“Oggi, dopo tutti i dinieghi avuti a operarla qui, mia madre la porterei ad Ancona”. A parlare è il medico che aveva in cura la signora Giovanna, trapiantata di fegato ad Ancona dopo 20 giorni di ricovero al Policlinico di Bari. È stato lui a suggerire ai familiari della donna la fuga nel cuore della notte agli Ospedali Riuniti del capoluogo marchigiano. Fuga, che alla fine è vvenuta con un’ambulanza privata, perché non c’era l’autorizzazione al trasferimento della direzione sanitaria. Senza il trasferimento la paziente, sempre più grave, sarebbe morta nel letto dell’ospedale dov’era stata ricoverata l’8 maggio.

Le dichiarazioni shock che ascolterete nel video, non sono la solita ingiustificata paura di familiari presi dal panico. È la certezza di un medico che non sa più a che santo votarsi e a un certo punto della conversazione dice: “Se restiamo qua non ne usciamo. La vera differenza, è che ad Ancona, anche telefonicamente c’è una disponibilità dei colleghi a fare. Purtroppo, io non le nascondo che adesso noi ci attiveremo per avere la possibilità di mandare i pazienti senza il loro nulla osta. Perché se le cose…tu mandi il primo, il secondo, mandi il terzo. Qua non viene trapiantato e fuori lo trapiantano…c’è qualcosa che non va bene”.

C’è sicuramente qualcosa che non va bene. A quel punto arriva la sconvolgente verità. La conferma che certi trapianti non si fanno perché sono troppo rischiosi. Si decide chi salvare e chi far morire per conservare un palmares chirurgico invidiabile. “Se la signora andasse in sala operatoria adesso – spiega in maniera inequivocabile il medico – senza incidenti chirurgici, che possono capitare più qua che la, perché quando uno ha paura… È che ha paura”.

E allora il discorso qual è? Eccolo qual è: “Facendo i trapianti, detto sinceramente, si fanno i morti. Non c’è niente da fare, perché sono pazienti gravi. Per cui uno ogni tanto non va bene. Se non me ne va bene uno ogni tanto io tendo a trapiantarmi più pazienti gravi, prché so che comunque la mia casistia è buona. LORO TENDONO A TRAPIANTARE I PAZIENTI CHE HANNO TUTTI I SANTI CRISMI, CHE NON HANNO NESSUN RISCHIO. NOI CI STIAMO PRENDENDO OVVIAMENTE UNA RESPONSABILITA’ SERIA”.

Sì, una responsabilità seria, perché la mancata autorizzazione al trasporto – non arrivata neppure dopo la telefonata personale al direttore generale del Policlinico – ha costretto la signora a firmare le dimissioni alle due di notte del 28 maggio, facendosi trasportare ad Ancona, dov’è stata inserita nella lista d’urgenza per un trapianto, avvenuto dopo un breve ricovero, prima in Gatroenterologia, poi in rianimazione per evitare che la situazione precipitasse. In alternativa, hanno confermato i medici, per Giovanna non ci sarebbe stato scampo.

Le ore passano e le condizioni di Giovanna migliorano. Finora dal Policlinico di Bari non si è fatto avanti né il direttore generale Vitangelo Dattoli, né il responsabile del Centro Trapianti. Per la verità non si è fatto avanti neppure nessun esponente delle istituzioni e della politica. Ciò che avete letto, purtroppo, è solo una parte della terribile conversazione col medico che ha invitato Giovanna a scappare dal Policlinico. Vi diremo anche com’è andatata la telefonata di “raccomandazione” con il direttore generale, chiamato in causa anche dal medico del reparto: “La cosa intelligente che potrebbe fare, nel frattempo, è chiamare Dattoli, se è veramente amico suo…”.  

Nonostante i proclami dell’ex presidente Nichi Vendola, succede anche questo, come prassi. In questi giorni stiamo ricevendo decine di segnalazioni di altri inascoltati casi, finiti purtroppo con la morte del disperato di turno, senza soldi e santi in Paradiso. Questa non è mala sanità, è qualcosa di più, perché non ci si prova nemmeno a salvare la vita delle persone, seppure con il rischio che ci rimangano secche.

Ci piacerebbe sapere cosa ne pensano di tutta questa storia il neo governatore della Puglia Michele Emiliano, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e la Commissione ministeriale sui trapianti, recentemente in visita a Bari, perché il Policlinico ha chiesto l’autorizzazione a fare un maggior numero di trapianti. Se non fossi coinvolto personalmente in questa storiaccia e non avessi in mano prove inconfutabili, lo ammetto, stenterei anch’io a crederci. Facciamo solo in modo, giusto per dimostrare che vogliamo giustizia, di non scegliere di mettere all’angolo il medico per ciò che ha detto in un momento di sconforto.