Ilquotidianoitaliano.it non è in vendita. Un’inchiesta così articolata come quella sulle Ferrovie Apulo Lucane ti sfianca. Per stare sempre sul pezzo hai bisogno continuamente di documenti, testimonianze, prove che possano dare forza a ciò che denunci. L’annunciata citazione in giudizio del presidente e direttore generale delle Fal, Matteo Colamussi, al contrario di quanto si racconta in corso Italia, non ha scalfito di una virgola il desiderio di fare chiarezza sulla gestione dell’azienda pubblica, in cui hanno spesso prevalso gli interessi privati.

Un paio di mesi fa in redazione sono arrivate due lettere. Erano contenute nella stessa busta, come al solito anonima. Nessuna firma, niente nomi. La prima è una lettera inviata il 10 ottobre del 2014 alla Procura, alla Corte dei Conti e alla Guardia di Finanza. La missiva – che potrete leggere integralmente – si riferisce al contratto di servizio stipulato con la Regione Puglia in merito ai rimborsi per l’esercizio delle ferrovie ex art. 8 del D.Lgs. 422/1997. Si chiede l’intervento delle autorità competenti in merito a presunte irregolarità tutte da dimostrare. Nell’esposto ci sono riferimenti precisi. Chi scrive è certamente qualcuno che conosce i meccanismi dei rimborsi sia per il trasporto ferroviario che per quello automobilistico. La risposta del Ministro Graziano Delrio al deputato del Movimento 5 Stelle è apparsa fiacca e delle indagini della Guardia di Finanza non si è saputo più nulla. Abbiamo sollevato sospetti, ma soprattutto denunciato fatti, con tanto di documenti e testimonianze, non solo anonime.

In quella stessa busta – dicevano – c’era anche una seconda missiva, in cui lo scrivente non le manda certo a dire e prende di mira il sottoscritto e il giornale. Si firmano “i tuoi cari amici”. Tutto quello che abbiamo pubblicato finora, denuncia chi scrive, rispetto alla realtà è pochissima cosa e sorge il dubbio che il direttore della testata sia il prezzolato di qualche pseudo politico che si stia giocando le carte del ricatto per entrare nella grande spartizione delle tangenti, degli investimenti e per conquistarsi qualche ruolo nelle aziende del trasporto pubblico locale.

Nella lettera, in cui veniamo accusati anche di essere furbetti, di avere tornaconti personali di varia natura, di essere collusi con quella che viene definita una “cupola”, i nostri amici si chiedono se per caso non siamo noi stessi burattini di un sistema che sta ridendo alle nostre spalle e ci chiede se abbiamo il coraggio di pubblicare “la storiella che colpisce i poveri cittadini”. La storiella l’abbiamo pubblicata, omettendo nomi e cariche perché, al contrario di chi racconta le storielle, siamo coraggiosi ma non stupidi.

Facciamo una controproposta. Metteteci la faccia anche voi, proviamo davvero a cambiarlo questo sistema qualora effettivamente vengano accertati gli interessi privati in luogo pubblico. Non è nostra abitudine sparare nel mucchio. Se avete nomi da fare, circostanze in cui sarebbero avvenuti presunti illeciti, non vi resta che denunciarli a viso aperto. Noi continueremo a farlo.