Il virus delle Ferrovie Appulo Lucane, che ha portato parenti e amici della politica a entrare in azienda in maniera a dir poco sospetta, purtroppo, ha colpito anche la città di Catania e la provincia. La cosa più preoccupante è che nella FCE, la Circumetnea, l’epidemia è più diffusa. In Puglia come in Sicilia sono in corso battaglie legali e indagini della Procura. Il virus, però, appartiene al ceppo italico della consuetudine. Per molti ricercatori il più difficile da estirpare, avendo radici solidissime ancorate alla tutela di figli, mogli, generi e persino figliocci (categoria molto diffusa al Sud). Ieri – dopo aver chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato – la FCE ha permesso l’avanzamento di carriera a 10 dei 13 vincitori di altrettanti concorsi interni. Per gli altri 3 di area tecnica – essendo stato presentato un tribolato ricorso specifico al Tar – il verdetto dovrebbe arrivare il 13 maggio.

Quesa situazione particolarmente controversa ci ha spinto a fare un approfondimento sulle decine e decine di concorsi banditi dalla FCE per la ricerca del personale. Graduatorie dalle quali si continua ad attingere nonostante i concorsi (anche del 2012), prevedessero un determinato numero di assunzioni. I 5 autisti sono diventati per esempio 25; i 2 operatori di manovra sono diventati 9 e così via. Sugli amici della politica e gli ammanicati non possiamo esprimerci perché i loro rapporti, pur essendo noti anche alle pietre, non hanno una validità scientifica. Ciò che è stato più facile individuare in queste graduatorie è stato il grado di parentela o comparizio (testimoni di nozze, padrini e madrine di battesime e cresime). Tradizione, quest’ultima, particolarmente diffusa tanto in Puglia quanto in Sicilia. Date, graduatorie e protocolli sono facilmente reperibili sul sito internet dell’azienda www.circumetnea.it (sezione concorsi). Mettetevi comodi perché l’elenco è lungo e articolato.

Partiamo dal concorso probabilmente più controverso, secondo alcuni costruito ad arte per far entrare in azienda persone alle quali è stato già preparato un altro posto: due posizioni per operatore di manovra. Per partecipare non servono requisiti specifici, basta la licenza media. Secondo i malpensanti un modo per far entrare i figli di sindacalisti e dipendenti rimasti fuori dagli altri concorsi. Luca Mortellaro, Giulio Antonio Bonaccorsi, primo e secondo, si dimettono per andare a fare gli operatori di esercizio, altro concorso a cui hanno partecipato. Curioso il caso del terzo: Ignazio Biuso. Lavorava come geometra nella FCE prima di fare il concorso per operatore di manovra, ma nonostante tutto – non avendo più la qualifica – continua a frequentare l’Ufficio tecnico, entrando e uscendo a piacimento con un proprio badge. Luigi Maugeri, il quarto, è fratello di Fulvio, RSA della CGIL. Aldo Ronsivalle, il quinto, a detta dei bookmakers andrà presto a fare il capotreno, liberando un altro posto. Ronsivalle è figlio del capotreno Vincenzo e uomo fidato di Lorena (UIL). C’è, poi, apunto Lorena Federica, un bravo avvocato. Tanto bravo che, sempre secondo i bookmakers, potrebbe accomodarsi presto come collaboratrice nell’ufficio legale della FCE. Una figura professionale finora non prevista, aggiunta recentemente in pianta organica, rimodulata tre volte in un anno. La Lorena non è solo molto brava. È anche figlia di Alberto Lorena, ex capo ufficio, neo funzionario alla direzione amministrativa nell’Ufficio paghe, ex RSA UIL, ora dirigente UIL. Riccardo Calì e Alfio Ferri, invece, avrebbero lasciato le Ferrovie dello Stato, piazzandosi settimo e ottavo tra i manovratori FCE. Massimo Spina, è il figlio di Giovanni, ormai in pensione. Massimo, dicono i bookmakers, sarebbe destinato a indossare i panni del capotreno come Ronsivalle. La graduatoria è quasi tutta un inno alla parentela fino al 22mo posto di Luigi Pezzillo, marito di Federica Lorena. I più arditi stanno scommettendo sul fatto che si possa scorrere la graduatoria fino a queste latitudini. Noi, però, non siamo così spregiudicati perché prima di arrivare al 22mo posto di Pezzillo ci sono da sistemare Costantino Coppola, figlio di Raffaele, capo ufficio movimento e dirigente CISL; Giovanni Riciputo, figlio del macchinista e dirigente FAISA Antonio; Furnari Carmelo, figlio dell’ex dipendente Salvatore; Gianluca Galati, figlio dell’ex dipendente Salvatore. Un’altra cosa curiosa di questo concorso sono le domande fatte durante la selezione, non sul regolamento della Ferrovia Circumetnea, ma su quello delle Ferrovie dello Stato. Perché se i segnali, per esempio, non sono gli stessi? Perché se quello che in un regolamento vuol dire una cosa, nell’altro ha un significato diverso? Un’idea ce la siamo fatta, ma siamo nel campo delle ipotesi e avrete capito che noi non azzardiamo. Noi.

