Dopo la storia di Maurizio Mastrorilli, ci ha scritto Rossella, mamma di un bimbo di 3 anni che ha rischiato di soffocare sabato sera, il giorno prima che la bimba di Maurizio stesse male. Per precauzione, rientrato lo spavento, Rossella è andata al pronto soccorso dell’Ospedale Pediatrico Giovanni XIII, l’ospedaletto. Ecco cosa ci ha scritto.

Ho avuto necessità di recarmi lì sabato scorso 11 aprile poiché mio figlio, durante la cena, ha mostrato i sintomi di ostruzione respiratoria per aver ingerito un boccone forse troppo grande, ma per fortuna è rimasto sempre cosciente. Probabilmente anche grazie al nostro intervento immediato l’episodio non si è aggravato, ma ho comunque ritenuto opportuno recarmi per accertamenti appunto al Pronto Soccorso Pediatrico.

Quello che ho potuto riscontrare al mio arrivo, verso la 23.10 circa, è la solita situazione che avevo trovato anche in passato, ovvero la sala d’aspetto affollatissima di genitori e bimbi di varie età, tutti sfiancati da una interminabile attesa ed una situazione di promiscuità, che di sicuro poteva esporre ciascuno al contagio di altre patologie oltre a quelle mostrate. Era palpabile anche il nervosismo di chi era li da qualche ora senza sapere quando sarebbe arrivato il proprio turno.

Il nostro caso è stato considerato devo dire fortunatamente un po’ più urgente e quindi, dopo l’accettazione dove hanno rilevato un’ossimetria un po’ più bassa del normale ma non rischiosa, siamo stati ricevuti dopo circa una mezz’ora di attesa in sala d’aspetto.

Nel frattempo, quando eravamo al triage, avevo sentito diverse persone fare le proprie rimostranze alla guardia giurata all’ingresso nonché alle due infermiere presenti al momento in accettazione. Sia le infermiere che la guardia giurata si sono dimostrati piuttosto solidali con i genitori, poiché credo siano anche loro parte in causa, lasciati in prima linea a fronteggiare ogni giorno emergenze di questo tipo con responsabilità e mezzi oggettivamente limitati.

Mentre le due infermiere parlavano tra loro, le ho sentito dire che il medico in reperibilità sarebbe dovuto venire da Molfetta, ma che a quanto mi è parso di capire, non sarebbe arrivato. Nel frattempo è giunto un medico che sembrava aver finito il turno poiché era senza camice, ma che si è offerto di dare una mano.

Ho notato nel frattempo un po’ di trambusto, dei parenti che avevano portato un bimbo in fasce, dopo molte insistenze, anche con modi minacciosi e prepotenti, sono riusciti a saltare la fila e farsi dare priorità, uscendo poi con una prognosi di raffreddore e senza necessità di ricovero, tra le proteste di chi era in coda.

Modi a parte, non mi sento di biasimarli, quando hai un figlio, specie se molto piccolo, non sei in grado di valutare da profano lo stato di gravità dei sintomi di un malessere, e non ti dai pace finché un medico ti da una diagnosi sicura.

Va invece fortemente sottolineato che dopo una certa ora, o in giorni come il sabato, per i bambini non c’è né la guardia medica (le stesse infermiere hanno confermato che avrebbero dirottato di nuovo al pronto soccorso pediatrico) ne tanto meno un pediatra che fornisca soccorso o indicazioni alle famiglie.

In sala visita c’era un dottore più anziano ed uno più giovane, forse uno specializzando, e due infermieri.
Niente da eccepire sulla professionalità e sulla modalità di relazionarsi con mio figlio che ha collaborato senza piangere, nonostante fosse spaventato. Alla fine, dopo una radiografia e tanta paura, la cosa si è risolta bene e siamo tornati a casa a notte inoltrata, sfiniti ma sereni.

Ho voluto raccontare questo episodio per dare anche la mia testimonianza, che vuole essere di solidarietà verso tutti gli altri bimbi e genitori, perché non si può avere risposte del tipo che la colpa di questa inefficienza sia dovuta alle famiglie che si rivolgono al Pronto Soccorso anche se non è necessario, piuttosto che ammettere di avere un personale chiaramente sottodimensionato rispetto al bacino di utenza da soddisfare. Il personale presente si è comportato in modo corretto ed ha fatto il possibile nelle proprie facoltà.

Forse, invece di assoldare una guardia giurata in più, si potrebbe impiegare un team più corposo di medici, rinforzando il servizio nei giorni e nelle ore che ormai di prassi si sa essere critici.

A chi di dovere trarre le dovute conclusioni, noi come cittadini siamo nel pieno diritto di segnalare queste problematiche.