Una signora di 70 anni viene trovata dalla sorella stesa per terra in una pozza di sangue. Fortunatamente è cosciente, reagisce agli stimoli, ma deve essere trasportata in ospedale. Né la sorella, in uno stato di shock, tanto meno gli altri familiari che nel frattempo accorrono, sanno quanto sia grave l’infortunio e cosa possa aver provocato la profonda ferita dietro la nuca dopo aver violentemente battuto la testa al suolo. Appena scoperto l’incidente parte immediatamente la telefonata al 118. Alla centrale operativa non risponde nessuno. Successivamente si scoprirà che ci sono cinque operatori e, come riferito da uno di loro, “un milione di telefonate”. Per una decina di minuti nessuno risponde al telefono. Nel frattempo si cerca l’aiuto del medico curante, per sapere come comportarsi. Dopo altri cinque minuti, ancora nessuna risposta. A quel punto uno dei familiari si collega a internet col suo smartphone e inizia a cercare numeri di telefono utili. Spunta prima un numero verde e poi uno 080… A nessuno dei due numeri risponde qualcuno. Intanto, ognuno col proprio telefonino, i familiari continuano a chiamare il 118, il numero verde e lo 080. In quei casi non si è lucidi e solo dopo una ventina di minuti a qualcuno viene in mente di chiamare il numero di emergenza dei Carabinieri, il 112. I militari si mettono in contatto con gli operatori del 118 e una decina di minuti dopo la donna viene soccorsa da un’ambulanza che la trasporta con un codice rosso al Pronto soccorso del Di Venere. La signora sta bene.

Pariamo da questo, ma evidentemente in Centrale operativa, dove tra l’altro abbiamo pure noi provato a chiamare per avere spiegazioni, così bene non va. Secondo alcune indiscrezioni ricevute da numerosi infermieri, medici e soccorritori, le lunghe attese al telefono per riuscire a mettersi in contatto con gli operatori del servizio di emergenza-urgenza non dipendono solo dalle ferie e dall’eccessivo numero di chiamate. Ci sarebbe un problema al software di gestione, come spesso succede, oggetto di un recente intervento di chi si occupa della manutenzione informatica. Ad alcuni operatori, sempre secondo quanto ci è stato riferito, sarebbe stato detto dalla centrale operativa di sottolineare le anomalie sulla linea registrata, probabilmente per evidenziare come il problema dipenda proprio dal software. Non è in discussione la professionalità di chi risponde al telefono, ma il fatto che non si riesca a parlare con il 118. Solo nell’ultima settimana, in redazione sono arrivate altre tre segnalazioni, l’ultima qualche giorno fa da alcuni passanti che assistevano una signora caduta per strada. Il guaio vero è che in molti casi sono gli stessi medici, infermieri e soccorritori a non riuscire a dialogare con la centrale. E non parliamo di quando il loro telefono cellulare personale non ha campo. Sì, perché tra le altre cose, oltre ad avere un sistema a doppia gestione (Coordinamento in carico alla Asl e Centrale operativa al Policlinico), gli operatori del 118 comunicano con la centrale attraverso i loro telefonini e non con ponti radio come succede in altre regioni italiane.

In conclusione una considerazione. Ci chiediamo a cosa serva dare agli equipaggi tablet, altri apparecchi per elettrocardiogramma o dotare le ambulanze di enzimologia cardiologica (prossime future dotazioni) pagate dai contribuenti, quando i tempi di “emergenza-urgenza” per un codice rosso si dilatano a dismisura a causa del limite operativo della rete telefonica o dei software riaggiornati, pagati e comunque non rispondenti alle esigenze di soccorso all’utenza. Continuiamo a porre domande, alle quali speriamo prima o poi di avere una risposta.