“E tu di domenica vieni al pronto soccorso”. Quando chi stava facendo accettazione ha avuto l’infelice idea di rivolgersi in questo modo a uno delle decine di genitori che affollavano il Pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, al padre preoccupato è venuto il coccolone. Per la verità aveva anche perso la pazienza, ma il pianto del piccolo pieno di bolle e con gli occhi gonfi, lo ha fatto intenerire, facendogli evitare di buttare all’aria la scrivania.

Sbagliando, il genitore si era fidato troppo della promessa dell’allora assessore alla Sanità della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, quando prima delle elezioni, in un periodo non troppo lontano dalla campagna elettorale, aveva promesso un rafforzamento del personale nel Pronto soccorso dell’Ospedaletto. L’assessore aveva anche convocato il direttore generale del Policlinico Vitangelo Dattoli, anche lui pronto a scommettere che la situazione si sarebbe potuta risolvere. Promesse da marinaio come ne abbiamo registrate a valanga in materia sanitaria.

A far scoppiare il caso, dopo le nostre decine e decine di denunce al motto: “Non chiamatelo ospedaletto”, era stato Maurizio Mastrorilli. Il padre, in lacrime, aveva raccontato ai nostri microfoni la sua drammatica storia della sua permanenza al Pronto soccorso del Giovanni XXIII, con un solo medico in servizio, con un occhio attento a fare diagnosi quanto più azzeccate possibili e l’altro pronto per evitare gli schiaffoni dei genitori infuriati.

Con l’arrivo dell’estate, poi, il Pronto soccorso diventa un forno. Ne sa qualcosa il nostro papà, andato nella struttura alle 18.30 di domenica 14 giugno. Alla fine suo figlio non aveva niente di grave, solo un codice bianco che lui come nessun altro genitore è in grado di diagnosticare. Per far visitare il bambino, la famiglia è dovuta andare da un dermatologo a pagamento. Nel Pronto soccorso, intanto, il fine settimana continua a esserci un solo medico nonostante gli annunci e i proclami. È vero, tanta gente si rivolge alla struttura in maniera impropria, ma chi se non un medico può individuare la patologia e dare una terapia? Sempre che non vengano attivate strutture territoriali alternative, come pure annunciato. Per ora, però, è solo utopia.