Pasquale Malatesta, l’ex dipendente e sindacalista tra i più presenti negli articoli della nostra inchiesta sulle FAL, risponde con una nuova lettera al pezzo sulla sua replica precedente. Spiace constatare che anche in questa seconda missiva, che potete leggere in testa a questo articolo, Malatesta non fornisce nessuna risposta agli interrogativi sollevati nè alcuna giustificazione alle accuse mosse, se non un blando e immotivato “non ne hai azzeccata una”.

Insomma, Malatesta risponde all’accusa di non aver dato spiegazioni nella sua lettera di spiegazioni, con una nuova lettera in cui non dà spiegazioni. Stavolta rimbalza le critiche, addita altri dipendenti, accusa le nostre fonti di fannulloneria e etichetta noi e i nostri collaboratori come cerebrolesi, per la precisione “defedati mentali”. Una lettera che più che una difesa appare come una sorta di infantile “Specchio di vetro senza ritorno!”.

Una breve parentesi Malatesta la apre sul ricatto Corvino. Si dichiara convinto del fatto che il capo del personale Fal fosse in possesso delle “autorizzazioni necessarie per trovarsi coperto in quella incresciosa vicenda milanese”. Be’, non è quanto ci risulta dalle carte in nostro possesso.

Il punto, caro signor Malatesta, è che un incidente a Milano può capitare, la parte incresciosa di quella vicenda è l’abuso del mezzo aziendale che l’ha preceduto e ancor più il ricatto che ne è conseguito. Alla fine, concordiamo con lei, signor Malatesta sul fatto che lei abbia detto tanto, però di fatto non ha chiarito nulla, ecco perché le rinnoviamo l’invito per un’intervista che possa chiarire una volta per tutte la sua posizione, non con l’ennesima lettera sull’infanzia in Siberia e i massimi sistemi. Quanto alla sua richiesta: “Concedimi ora una settimana di riposo e poi, se ti va bene, possiamo continuare sinedie su altri filoni”, faccia pure, si riposi una settimana, un mese. Quando sarà comodo, noi l’aspettiamo al nostro microfono, intanto, continuiamo a fare il nostro lavoro.