A ben guardare non è intricatissima la vicenda che vede contrapposti il Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana, guidato dal potentissimo Flavio Ronzi e la Regione Lazio. Oggetto della contesa sono circa sette milioni di euro che la Regione, ovvero l’azienda Ares 118 che gestisce il pronto intervento con le ambulanze, deve al suo subappaltatore: l’associazione privata denominata Comitato Provinciale di Roma della Croce Rossa Italiana.

Secondo Ronzi il sistema è al collasso, strozzato dai debiti e impossibilitato a proseguire il servizio per l’inossidabile presidentissimo provinciale, frutto di una macchinazione che vuole sottrarre, con la forza dei debiti, il servizio preziosissimo per le casse dello stesso Ronzi a chi lo ha visto aggiudicato quando era ancora un ente pubblico.

Zingaretti naturalmente, non Montalbano ma il fratello, non ci sta e replica in maniera piccata quanto puntuale. I soldi ci sono, il problema è solo come pagarli e a chi. “La rimessa per saldare i crediti – ha assicurato la Regione – è già stata determinata e i fondi arriveranno nei prossimi giorni”. E Zingaretti non ci sta a passare per moroso. “Questo problema – sottolinea in una nota – non si sarebbe verificato se la Cri provinciale avesse aderito, a suo tempo, all’accordo sui pagamenti in vigore nella Regione Lazio utilizzato ormai dalla stragrande maggioranza dei fornitori che liquida le fatture entro 60 giorni dall’emissione. L’adesione all’accordo ora è diventata più stringente per tutti i fornitori del sistema sanitario regionale e dunque – conclude la nota della Regione Lazio – siamo fiduciosi nell’adesione della Cri provinciale cosi da evitare che in futuro si ripetano criticità di questo genere”.

Cos’è quest’accordo che il “pigro” Ronzi non avrebbe voluto sottoscrivere? Che problemi ci sono? Primi fra tutti sicuramente i poteri di firma e la tracciabilità dei pagamenti. Il presidente Ronzi non è il presidente dell’associazione privata della Croce Rossa Italiana – Comitato Provinciale di Roma? Certo è che la sua elezione andava rinnovata a dicembre di due anni fa e che le proroghe autodeterminate da lui medesimo della sua presidenza di un associazione privata hanno pochissimo valore di fronte ad un decreto, che impone di fare elezioni. Elezioni che né lui, né il suo padre putativo, l’altro presidentissimo Francesco Rocca, non hanno fatto svolgere finora.

La tracciabilità dei pagamenti, allora, passerebbe in secondo piano. Perché mai ci verrebbe in mente di dire che qualcuno possa chiedere di versare soldi destinati alla Croce Rossa Italiana su un conto che non è della Croce Rossa provinciale di Roma, magari al solo scopo di sottrarre questi denari dall’azione esecutiva di creditori affamatissimi e ormai stanchi delle solite prese in giro? Potrebbe mancare un Durc, il documento di attesta il regolare pagamento dei contributi e delle assicurazioni obbligatorie ai dipendenti?

Fi qui stiamo naturalmente facendo accademia. Siamo nel campo delle ipotesi pure. Ma quello che ci pare stranissimo è che alle affermazioni di Zingaretti (se firmi qui ti pago in due mesi) non sia seguita replica di Ronzi che, invece, ha mandato i suoi volontari, quelli che di quei sette milioni di euro non vedranno mai nemmeno un centesimo, a protestare sotto i cancelli della Regione Lazio. E anche loro continuano a chiamarla privatizzazione.