Nei corridoi delle FCE qualcuno scherza sul fatto che l’azienda sia diventata una succursale dell’Ikea, in considerazione dell’alto numero di falegnami di cui c’è bisogno pur non essendo più nel 1800. Un posto utile, ma alla fine ne sono entrati quattro. Al concorso interno – come spesso succede alla CIRCUMETNEA – non partecipa nessuno e per questo si procede con una selezione pubblica. I vecchi falegnami intanto sono diventati capiufficio o capo operatori. Al quarto posto si piazza Damiano Caruso. Il padre Angelo è un RSA della UGL.

Capitolo operatore di manutenzione. Primo arriva Giuseppe Merlo, figlio di un caposquadra di una ditta di armamento ferroviario. A seguire Vito Mario Farina, figlio di Mario, operatore di esercizio e nipote di Antonio, ex capotreno neo promosso coordinatore di movimento. Damiano Catania è figlio di Maurizio, neo capo operatore dello stesso settore in cui è stato assunto. Ai tempi Maurizio era operatore qualificato. Non solo. Damiano è anche nipote di Giancarlo, transitato dal personale stazione al personale uffici, grazie a un provvedimento giudicato ad personam. Giovanni Vinci, il quarto, è figlio di Antonio, operatore d’esercizio, e autista personale di Virginio Di Giambattista, il gestore della FCE e direttore generale del Trasporto Pubblico Locale (TPL) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Su Di Giambattista torneremo a parlare in maniera specifica). Il quinto, Strano Salvatore, è figlio di Alfio, ex dipendente, ma ai tempi della selezione operatore tecnico di manutenzione. Settimo posto per Francesco Lo Schiavo, figlio di Giovanni, segretario provinciale della Fast Confsal e macchinista, il quale ha attraversato tutte le sigle politiche e sindacali di Catania, pare uno molto influente per le dinamiche aziendali. Nono è Calì Gioacchino Andrea, figlio del macchinista Salvatore e cugino del macchinista Alfredo e del capotreno Giovanni. Marco Mario Mannino, piazzatosi subito dietro, figlio di Giovanni, ex dipendente, della FAISA-CISAL. Giuseppe Zingali è undicesimo. È figlio e nipote dell’operatore di esercizio Alfio e dell’operatore di stazione Carmelo, pure loro UIL. Tra chi sta per entrare, scorrendo la graduatoria, ci sono anche Aldo Ronsivalle, che abbiamo trovato nell’enco dei manovratori. Alessio Azzara (quindicesimo), invece, è il figlioccio del capo operatore manutenzione Nunzio Pecorino, il cui figlio è arrivato, purtroppo, solo ventiquattresimo.

Grazie alle nonime sbloccate ieri, a giorni entrarà nella Ferrovia Circumetnea anche Scarpignato, figlio di Franco, assistente coordinatore movimento, secondo quanto ci viene riferito particolarmente vicino al direttore d’esercizio Sebastiano Gentile.

Uno dei due verniciatori è Cardullo, Santo come suo cugino, neo funzionario FCE al movimento. Antonino Scavuzzo, è figlio di Santo, ex operatore di esercizio ora in pensione. I quattro posti per elettromeccanici impianti tecnologici sono diventati sette. Tra questi ci sono Salvatore Rosario Alberti, nipote di Concetto Fortunato, già segretario RSA UGL e operatore generico FCE; ma anche, Marco Agatino Sciuto e Giuseppe Rosta figli di dipendenti o ex dipendenti della FCE.

Un manipolo di figli della politica e dipendenti è riuscito a piazzarsi come operatore di esercizio, in altre parole autisti. I cinque posti sono diventati 25. Su tutti, il caso del secondo in graduatoria, Andrea Fiore, figlio dell’ex dipentente Salvatore (RSA UIL) e cugino di primo grado di Salvatore Fiore, il dirigente tecnico della FCE (Anche nel caso di Fiore ci sarà molto da dire nelle prossime settimane). Fiore non è l’unico tra i 25 ad avere rapporti di parentela con dipendenti ed ex dipendenti: Rizzeri Giuseppe, Fichera Angelo, Privitera rosario, Puglisi Severino, Persiano Alfio. Quest’ultimo, poi, era già operatore di esercizio a tempo determinato della FCE, autista personale del direttore generale Vincenzo Garozzo, poi assunto a tempo indeterminato dall’azienda Municipale del trasporto di Catania, da cui si licenzia per partecipare, risultando idoneo, al concorso di autista alla FCE.

