Pistole pronte a far fuoco, risse per marcare il territorio, borse sparite nel nulla, motorini a tutta birra tra la gente e persino furti in appartamento. Ecco l’altra faccia della sagra di Maggio. Il Santo taumaturgo trafugato da Myra può tutto, tranne porre fine alla #bariguastata, quella che il 7, 8 e 9 maggio si organizza e va a rubare a San Nicola. Nel senso letterale.

Ieri, mentre l’assessora Palone e i Vigili urbani controllavano i venditori, gli abusivi se le suonavano di santa ragione per chi dovesse vendere cosa e dove. «Quella è zona mia», dice uno affiliato al clan mentre spacca la testa al concorrente, sfuggito ai sequestri della notte prima, contro il frigorifero pieno di birre e altre bibite, da vendere rigorosamente senza scontrino, mentre alcuni agenti della Polizia municipale fanno su e giù e ancora su e giù.

Bacinelle colme di ghiaccio e bevande, fornacelle, lenzuola piene di giocattolini fuori norma, abiti e scarpe contraffatte, sbucano dappertutto come i cazzavoni dopo un acquazzone estivo. Ogni tanto qualcuno tira fuori il “ferro”. Quella vendita selvaggia non è mica affidata alle cure delle orsoline e gli incassi non servono a sostenere progetti umanitari, ma a sfamare certe famiglie. Le cose da sorvegliare sono tante e i controlli non sono serrati o fatti anche di sera, per esempio, quando gli affari sono più ghiotti tanto quanto i panini pieni di ogni leccornia di dubbia provenienza. Come puoi controllare quel fiume di gente che si riversa sul lungomare, tutte le case lasciate sguarnite da quella stessa gente e soprattutto gli approfittatori vestiti a festa? Complicatissimo.

Ciò che conta è la coerenza e l’ammissione di impotenza. Che senso ha far passare il lavoro – seppure “durissimo” – di chi si attiva per l’organizzazione della festa come qualcosa di straordinario? Ognuno fa il suo. Era così anche nel 1087, sarà così nel 2087. La Sagra di San Nicola è anche questo. Dovete farvene una ragione.

Elogi, panegirici, incensate di ogni tipo scatenano solo commenti e ingiurie. La rete è piena anche di frasi irripetibili. La mongia e la pongia usata per esempio dall’assessore Maselli per giustificare le scelte di Sergio Rubini per il Corteo Storico, sono stucchevoli. Abbiamo fatto bene, ma faremo meglio. È questo il senso. Rosso di sera, bel tempo si spera.