«Andrò avanti con la mia protesta fino a quando non mi ridaranno il lavoro che mi hanno tolto ingiustamente». Dopo il senatore di Area Popolare Aldo Biagio, anche l’ex dipendente Stefano Ceresani ha iniziato oggi lo sciopero della fame. Ceresani, 43 anni, ex militare di Croce Rossa, è fuori dal 31 marzo 2014, nonostante il Collegio Medico del IX Centro di Mobilitazione di Roma, lo avesse giudicato idoneo ai servizi sedentari.

La situazione era precipitata a causa di un infarto. «Nonostate tutto – spiega Ceresani – il presidente del Comitato Provinciale di Roma, alla presenza di alcuni sindacalisti, annunciava che non mi avrebbe fatto il contratto Anpas, perché convinto non fossi idoneo al servizio di emergenza a bordo delle ambulanze, al quale ero delegato fino al momento della malattia». È passato più di un anno da allora, ma non è successo niente e Ceresani e la sua famiglia sono in grande difficoltà.

L’impossibilità di pagare le rate del mutuo e le bollette lo hanno convinto a prendere una decisione drastica. «Mi ha chiamato qualche ex collega – racconta l’ex dipendente – preoccupato per le mie condizioni di salute. Non ho molte alternative. È fondamentale che non si spengano i riflettori sulla mia vicenda e su quella dei colleghi napoletani buttati fuori in malo modo dalla Croce Rossa com’è successo a me». Ceresani ritiene di aver subito un sopruso e non ha nessuna intenzione di tirarsi indietro.

Certo, come succede in questi casi, qualcuno confonderà la protesta con la scusa per mettersi a dieta, «ma se non si provano le umiliazioni che stiamo subendo noi, difficilmente si potranno comprendere le ragioni profonde che ci spingono a continuare a lottare». A Ceresani, in Croce Rossa da 24 anni (13 dei quali da dipendente) non è stato nemmeno pagato il trattamento di fine rapporto. «Mi avrebbero potuto mettere in sala operativa, essendo anche questa convenzionata – continua Ceresani – ma al mio posto, pur avendo maturato esperienza, hanno assunto altri volontari. È inammissibile».