Se non sono problematici all’Ospedale della Murgia non li vogliono. Alcuni mesi fa scoprimmo che in servizio al Pronto Soccorso del vecchio ospedale di Gravina la Asl di Bari pagava un medico già pagato dalla Asl di Taranto per il suo ruolo di medico di base in un paese della provincia tarantina. Dopo la nostra denuncia il medico fu allontanato. Oggi, invece, viene fuori che la Asl avrebbe dato lavoro a un medico condannato a 3 anni e 8 mesi per una storia di violenza sessuale e lesioni nei confronti di una dipendente dell’ospedale di Gela con la quale aveva avuto una relazione. L’Italia è un Paese garantista. Essere condannati in primo grado non significa essere un criminale, lo sappiamo. È soprattutto una questione di opportunità ed è doveroso porsi il problema.

L’ennesimo rapporto di lavoro controverso all’Ospedale della Murgia, già al centro di mille polemiche, potrebbe essere formalizzato con Paolo Lizzadro. Nel corso di una colluttazione, il medico avrebbe causato un’emorragia cerebrale alla collega, costretta a ricorrere a delicatissimi interventi chirurgici e a un lungo periodo di convalescenza. A scoprire il precedente del medico, quasi per caso consultando la rete dopo alcune segnalazioni arrivate dalla Sicilia, è stato il personale del Perinei.

Dell’imbarazzante passato del medico sarebbero già stati informati il direttore sanitario, Alessandro Sansonetti e il direttore del Pronto Soccorso, Antonio Dibello, che finora sulla questione non si sono espressi. L’aria al Pronto Soccorso è tesa, manca la tranquillità necessaria. Lizzadro, che a quanto pare avrebbe vinto un avviso pubblico, starebbe ultimando il periodo di affiancamento. Sono in tanti quelli che sperano non riceva la lettera di assunzione. Ci sono camici bianchi competeni con passati meno discussi pronti a lavorare nel nosocomio. Perché proprio lui, che ha anche altre ombre?

Secondo quanto ricostruito dalla Polizia, infatti, verrebbe fuori che Lizzadro si sarebbe assentato dal posto di lavoro dal 14 al 23 marzo, presentando un certificato medico, per poi chiedere la prosecuzione del congedo straordinario per malattia fino al 5 aprile. Peccato che, a quanto pare, si trovasse in vacanza al mare in Colombia, sua meta preferita, anziché in convalescenza. La direzione dell’Asp a quanto pare gli avrebbe  sospeso lo stipendio dalla data del mancato rientro. Non solo truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, ma – a meno che non si tratti di un incredibile caso di omonimia – anche le indagini per detenzione di droga, dopo che nel 2004, la Polizia trovò un chilo e 700 grammi di cocaina nel suo appartamento. A insospettire la Polizia furono proprio quei suoi frequenti viaggi in Colombia, in occasione dei quali pare si preoccupasse sempre di spedire i bagagli prima della sua partenza. A seguito di ciò, furono avviate altre indagini per verificare se l’uomo avesse importato cocaina dall’estero.

Ma torniamo alla condanna per il reato di violenza sessuale e lesioni. Secondo Paolo Fiore, presidente del collegio che lo ha giudicato colpevole composto dai magistrati Manuela Matta e Patrizia Castellano, Lizzadro avrebbe reagito violentemente nell’apprendere la fine della relazione sentimentale che aveva con la sua vittima, dipendente dello stesso ospedale. Nonostante il trasferimento all’ospedale di Agrigento, pare non si fosse rassegnato alla separazione e aveva continuato a tempestare la donna di messaggi. Con la scusa di riappacificarsi, infine, pare si sia presentato a casa della ex dove – a detta del magistrato – si consumò la violenza. Per questo motivo il collegio ha condannato il medico a corrispondere alla donna una provvisionale di quindicimila euro oltre al diritto al risarcimento dei danni da determinare in sede civile.

Il pubblico ministero Elisa Calanducci aveva chiesto una condanna a sette anni. Nel corso del processo i familiari della vittima si erano costituiti parte civile, mentre Lizzadro aveva scelto di ricorrere al rito abbreviato. L’uomo fu bloccato proprio al ritorno dalla Colombia grazie all’intercettazione di una telefonata con la madre. Secondo le ricostruzioni, Lizzadro avrebbe abusato della donna prima di aggredirla e malmenarla. La vittima si sottopose a due esami ginecologici, i cui esiti confermarono la presenza di ecchimosi e lacerazioni interne, ancora prima di scoprire di avere un’emorragia cerebrale causata quasi certamente dai colpi alla testa.

Non sappiamo se i precedenti del medico da assumere siano stati ritenuti ininfluent o se siano passati inosservati. Chi può dirlo? Magari a Lizzadro è semplicemente sfuggito di scrivere della condanna nella sua autocertificazione, come prevede la legge. Sta di fatto che bisognerebbe tenere tutto in debito conto. Lizzadro farebbe bene a chiarire la sua posizione così come, allo stesso modo, i responsabili sanitari e amministrativi dovrebbero fugare ogni dubbio sui criteri adottati per l’assunzione del medico, a maggior ragione dopo averlo messo in servizio al Pronto soccorso a visitare, refertare e dimettere pazienti, come dimostra la fotografia scattata ieri da uno dei pazienti in attesa di essere medicato.