Tra i tre fabbri segnaliamo il secondo, Carmelo Santoro, figlio del capo squadra manutenzione Matteo. In poco tempo Carmelo s’è guadagnato un posto da capotreno. Al quarto posto, invece, con la possibilità di rientrare in gioco s’è piazzato Francesco Mario Sciacca, genero di Michelangelo Puglisi, capo del settore falegnameria delle FCE.

Nella graduatoria degli otto motoristi spiccano il primo e l’ultimo, i fratelli Ottavio e Alfio Salamone. Il primo è consigliere comunale a Santa Maria di Licodia. In mezzo ci sono i figli dei dipendenti ed ex dipendenti: Alfio Privitera, Pasquale Spina, Giovanni Di Perna, Rosario Di Bella, Santo Giglio.

Chiusura dedicata gli elettromeccanici. Cinque posti utili. Il primo della lista è Daniele Murgana, cognato (marito della sorella) dell’ex segretario RSA CGIL Antonio Gulisano (dimessosi dal sindacato appena in tempo), capo operatore impianti tecnologici della FCE. Secondo è Antonio Pafumi, figlio di Isidoro, ex dipendente.  Il testimone di nozze di Antonio è il dirigente tecnico delle FCE Salvatore Fiore. Antonio Pafumi è uno dei tre di area tecnica il cui avanzamento di carriera è stato temporaneamente sospeso dal Tar e ratificato dal CGA. Pafumi sarebbe dovuto finire nello staff personale del compare di nozze. Ignazio Palumbo è figlio di Rosario, operatore qualificato (tornitore). Riccardo Gino Vasta, quarto, è figlio di Antonino, ex capo dell’Ufficio acquisti, oggi in pensione. Riccardo, entrato con parametro 140, in un anno, proprio ieri, è volato al parametro 193, a dispetto delle indicazioni del Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia che, per analogia rispetto ai tre bloccati dal Tar. Il quinto in grauatoria, Salvatore Finocchiaro, è figlio di Gaetano, ex RSA CISL. Il papà di Salvatore Puliafito è il macchinista Paolo.

C’è poi una storia di dignità, assurda per molti versi in questo assurdo contesto, quella di Leonardo Privitera, ottavo, nella stessa graduatoria per elettromeccanici. Privitera – all’oscuro di questo articolo, ma siamo certi conscio della stima di una parte dei colleghi – è fratello di un dipendente delle FCE e figlio di un ex dipendente. Nonostante tutto, insieme allo zoccolo duro dei 106 precari fatti fuori pur avendo lavorato per almeno 4 anni in azienda, non solo ha sostenuto il concorso – arrivando ottavo – ma pur avendo diritto di rientrare è stato tenuto fuori per un lungo periodo. Senza ragioni, per il gusto di non far lavorare uno che ha deciso di non allinearsi. La graduatoria da elettromeccanico di impianti tecnologici, infatti, a differenza delle altre, è stata tenuta immobilizzata per due anni almeno pur essendoci posti liberi da riempire. La storia di Privitera è la prova di come le cose possano andare in un certo modo, pur essendo parenti o amici di politici, dipendenti o sindacalisti. A nessuno deve essere negato il lavoro, purché non si sbarri la strada a chi partecipa a gare e concorsi pubblici, certo dell’imparzialità.

Ovviamente ci scusiamo per aver dimenticato di citare altre persone o nel caso avessimo sbagliato i nomi di battesimo o le esatte qualifiche dei menzionati. Come dicevamo, l’elenco è lungo e siamo solo all’inizio di questa storia. Dal 2002 almeno il 60% delle persone vincitrici dei concorsi pubblici a tempo indeterminato a cui fa riferimento questo articolo, hanno un lungo trascorso aziendale. Sono transitati nella Ferrovia Circumetnea prima come lavoratori interinali, poi, grazie ai commissari che si sono succeduti negli anni, sono passati nel 2006 a tempo determinato direttamente con l’azienda attraverso altre selezioni pubbbliche, per arrivare al 2008-2009 al rinnovo dei contratti a tempo determinato anche a seguito dell’applicazione del diritto di precedenza previsto dal Regio Decreto 148/31 e dalla legge numero 368/2001.

In conclusione – La vicenda delle Ferrovie Appulo Lucane e delle Ferrovia Circumetnea hanno molto in comune e dovrebbero far riflettere su certe dinamiche. Storie, presunti abusi e raccomandazioni che contribuiscono a fare dell’Italia ciò che è, con la complicità di chi dovrebbe intervenire, ma per non infastidire nessuno, resta a guardare decomporsi il cadavere.