Tempi bui per la Fiera del Levante. Da un lato c’è un debito da 16 milioni di euro che rischia di accorciare drastiacamente il futuro dell’ente al 20 aprile. In quella data scadrà il bando per l’affidamento in concessione di padiglioni e spazi espositivi ai privati, un progetto che cambierà il volto della Fiera ma che ne permetterà la sopravvivenza. Dall’altro lato, e direttamente collegato al primo, ci sono le indagini della Procura della Corte dei Conti sui motivi che hanno portato all’indebitamento le passate gestioni della Fiera.

Al centro, e a pagarne maggiormente le spese, sono i dipendenti, precari e in contratto di solidarietà al 50% dallo scorso luglio. La gestione attuale dell’ente sta tentando con impegno di risollevare le sorti della Fiera, Il presidente Ugo Patroni Griffi, dall’entrata in carica, nel marzo 2013, ha rinunciato a percepire indennità, e insieme a lui i membri del CdA e del Consiglio Generale, così come riscontrabile dal sito web della Fiera.

Se gli ultimi due anni sono all’insegna del risparmio e della progettazione ricostruttiva, non si può dire lo stesso degli anni precedenti. Gli amministratori che hanno preceduto quelli attuali, infatti, hanno portato avanti una gestione piuttosto allegra dei bilanci e dei contributi percepiti.

Nell’intervallo di tempo che va dal 2010 al 2013 (anno in cui è entrato in carica Ugo Patroni Griffi), i presidenti dell’ente sono stati Cosimo Lacirignola, fino al primo trimestre del 2011, e successivamente Giovanni Viesti.

Lacirignola per il proprio mandato ha percepito quasi 48mila euro lordi. Sotto di lui, il segretario generale Riccardo Rolli, in carica nel solo anno 2010, ha percepito un compenso lordo di oltre 158mila euro, per un costo aziendale di oltre 288mila euro, tra benefit e rimborsi.

Giovanni Viesti, invece, ha percepito poco meno di 86mila euro lordi. Con lui il segretario generale Leonardo Volpicella, in carica dal 2011 al 2014, che per questi anni ha percepito una retribuzione lorda di oltre 588mila euro, per un costo all’azienda, tra rimborsi e benefit, di quasi 803mila euro.

Insieme a loro, il Consiglio di Amministrazione è costato 16mila euro in compensi, sempre lordi mentre il Consiglio Generale più di 9mila euro, nelle diverse composizioni che si sono succedute – alla fine, poca roba rispetto a presidenti e direttori generali.

Sommando tutti queste voci, dal 2010 al 2013, la spesa della Fiera del Levante per i compensi e le indennità è di otto milioni e mezzo di euro (per la precisione, 8.592.017,71 €), a fronte dei poco più di tre milioni di euro (3.098,741,03 €) di contributi erogati dai Soci Fondatori, Comune, Provincia e Camera di Commercio, nello stesso lasso di tempo.

Insomma, solo per pagare presidente e direttore generale, dal 2010 al 2013, i Soci Fondatori avrebbero dovuto versare oltre il doppio dei contributi erogati. Tutto questo al netto dei vari professionisti e consulenti esterni (eliminati a gennaio 2014 col piano di stabilizzazione, che ha cancellato anche i vari benefit) senza contare, ad esempio, spese di gestione o utenze, e senza contare i dipendenti finiti in mobilità.

La Fiera del Levante è fortemente indebitata, a fronte per di più di una gestione disastrosa. Per risanare metà del debito da 16 milioni di euro basterebbe farsi restituire quanto percepito da quegli amministratori che hanno operato così male.