I veri pazzi non sono i pazienti, ma dirigenti e burocrati di una sanità bipolare e schizofrenica, che per far montare grate a norma alle finestre del reparto di Psichiatria fa passare più di un anno, un tentato suicidio e follie di ogni natura. L’Ospedale della Murgia non sarebbe dovuto essere aperto: mancavano e mancano i requisiti minimi. Maledette elezioni.

Poco prima dell’apertura, in una riunione plenaria con l’ex direttore generale della Asl di Bari, Mimmo Colasanto, qualcuno fa notare che il reparto di Psichiatria è fuorilegge: mette a rischio l’incolumità dei pazienti ed espone medici e infermieri a responsabilità eccessive. A quel punto si dispone l’installazione delle ovvie grate all’esterno delle finestre. Tutto bene se non fosse che lo spazio tra una sbarra e l’altra è eccessivo.

Dopo un sopralluogo e qualche battibecco tra l’ingegnere capo della Asl di Bari e alcuni dipendenti in servizio nel reparto, ad aprile del 2014 arriva l’impegno a provvedere all’installazione di altre grate, in aggiunta a quelle esistenti, per evitare eventuali tragedie. Mentre i burocrati dormono il tempo passa inesorabile. Qualche mese dopo, passata l’estate, un paziente particolarmente esagitato riesce a passare attraverso le sbarre, ma grazie al cielo il culo di funzionari e dirigenti è salvo. L’uomo – evidentemente fuori di testa – piuttosto che buttarsi dal secondo piano, decide “solo” di calarsi dal pluviale come Spider Man. Tutto è male quel che finisce bene.

La cosa – come tante altre – passa nel silenzio generale e viene installato un prototipo di grata, tenuta insieme a quella precedente con alcune fascette di plastica. Per la serie: così va bene? L’inferriata diventerebbe così una sorta di impenetrabile ragnatela, dalla quale neppure l’uomo ragno potrebbe scappare. Le fascette, però, lasciate alle intemperie si ingottano e l’inferriata supplementare rischia di cadere in testa a qualcuno. Pericoli su pericoli.

Richieste di ogni tipo e il prototipo di grata viene finalmente rimosso. Il problema, però, non è ancora risolto. A fine 2014 un altro paziente tenta il suicidio, ma il culo dei burocrati è salvo. Il paziente è grosso tanto che la testa gli rimane incastrata tra le larghe sbarre. Non è una barzelletta. Chiamano il fabbro e col flessibile l’uomo viene liberato. Altri solleciti scritti e telefonici, ma le grate non vengono montate. Masochismo? Menefreghismo? Sottovalutazione della situazione? Incompetenza?

Intanto alcuni dipendenti sventolano la sentenza di condanna ai vertici di una Asl laziale, dopo che per una questione analoga un uomo era morto lanciandosi da una finestra di una struttura sanitaria pubblica a Civitavecchia. Nemmeno quello ha convinto i burocrati. Alcune settimane fa un terzo paziente ha preso un tavolino nella stanza fumatori e lo ha scaraventato contro una delle finestre che, dopo il secondo episodio, erano state bloccate in modo da non poter essere aperta da nessuno, neppure dal personale. Una trappola con l’aria condizionata. Diteci voi se non è questa la vera follia.

Reggetevi forte. Le grate arrivano dopo più di un anno, un paio di settimane fa. Se per montare qalche inferriata in un reparto così delicato ci vogliono 13 mesi, capiamo meglio perché molti reparti o interi ospedali siano ridotti in uno stato pietoso. Ma che ci vuoi fare, mancano i soldi e i conti devono tornare, altrimenti si sfora i patti e non si può annunciare l’investimento di decine di milioni di euro durante la campagna elettorale. Ricordiamo, infatti, che il Perinei è stato aperto proprio nel pieno di una campagna elettorale, quella per le europee, vinta tra gli altri dall’ex assessore regionale alla Sanità, Elena Gentile, che ha fatto il diavolo a quattro per l’inopportuna apertura a tempo di record. E vissero tutti felici e contenti. Macché.

Durante quel benedetto sopralluogo dell’ingegnere capo della Asl di Bari, nel reparto di Psichiatria, si scoprì un’altra follia tutt’ora irrisolta. I vetri delle finestre, ora fortuatamente sbloccate, non sono anti sfondamento. A detta di qualche genio, le pellicle che li rivestono, renderebbero i vetri blindati. Nemmeno i pazienti più pazzi se la sono bevuta e a dimostrare l’eresia è stato proprio uno di loro, quello che ha scaraventato il tavolino contro la finestra, procurando un un buco al vetro nonostante la super pellicola.

Se per mettere le grate a norma di legge e a rigor di logica c’è voluto più di un anno, figuriamoci quanto tempo ci vorrà per sostituire i vetri alle finestre. Sì, perché è vero che adesso nessuno può buttarsi nel vuoto, ma chiunque può pur sempre rompere un vetro, ferendo sè stesso oppure medici e infermieri. Dimenticavamo, abbiamo già comprato una corona di fiori per piangere il morto quando sarà troppo tardi. Basterà solo aggiungere il nome.