Cominciamo col raccontare che il Circolo Tennis di Bari si è beccato una multa per scorretto conferimento dei rifiuti: nel cassonetto dell’indifferenziato hanno trovato di tutto e di più, soprattutto un bel po’ di spazzatura che andava suddivisa e conferita in altri cassonetti, dall’organico alla plastica e così via. La perplessità nasce soprattutto dal considerare che un luogo frequentato soprattutto da sportivi ben educati (per essere ammessi al Circolo Tennis devi essere presentato da chi è già socio) poi si comporti come un tamarro in canottiera, panza e ciabatte, quando si tratta di rifiuti e ambiente.  Insomma, bella figura comunque.

Immediatamente dopo, riflettiamo su quanto ancora a Bari siamo lontanissimi da un servizio di igiene urbana degno di questo nome e che l’inciviltà, la maleducazione, l’indifferenza, la strafottenza della popolazione, abbiano un ruolo preponderante, non crediamo ci siano dubbi ad ammetterlo. In città, l’igiene urbana è innanzitutto un problema sociale. Basta vedere a un incrocio da quanti finestrini aperti o semiaperti cadono cartacce, cicche, buste ecc., o quanto siano orrendi i cassonetti stracolmi e maleodoranti. Cose vecchie, che conosciamo benissimo. Qualunque amministrazione, specie dopo aver governato dieci anni di fila senza praticamente opposizione, avrebbe da tempo intrapreso una seria politica di educazione o rieducazione all’igiene urbana, ispirandosi magari a quanto fatto in altre realtà italiane o europee. Ma qui, chissà perchè, non succede, ancora.

Poi però, visto che sta per essere pubblicato il bilancio di Amiu 2014, crediamo sia opportuno riflettere sul dato più eclatante: il bilancio, in fase di approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione, si è chiuso con un utile netto di 2,7 milioni di euro. Utile netto: stiamo parlado di una S.p.A. di cui è socio il Comune di Bari, insomma tutti noi a farla breve. E per ragionare meglio, abbiamo chiesto aiuto a un esperto, Paolo Marra, che di professione fa il commercialista e che ha confidenza con i bilanci “pubblici” per essere già stato Revisore dei Conti di numero municipalizzate. E Marra è partito dal bilancio dell’anno precedente:

“L’esercizio 2013 dell’AMIU S.p.A. si è chiuso con un utile lordo di circa 8,4 milioni di euro. Risultato di tutto rispetto, specie se lo si rapporta al fatturato dello stesso esercizio che ammonta a poco più di 80 milioni di euro. Del resto che l’AMIU S.p.A. fosse un’azienda completamente risanata lo si era capito già dai bilanci degli esercizi precedenti e pare verrà confermato anche con il bilancio 2014 non ancora pubblicato. Bisogna riconoscere che, almeno dal punto di vista economico e patrimoniale, gli amministratori AMIU degli ultimi anni hanno svolto un ottimo lavoro. L’AMIU è una società del Comune di Bari che ne detiene il 100% del capitale sociale. Normalmente il Comune di Bari è anche il suo unico committente. È ovvio, quindi, che gli amministratori comunali, al cospetto di simili risultati di gestione, debbano porsi l’interrogativo se il corrispettivo contrattualmente pattuito a fronte del servizio offerto alla cittadinanza sia stato eccessivo.

Almeno in relazione all’esercizio 2013, la risposta è agevole e la suggerisce proprio il bilancio: il Comune di Bari ha pagato 80 milioni di euro un servizio che è costato 72 milioni. Vero è che il Comune di Bari, essendo l’unico socio dell’AMIU S.p.A., ha diritto a percepirne gli utili e quindi potrebbe recuperare le somme pagate in più. Peccato, però, che sugli utili di bilancio si pagano le imposte. E infatti, su 8,4 milioni di euro di utile lordo, l’AMIU ha pagato circa 4,5 milioni di euro e quindi il Comune di Bari, a fronte di 8 milioni di euro pagati in più alla sua società per i servizi di igiene urbana, potrebbe recuperare, sotto forma di utili, meno di 4 milioni di euro. Il resto se l’è già preso lo Stato. Quello stesso Stato che in nome del cosiddetto federalismo fiscale ha deciso che i Comuni devono trovarsi da soli le risorse finanziarie necessarie al proprio funzionamento. E allora non si capisce perché il Comune dovrebbero dividere con lo Stato i risultati positivi che realizzano le proprie strutture. Forse è il caso di ripensare le modalità di gestione dei servizi pubblici”.

Quindi, dottor Marra, tutto sommato questi amministratori pubblici non sono stati poi così bravi…

Pensi solo a questo fatto: l’AMIU avrebbe potuto investire quegli 8 milioni di euro per migliorare il servizio, o per fornirne degli altri, senza intaccare in nulla gli equilibri di bilancio. Il ragionamento non cambia anche considerando il ruolo che l’AMIU ricopre pure per Foggia. E a quanto pare quest’anno c’è ancora un utile netto di 2,7 milioni di euro, il che significa 5,4 milioni di utile lordo, di cui esattamente la metà se ne vanno in tasse. Se sommiamo i due utili, capisce a quanto denaro ha dovuto rinunciare il Comune di Bari?

Come le dicevo, forse è il caso di ripensare le modalità di gestione dei servizi pubblici locali, in particolare proprio quello di igiene urbana, partendo dalla considerazione più banale: se il Comune di Bari, anziché svolgere il servizio con una sua società partecipata lo avesse gestito con una sua ripartizione, certamente non avrebbe una società potenzialmente in grado di erogare utili per 4 milioni di euro, ma altrettanto certamente avrebbe risparmiato 8 milioni di euro. Senza tener conto dell’aggravio dell’IVA che il comune paga all’AMIU e questa versa all’erario statale. Non disponendo di tutti i dati (quanto l’AMIU effettivamente versa in termini di IVA e quanto il Comune recupera per l’IVA sui servizi esternalizzati) è meglio non avventurarsi in previsioni azzardate, ma c’è da scommettere che anche sotto tale profilo i risparmi sarebbero rilevantissimi”.

Insomma, se lei fosse Gianfranco Grandaliano, presidente Amiu Puglia, ci penserebbe due volte prima di strombazzare ai quattro venti questi “clamorosi” risultati?

Un amministratore attento prevede con congruo anticipo come la sua società chiuderà il bilancio di esercizio. L’amministratore di un’azienda privata, se è convinto che chiuderà il proprio bilancio in utile, si pone il problema di come investire gli utili previsti nella consapevolezza che la metà di quegli investimenti gli saranno pagati dallo Stato perché ridurrà l’esborso fiscale. Nell’azienda pubblica questo ragionamento dovrebbe valere a fortiori. Utili per tale entità (8 milioni) si potevano e si dovevano prevedere. E allora perché, nel corso dell’anno, non si è pensato ad investire per migliorare il servizio offerto alla cittadinanza, tenuto conto che la metà del relativo costo sarebbe stata recuperata riducendo l’ammontare delle imposte? Sorge un sospetto: non sarà per caso che si vuole rafforzare finanziariamente l’AMIU S.p.A. per poterla “finalmente” cedere ai privati?”

Gli antichi dicevano che chi domanda non fa errore, dott. Marra… Che termina con una vera ciliegina esplosiva sulla torta del suo ragionamento:

Dimenticavo. La Tari, la tassa rifiuti, serve per coprire il costo del servizio igiene. Se il comune paga 8 milioni in più di quanto avrebbe potuto e dovuto, anche i cittadini pagheranno 8 milioni in più.”