Il curriculum criminale del dottor Paolo Lizzadro era noto a tutti, pare anche al primario del Pronto soccorso dell’Ospedale della Murgia Antonio Dibello, che comunque ha continuato a farlo lavorare. Nessuno, infatti,  prima della nostra pressante denuncia aveva sentito la necessità di far presente questa piccola incompatibilità. Così, dopo essere stato sospeso, il medico arruolato il primo aprile 2015 a seguito di un regolare avviso pubblico, il 15 giugno è stato licenziato con una determina a firma del direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro.

Per svelare il segreto di Pulcinella ci sono voluti due mesi e mezzo. Ancora una volta gli uffici dell’Azienda sanitaria locale hanno dimostrato di non avere particolare fortuna con le autocertificazioni. Lizzadro, la cui identità è stata maldestramente celata nella determina sotto le iniziali L.P, salvo scrivere per intero il cognome una volta sola nelle premesse, al momento dell’assunzione aveva presentato “documenti falsi o affetti da invalidità insanabile e dichiarazioni mendaci”. Così è scritto nel documento. Nonostante tutto, come  previsto dalla legge italiana, Paolo Lizzadro verrà regolamente pagato, con annessi contributi, per gli effettivi giorni di lavoro che non avrebbe in realtà mai dovuto fare.

Lizzadro, per chi lo avesse dimenticato, il 10 luglio del 2014 era stato condannato in primo grado per violenza sessuale e lesioni nei confronti di una collega con la quale aveva avuto una relazione ormai cessata. Nel suo passato anche il coinvolgimento in un’indagine per traffico internazionale di droga dopo che nel suo appartamento furono trovati un chilo e 700 grammi di cocaina. Fu anche arrestato nel 1988 a Lucera per porto abusivo d’arma. Non c’è che dire, un curriculum professionale di tutto rispetto.

La cosa che più fa pensare, però, è che il dottore e delinquente aveva già collaborato con la stessa Asl di Bari e altre Asl pugliesi, senza che nessuno si fosse mai accorto della persona alla quale stava affidando i delicati incarichi medici. Il passato anche recentissimo di L.P., in ogni circostanza non era sfuggito ai colleghi, soprattutto di sesso femminile che, proprio per i suoi precedenti, avevano sempre protestato. Lizzadro è stato licenziato, bene. Benissimo. In questa vicenda, avendo il medico lavorato anche per altre Asl pugliesi, dalle quali è stato allontanato o se n’è andato entro i sei mesi in cui avrebbe dovuto produrre la documentazione necessaria all’assunzione, a nostro avviso ci sarebbero anche altre responsabilità da individuare.

Non importa se si sia trattato di leggerezza o di amichevoli coperture. La domanda, che probabilmente resterà ancora una volta senza risposta, è sempre la stessa: com’è possibile che si assuma gente con questa fedina penale? E non basta dire: non possiamo controllare tutte le autocertificazioni, dei cui contenuti è responsabile chi le scrive. A questo punto non ci resta che girare il quesito al direttore generale della Asl di Bari, al capo delle risorse umane Francesco Lippolis e agli altri firmatari della determina di licenziamento. Una maggiore attenzione potrebbe evitare queste inconcepibili gaffe.