In un sit in in piazza Libertà, organizzato da Agrinsieme Puglia per la Giornata di mobilitazione a tutela dell’agricoltura e dell’agroalimentazione pugliese, gli agricoltori pugliesi hanno voluto portare l’attenzione del Governo Nazionale e regionale sui problemi irrisolti del settore agricolo.

Nel corso del presidio è stato presentato il documento con le proposte e le richieste di Agrinsieme Puglia e Copagri Puglia al Governo Centrale. Tredici punti che affrontano, tre le varie situazioni, il problema dell’Imu Agricola, la dotazione di gasolio agricolo alle aziende, la PAC, il PSR, la semplificazione burocratica e l’emergenza Xilella.

Di seguito, i tredici punti del documento presentato.

1. Cancellare o modificare sostanzialmente la norma relativa all’IMU. Superare le norme fiscali che
penalizzano il settore.
2. Accelerare l’applicazione della riforma della PAC. Esentare dalle penalità per il non rispetto del
“greening”.
3. Approvare rapidamente il PSR , pubblicando i bandi più urgenti utilizzando le norme di
collegamento tra vecchia e nuova programmazione. E’ altresì indispensabile attivare un fondo
garanzia per le imprese per consentire l’accesso agli investimenti.
4. Attuare con tempestività i processi di semplificazione burocratica.
5. Ripristinare la precedente dotazione di gasolio agricolo.
6. Applicare le normative ambientali e sanitarie tenendo conto delle esigenze delle imprese, dei
processi produttivi e della competitività.
7. Lotta alla Xylella fastidiosa: accelerare gli interventi proposti nel documento unitario delle
organizzazioni agricole del 9 febbraio 2015.
8. Puntare sul “lavoro vero” in agricoltura , riducendo il cuneo fiscale e attivando misure specifiche
per il settore (esempio consentire alla cooperative di trasformazione di svolgere operazioni colturali
nei terreni dei soci).
9. Abolire gli indici di congruità.
10. Approvare un piano straordinario regionale per la messa in sicurezza del territorio con il pieno
coinvolgimento delle imprese agricole e forestali.
11. Intervenire sui mercati in crisi: rilanciare i consumi, l’export e rinsaldare le filiere (comparti in
crisi scelti in base alle specificità ed alle sensibilità territoriali: ad es. crisi del latte alla stalla;
ortofrutta; olio di oliva…).
12. Favorire l’aggregazione delle imprese agricole e agroalimentari pugliesi. A tal fine è
indispensabile che la Regione Puglia stanzi adeguate risorse per rendere effettivamente operativa
la legge regionale sulla cooperazione n.35 del 1.8.14.
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13. Nell’ambito del Decreto Ilva di prossima conversione in legge, che sia prevista la
partecipazione del Mipaaf al costituendo Tavolo Istituzionale Permanente per lo sviluppo dell’Area
di Taranto”.
Ricordiamo in primo luogo l’importanza dell’agricoltura e
dell’agroalimentare italiano
– 2 milioni di imprese ; oltre 275.000 in Puglia
– 9% del Pil italiano (14% considerando anche l’indotto)
– 3,2 milioni di lavoratori nella filiera (il 14% degli occupati italiani)
– Contributo della filiera all’Erario: più di 25 miliardi di euro di imposte.
Il settore agroalimentare è una componente strategica essenziale del Made in Italy di qualità, il
suo sviluppo sui mercati interni ed internazionali è fondamento della crescita del Paese.
1. La “questione fiscale” dell’agricoltura italiana emerge sempre. Non però per considerare
quanto meritano le esigenze delle imprese, ma piuttosto solo per raccogliere nuove
risorse. Il tutto poi con decisioni stop and go che aumentano drammaticamente l’incertezza
come sta accadendo con la incredibile vicenda dell’IMU. Serve un quadro affidabile che
consideri l’agricoltura un’attività economica con un sistema fiscale che non può essere
rimesso in discussione ogni volta che se ne sente il bisogno.
2. Siamo in ritardo con l’attuazione della riforma della politica agricola comune “verso il
2020”. Dopo il primo decreto ministeriale di novembre stiamo rimettendo in discussione
orientamenti e decisioni già assunti a suo tempo e ancora non abbiamo formulato scelte
essenziali. Mentre gli agricoltori devono con cognizione predisporre i piani produttivi. E’
necessario non applicare, per questo primo anno di entrata in vigore della riforma, le
penalità per non rispetto del greening.
