Qualche tempo fa ci eravamo chiesti perché il giovane, capace e rigoroso presidente delle Ferrovie Appulo Lucane, Matteo Comlamussi, continuasse a tenere in servizio alcuni vecchi dirigenti e dipendenti oramai ultra 67enni, che nel corso degli anni sono riusciti a piazzare nell’azienda pubblica anche i propri figli. Certo, non sono i soli. Ci sono figli di sindacalisti ed “eletti” della politica, come Massimiliano Natile, assunto senza alcun concorso, attraverso uno stage aziendale per un contratto a tempo determinato, diventato molto presto indeterminato. Emblematico il caso di Viviana Fox, a sua volta assunta senza concorso, ex segretaria di Antonio Distaso (FI).

Le prime tracce ufficiali degli accordi aziendal-sindacali di questa odiosa prassi, quando ancora Colamussi non era a capo delle Fal, risalgono al 12 settembre del 2006. Roba vecchia secondo qualcuno che, però, comincia a far capire alcuni dei passaggi denunciati nel corso della nostra inchiesta, ma soprattutto spiegherebbe l’altissimo livello di spregiudicatezza. Il discusso capo del personale delle Fal, Aldo Corvino, convoca le Rsa di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confail, Sult Orsa ed Rdb di Bari, Matera e Potenza il 25 settembre del 2006, alle ore 16. Tre i punti all’ordine del giorno: il salario d’ingresso, i permessi sindacali, ma soprattutto gli “incentivi all’esodo e le assunzioni dei figli di agenti”. Proprio così.

Cosa c’era da dire in più dell’assunzione del figlio di un dipendente rispetto a quella di un figlio di nessuno, che aspirava comunque a entrare nelle Ferrovie Appulo Lucane? Nell’ambito dei trasporti, lo abbiamo visto con quello che è accaduto e sta ancora accadendo anche alla Circumetnea di Catania oltre che nelle Fal, la consuetudine poco ortodossa del passaggio di posto di lavoro di padre in figlio, è molto diffusa. Così consolidata da essere oggetto di una convocazione ufficiale da parte dell’azienda.

A sentire qualcuno di quelli che a quell’incontro c’era, pare sia stata stabilita la buona uscita di qualche dipendente in età da pensione e la sostituzione con il figlio. Non sappiamo in quali termini. La regola, però, non sarebbe stata uguale per tutti. Ci sono dipendenti ai quali è stata fatta la promessa, ma poi sono andati in pensione senza che il figlio sia stato realmente assunto. Ce ne sono stati altri che hanno goduto del doppio incentivo: esodo per sé e assunzione della prole. Ma c’è evidentemente stata anche un’altra categoria, quella dei dipendenti, ormai con parametri apicali, che continuano a lavorare ancora oggi e hanno beneficiato ugualmente dell’assunzione dei figli.

C’è tanta gente che avrebbe voluto ereditare quel testimone senza concorsi, con selezioni bandite all’ultimo minuto o in piena estate, ma non ha potuto farlo. Nel frattempo la Procura, attraverso la Guardia di Finanza, continua a indagare su cosa succeda all’interno delle Ferrovie Appulo Lucane, con la speranza di molti che lo sguardo dei finanzieri sia caduto anche lì dove non doveva inizialmente cadere.

Certo, un paio di domande e considerazioni finali sono d’obbligo. Al presidente e direttore generale Matteo Colamussi vorremmo chiedere se conosce i contenuti del verbale di accordo del 2006. Perché, poi, non ha mai dato disposizioni per far andare in pensione tutti i dipendenti con un figlio “sistemato” nelle Fal. E infine, ma questa volta ci rivolgiamo al direttore del personale Aldo Corvino, perché sia stata creata questa disparità, tra i doppi incentivi per alcuni, ma per qualcun altro la sollecitazione a lasciare l’azienda appena raggiunta l’età pensionabile. A lui, che è capo di suo figlio.