La privatizazzione sulla carta della Croce Rossa Italiana continua a far discutere. La situazione ormai è esplosiva. Si cerca di fare cassa in maniera indiscriminata vendendo i gioielli di famiglia. Immobili di grandissimo pregio su cui cordate di imprenditori hanno messo gli occhi e per alcuni anche le mani addosso. L’abbandono delle finalità pubbliche di quegli edifici, aprirebbe un po’ ovunque la strada a contestate speculazioni edilizie: parcheggi, case e hotel di lusso. Non siamo folli. Vada per la vendita di sedi inutili. Ce ne sono persino alcune in aperta campagna, che rappresentano solo un costo.

Secondo alcune voci raccolte nelle stanze dei bottoni romane, però, sembra sia stato messo in vendita anche il palazzo milanese che ospita il Comitato della Lombardia. Un immobile particolarmente significativo per l’ente umanitario internazionale. Si tratta di quello in cui è stato sottoscritto il primo atto ufficiale della Croce Rossa Italiana. Un simbolo. In attesa della conferma o di una smentita ci spostiamo nel Veneto, a Jesolo. L’11 e il 12 marzo la prima e la seconda asta, per per la vendita del complesso immobiliare al civico 100 di via Levantina e i terrenni annessi, sono andate deserte. Prossimo appuntamento e prossimo ribasso tra un paio di mesi. Si partiva da una base di 42.074,000 di euro. Adesso il valore del complesso, bellissmo e persino con accesso diretto al mare, vale già il 10 % in meno (37.866,600).

Certo, la poca pubblicità data a questa come ad altre vendite fa molto riflettere. L’asta per la cessione della sede di Jesolo ha scatenato le ire della politica locale, dei dipendenti e dei volontari – la maggior parte – contrari alla privatizzazione dell’ente, ma sopratutto ha portato all’addio con polemica del preidente del Comitato della Croce Rossa del Veneto, Fabio Bellettato. Al suo posto, con ordinanza 0055-15 del 4 marzo, è stato nominato commissario regionale Francesco Bosa, presidente del locale comitato di Bassano Del Grappa.

La vendita di Jesolo è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un rapporto particolarmente incrinato tra Bellettato e il presidente nazionale della Croce Rossa Francesco Rocca. Abbiamo provato a contattare l’ex presidente, ma Bellettato si è limitato a una dichiarazione particolamente abbottonata e per certi versi preoccupante. «Anche nel Veneto ci sarebbe da scrivere un libro, ma credo in tutta Italia – spiega Bellettato – Purtroppo mi devo autocensurare a difesa mia e dei tanti volontari, presidenti e personale dipendente che, pur dimostrandomi la loro solidarietà, devono continuare a vivere sovrastati da questa dirigenza e da questa guida politica della nostra Associazione».

Proprio così, l’inadeguatezza del presidente Rocca trova conferme giorno dopo giorno. Abbiamo già detto delle indiscrezioni che annunciano la vendita anche della sede di Bari, la più antica d’Italia. La Croce Rossa perde pezzi e pezzi particolarmente importanti, non solo sotto il profilo economico. Senza contare le perplessità in merito alle sorti dell’immobile forse più rappresentativo, quello della sede nazionale al civico 12 di via Toscana, a Roma, praticamente di fronte alla sede dell’Ambasciata americana.

La Croce Rossa è malata, tanti dipendenti stanno pagando in prima persona una scelta scellerata, che sta rendendo sempre più facile trovare escamotage per fare bellamente i fatti propri. Tutto a scapito di quanti, nonostante tutto, continuano a credere negli antichi valori di un’ente che sta perdendo la sua identità.