3. La definizione dei Piani di Sviluppo Rurale sconta un forte ritardo. Per le approvazioni dei
primi piani si dovrà praticamente aspettare almeno giugno. Le imprese agricole non
possono attendere oltre misure essenziali per la gestione delle loro aziende. Non si
possono tollerare soluzioni di continuità per uno degli strumenti chiave di politica agricola a
nostra disposizione. Occorre partire quanto prima con i bandi usando tutta la flessibilità
consentita anche prima della approvazione formale.
Una particolare attenzione deve essere riservata a programmi nazionali, per i quali non
sono stati ancora chiarite le modalità di funzionamento, ma che toccano aspetti
fondamentali della vita delle imprese a partire dalle misure di gestione del rischio e
stabilizzazione dei redditi. E’ altresì indispensabile attivare un fondo garanzia per le
imprese per consentire l’accesso agli investimenti. Una particolare attenzione deve essere
posta nel disegnare un nuovo ruolo dei GAL , quali strumenti per la promozione di uno
sviluppo innovativo del territorio
4. Sono indispensabili interventi per rendere meno elefantiaci e costosi i rapporti tra
aziende agricole e Pubblica amministrazione. È necessaria una sistematica azione di
semplificazione burocratica con una decisa azione per il riordino degli Enti e delle
tecnostrutture operative nel settore agricolo ed agroalimentare, l’accorpamento e
l’abolizione di strutture ed Enti che, nell’attuale struttura, sono un inutile spreco di denaro;
una semplificazione del meccanismo AGEA e revisione del sistema SIN; la unificazione di
competenze sia in ambito nazionale che regionale per ridurre gli interlocutori amministrativi
delle imprese agricole.
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Per il rafforzamento della competitività delle imprese è strategica l’attuazione di una
semplificazione amministrativa, favorendo la completa informatizzazione dei rapporti tra
pubblica amministrazione, cittadini e imprese e rafforzando gli strumenti della sussidiarietà.
La proliferazione di leggi e regolamenti regionali ha introdotto nuovi obblighi ed
adempimenti per le aziende (attività pascoliva, vincoli idrogeologici, ulivi monumentali, ecc.:
è urgente snellire tutte queste pratiche.
5. La redditività degli agricoltori italiani è infatti sotto i livelli del 2005. A differenza di quanto
accaduto per i nostri principali partner e competitor.
E’ una circostanza che dipende da diversi fattori ma sicuramente molti esogeni alle scelte
degli imprenditori e “subìti” a causa di gap strutturali in particolare sul fronte dei costi che
vanno colmati.
Non sono accettabili, inoltre, le riduzioni sulle agevolazioni per l’uso del gasolio in
agricoltura e devono essere rese immediatamente operative le disposizioni stabilite a
favore dei serricultori.
6. Le tematiche ambientali e sanitarie si stanno sempre più rivelando cruciali per le imprese
agricole. Dalle norme sui nitrati, a quelle sulle emissioni, sino a tutte le norme prescrittive
per la protezione dell’ecosistema e del paesaggio e poi quelle sul benessere degli animali,
la gestione sanitaria degli allevamenti. Ne risulta una gestione sempre più complessa e
con seri rischi per la competitività. Occorre una drastica semplificazione.
In tema ambientale, poi, massima attenzione va riservata alla fauna selvatica (storni, lupi,
cinghiali) che arreca danni alle coltivazioni agricole e gli allevamenti. A tal proposito è
necessaria una rivisitazione a livello nazionale e regionale delle norme sul
risarcimento dei danni da fauna selvatica.
Relativamente allo storno, poi, divenuto oltre che fonte di danno per l’agricoltura anche un
problema di natura sanitaria, è necessario intervenire per modificare la norma
comunitaria che classifica erroneamente lo Sturnus vulgaris (quello comune che è
presente in Puglia) come specie protetta che non si può cacciare. Nelle more è opportuno
che la Regione Puglia conceda necessariamente la deroga alla caccia allo storno.
7. La vicenda “Xylella” ha riportato in primo piano le tematiche ambientali e sanitarie, che si
stanno sempre più rivelando cruciali per le nostre imprese per le loro ripercussioni sulle
attività agricole.
Occorre individuare strategie e misure di sostegno per il consolidamento finanziario delle
aziende agricole e di trasformazione; è necessario informare costantemente l’opinione
pubblica sui dati rilevati, convocando costantemente il Comitato istituito dalla
Regione Puglia.
8. L’impostazione e gli effetti del Jobs Act per il settore possono essere positivi a patto però di
puntare sul ruolo essenziale dell’agricoltura per l’occupazione. E per un settore
specifico come l’agricoltura occorrono misure specifiche: dalla gestione della cassa
integrazione e dei contratti di solidarietà, alla sburocratizzazione per i contratti stagionali e
di breve durata ad una riduzione significativa e concreta del cuneo fiscale che grava sul
lavoro agricolo in maniera del tutto ingiustificata, soprattutto in talune aree.
9. E essenziale abolire gli indici di congruità, giacché si favorirebbe in tal modo l’attuazione di
un meccanismo che non è accettabile in linea di principio, perché realizza, sia pure
indirettamente, un sistema di imposizione contributiva basata su presunzioni e non su dati
effettivi, in aperta violazione coi principi già enunciati dalla Corte Costituzionale con
Sentenza del 1962.
10.Urge approvare un piano straordinario regionale per la messa in sicurezza del territorio con
il pieno coinvolgimento delle imprese agricole e forestali. L’agricoltura e la forestazione
sono essenziali per il governo del territorio e i recenti episodi, anche drammatici, di
dissesto idrogeologico lo stanno a dimostrare. Le attività produttive agricole e forestali
vanno incentivate in quanto preservano i suoli ed aiutano a gestire le risorse
dell’ecosistema come l’acqua proprio evitando i fenomeni di degrado. Occorre più politica
agricola per avere più salvaguardia del territorio, del paesaggio, dell’ambiente. Va tutelato
l’utilizzo agricolo del suolo con una efficace normativa che contrasti il suo crescente
consumo.
11.I mercati di molti prodotti sono in crisi: ortofrutta, praticamente tutte le produzioni
zootecniche, ma anche olio, vino, subiscono gli squilibri di un mercato che oscilla tra
problemi produttivi anche legati ad andamenti climatici e fitopatie, cali dei consumi interni e
problematiche dell’export.
Occorre rilanciare i consumi – interni ed esteri – e rinsaldare le filiere “dalla terra
alla tavola” per recuperare competitività e redditività.
12. Uno dei vincoli all’efficienza del sistema agricolo pugliese è la piccola dimensione delle
imprese agricole e agroalimentari. Aggregare è dunque indispensabile per affrontare la
sfida dell’efficienza tecnica e dei mercati globali. Il sistema cooperativo e delle OP della
Puglia è in grado di affrontare e vincere questa sfida ma ha bisogno di strumenti e risorse.
Riteniamo dunque indispensabile che le cooperative insieme a tutte le forme di
aggregazione siano al centro della politica agricola regionale ad iniziare dal PSR . Un
passo in questa direzione si è fatto con la legge regionale sulla cooperazione , ma
l’assenza di risorse nel bilancio di previsione 2015 la rende di fatto inutile.
Siamo indietro in Italia anche con la definizione delle forme per l’organizzazione
economica. Sono fermi i decreti per il riconoscimento delle Organizzazioni di Produttori e
degli Organismi Interprofessionali, che potrebbero rilanciare, anche in un’ottica di rete,
l’aggregazione del prodotto e l’integrazione di filiera. Occorre accelerare i processi, anche
parlamentari, per definire rapidamente un completo quadro di riferimento giuridico in
questa fondamentale materia.
13. Il Decreto Salva Taranto (o Salva Ilva), di recente convertito in legge, all’articolo 5 è
prevista l’istituzione di un Tavolo Istituzionale permanente per lo sviluppo l’Area con la
partecipazione di diversi ministeri e rappresentanti del territorio che saranno chiamati
all’adozione di un Contratto Istituzionale di Sviluppo.
La disposizione, tuttavia, non prevede la partecipazione del Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, come soggetto istituzionale interessato allo sviluppo
territoriale dell’Area.
Il Mipaaf, invece, potrebbe apportare un concreto contributo al coordinamento ed
all’attuazione di tutte le azioni strategiche utili allo sviluppo compatibile e sostenibile del
territorio e dare un’adeguata rilevanza al settore agricolo ed agroalimentare.
Il settore agricolo ed agroalimentare è fondamentale per lo sviluppo dell’area di
Taranto e quindi non è meno degna di essere presente, con i responsabili del Dicastero
competente, al Tavolo che probabilmente disegnerà lo sviluppo dell’intera area di Taranto.