uniforme uguale per tutti, indossata sia da volontari che prestano la loro opera gratuitamente che da volontari stipendiati, magari con un co.co.co. oppure da esterni assunti senza avere fatto il corso d’ingresso e superato i relativi esami, sia stata una macchinazione ben architettata.

I volontari, per quanto abbiamo potuto constatare, vorrebbero essere distinti, ma questo secondo le regole della nuova Cri non è possibile. Le disposizioni sull’uniforme sono tanto ferree, quanto disapplicate da chi non vuole intendere. Molti volontari ancora indossano con orgoglio la tuta blu, consunta e sporca, pur di distinguersi un pochino. Nonostante tutto non vengono ripresi dai propri presidenti, pur pronti a cazziare i novizi che non sono disposti a spendere centinaia di euro per approvvigionarsi dei nuovi indumenti, magari a non fargli prestare servizio d’inverno perché non sono in possesso della giacca a vento regolamentare perché non sono riusciti a comprarla.

Il problema spesso è quello, i Comitati dovrebbero provvedere con i propri fondi a vestire i volontari che, una volta fuori dall’ente, dovrebbero restituire tutto. Il fatto è che molti Comitati non hanno i fondi per provvedere all’acquisto del vestiario. E così i volontari che voglio adeguarsi lo devono fare di tasca propria, rivolgendosi alla ditta che ha vinto l’appalto quattro anni fa.

A proposito di appalto, questo è stato uno dei più strani appalti della storia di Cri. A vincerlo è stata una ditta con sede in provincia di Roma, specializzata in abiti da lavoro, che ha promesso di realizzare i capi per l’Associazione, ma non ha detto quando avrebbe fornito gli stessi che sono stati quindi prodotti con il contagocce e solo dietro pagamento anticipato. Intanto la gente vede rosso e non capisce se chi ha davanti è uno che sta regalando il proprio tempo o un appaltatore o dipendente dell’associazione. Voi, intanto, questa cosa continuate a chiamarla privatizzazione.