Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’autobus fatale…

Non è il 5 Maggio. Siamo al 16 luglio e siamo certi che Alessandro Manzoni non ce ne vorrà se abbiamo preso in prestito uno dei suoi capolavori per rendere più poetica la fine a sinistra dell’autobus numero 16. È l’ultimo bus innocente a cadere sulle strade ormai imbrattate dall’olio e dell’acqua dei rottami arancioni con quattro pneumatici lisci, che qualcuno si ostina ancora a chiamare autobus. La sua storia non sarà certo quella di Napoleone Buonaparte, ma comunque gloriosa, piena di insidie e conquiste, come tutte le volte che è riuscito ad arrivare sano al capolinea. Ieri, però, non ce l’ha fatta. Saranno state le 19 quando, dopo aver esalato l’ultimo respiro, s’è accasciato su viale Europa, al quartiere San Paolo. Terza vittima di una giornata in cui molti stanno ancora piangendo sotto una pensilina, un catorcio dell’Amtab che non arriverà più. Chiamatelo, se volete, trasporto pubblico. A noi, invece, sembra una roulette russa.

Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
disperò: ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò …