Pazienti affetti da insufficienze renali croniche, circa 350 in tutto, che da un giorno all’altro diventano contemporaneamente autosufficienti. Santa Rita ha fatto il miracolo, verrebbe da dire se solo fosse vero. Ma purtroppo i fatti di Taranto tutto sembrano essere fuorché un prodigio.

Venerdì 22 maggio, giorno di Santa Rita appunto, ai pazienti dializzati del tarantino, e per conoscenza al “System Omnis Service”, centro servizi che riunisce alcune delle associazioni che ne assicurano il trasporto, viene inviata una comunicazione. I distretti sanitari annunciano che, a partire da una data non ben specificata all’interno della lettera, i malati non viaggeranno più con le ambulanze delle associazioni ma con pulmini privi di assistenza sanitaria di un consorzio locale.

Dunque, da un giorno all’altro, pazienti che venivano presi letteralmente dal letto di casa, messi in sicurezza, portati in strada e trasportati in ambulanza con l’aiuto di personale altamente qualificato, dovranno invece aspettare appena fuori al portone il solo autista del pulmino che provvederà, nella migliore delle ipotesi, ad aprir loro il portellone del mezzo. Da un giorno all’altro non meglio specificato, tra l’altro. Probabilmente, pensano alcuni, per dare tempo a chi si occuperà del servizio di organizzarsi con uomini e mezzi.

«Da oltre 5 anni gli Enti sottoscritti operano (in stretto coordinamento tra loro) nel settore socio sanitario e assistenziale, garantendo, in particolare, il servizio di “trasporto dei pazienti dializzati” per circa 350 pazienti in tutta la provincia di Taranto – scrive in un comunicato stampa il Centro Servizi System Omnis Service – nonostante gli eccellenti risultati conseguiti in questi anni, garantendo al paziente tutta la nostra professionalità attestata e concretizzata, nel rispetto di tutto quanto disciplinato dalla Asl Taranto è giunta una missiva indirizzata al Paziente e all’Associazione in cui si evince e deduce che a far data 03 p.v. (data dedotta, per l’appunto, ma non espressamente indicata nelle lettere inviate dai distretti sanitari) tutti i pazienti dovranno viaggiare con pulmini privi di assistenza sanitaria sicura e protetta».

Tutti, ma proprio tutti, i pazienti. Anche quelli deceduti tre anni fa ai quali i distretti hanno comunque inviato la missiva. Alcuni dei pazienti fortunatamente ancora in vita, insieme ai loro familiari, hanno chiamato in lacrime i responsabili delle associazioni per cercare una soluzione ad una situazione davvero paradossale. La dialisi, del resto, è una terapia salvavita e chi la adotta porta in dote esigenze particolari. Motivo per il quale associazioni e pazienti si sono rivolti a un legale per cercare di capire quali mosse effettivamente adoperare.

«Invero, tale scelta sembra porsi in aperto contrasto con i principi di efficienza, efficacia, economicità e di buon andamento dell’azione amministrativa – si legge ancora nel comunicato – posto che l’affidamento del servizio implicherà, a nostro avviso, una quintuplicazione dei costi e che, di contro, la stessa, sempre a nostro avviso, non sarà in grado di poter affrontare tutti gli interventi si qui effettuati, con evidente pregiudizio del livello qualitativo dei servizi».

Taranto tuttavia non è nuova a questo tipo di miracoli dell’improvvisa autosufficienza. Nel 2013 un’iniziativa analoga da parte dei distretti sanitari costrinse le associazioni a chiamare pubblicamente in causa, con un comunicato, un presunto miracolo di Padre Pio. Passo indietro della Als e 220 pazienti tornarono al loro effettivo stato di non autosufficienti. La speranza è che anche in questo caso prevalga il buon senso. Per i pazienti dializzati, per i loro familiari e per le 500 persone, tra lavoratori e personale, che altrimenti rischierebbero di perdere la propria occupazione.