Lunedì 11 maggio, ore 6.30. Anche oggi 30 mezzi restano in officina. In via De Blasio, sede del deposito dell’Amtab, iniziano a uscire gli autobus del cosiddetto servizio studenti. Tra questi c’è anche il catorcio della serie 8000. È uno dei pullman giudicati inidonei all’uso già dal 2008, come si legge in questo verbale. Da rottamare. Il conducente conferma di non potersi fermare a rispondere alle nostre domande perché sta andando proprio al Polivalente.

Nonostante le cure dei meccanici, solo palliative perché siamo di fronte a malati terminali, gli autous escono in condizioni pietose. Le vibrazioni di uno dei 14 mezzi di seconda mano presi da Trieste sono insopportabili. Sette ore a bordo e sei cotto. Pare che l’autobus debba smontarsi da un momento all’altro. Sul 2/, invece, alle 9.00 la porta anteriore è tenuta chiusa con una corda. Siamo sul lungomare Perotti, all’altezza dell’Ufficio Anagrafe.

Gli autisti smentiscono, ma fonti interne alle officine-cimitero, parlano di un episogio molto grave. Un paio di giorni fa, un autista che aveva rifiutato di mettersi al volante di un rottame è stato pressato, con la minaccia di tre giorni di sospensione, è dovuto tornare sui suoi passi. Tutti i conducenti sono consci dei rischi che corrono tutti i giorni, ma soprattutto di quelli che fanno correre ai passeggeri, sempre più esasperati. Spirito di abnegazione, affermano. Se un pullman si schianta? Se succede una tragedia su cui poi versiamo tutti lacrime di coccodrillo, di chi è la responsabilità?

La nostra incusione non passa inosservata. Poco lontano dall’ingresso veniamo fermati da un dipendente dell’Amtab alla guida di un’auto di servizio. Ci intima a non fare dalla strada immagini all’interno dell’officina. Uno di quei dipendenti che dice di battersi per l’arrivo di 100 autobus nuovi, speriamo non come i 14 di seconda mano, arrivati qualche mese fa e già ben noti ai meccanici, non solo per l’ordinaria manutenzione. L’Amtab è a pezzi, lo diciamo da tempo. Ormai non è più solo una metafora.