Riceviamo e pubblichiamo una nota delle associazioni LAV sede di Bari e Nati per Amarti Onlus relativa a problematiche segnalate al Comune di Bari, che a quanto pare l’amministrazione comunale ha ignorato.

“Da tempo le associazioni LAV sede di Bari e Nati per Amarti Onlus hanno richiesto all’amministrazione comunale, e all’assessore di riferimento di porre rimedio ad almeno tre problematiche serie che affliggono la nostra città in materia di tutela degli animali. A nulla sono valse riunioni, fax, sollecitazioni, nuove riunioni, promesse…

Le associazioni hanno richiesto il blocco immediato delle adozioni fuori controllo dei randagi del Comune di Bari gestiti presso il canile privato MAPIA, convenzionato con il Comune. In barba ad un minimo di buonsenso, ma soprattutto al rispetto della normativa vigente, chiunque, da sempre, può recarsi presso il canile MAPIA (che gestisce anche il sanitario del Comune di Bari), scegliere un qualsiasi cane e recarsi presso la ASL per l’intestazione del microchip. Poco importa se ad adottare siano famiglie assolutamente prive di mezzi economici, soggetti non idonei o peggio, gravi disturbati mentali. E’ cronaca recente che un soggetto con evidenti problemi psichiatrici, C.P. di Valenzano, abbia adottato oltre 15 cani, di cui 7 proprio dalla MAPIA, e alcuni da volontari inesperti, e li abbia fatti sparire letteralmente nel nulla (solo gli ultimi due sono stati rinvenuti morti probabilmente uccisi in maniera violenta).

Né il personale del canile MAPIA, né i medici veterinari della ASL hanno infatti alcun titolo per impedire un’adozione, seppure evidentemente sconsiderata.

Per questo le associazioni hanno richiesto da tempo l’attivazione di una procedura certificata di adozione, che avvenga necessariamente tramite volontari. Inoltre, in molti casi, gli stessi adottanti tentano di riconsegnare in canile i cani adottati poiché si rendono conto di non poterli gestire, e il Comune deve provvedere con appositi atti ufficiali a farli rientrare in canile, a spese ovviamente dei contribuenti.

Ma non è tutto. Le spese dei contribuenti sono notevoli in generale per tutti i cani del Comune di Bari. E pensare che esiste un’ordinanza, del 2009, in ottemperanza alla L.R. 26/2006, che dispone la cattura, sterilizzazione, microchippatura e REIMMISSIONE sul territorio dei cani randagi. La reimmissione, secondo l’ordinanza, è affidata alle associazioni che però non sono messe in condizione di provvedervi e quindi i cani accalappiati vengono mantenuti a vita presso lo stesso canile al costo di 2,5 euro al giorno più IVA, sempre a spese dei contribuenti. Le associazioni LAV sede di Bari e Nati per Amarti hanno chiesto da tempo che il Comune invii una semplice comunicazione alla ASL in cui le associazioni che ne facciano richiesta possano visionare regolarmente l’elenco dei cani accalappiati al fine di valutare l’effettiva possibilità di reimmissione sul territorio. Si tratta in molti casi infatti di cani liberi, regolarmente accuditi e innocui.

Una comunicazione, una semplice comunicazione, potrebbe evitare il carcere a vita a molti cani e un notevole spreco di risorse pubbliche, che potrebbero essere proficuamente destinate invece ad attività di pronto soccorso di animali feriti o a progetti di censimento e controllo delle colonie feline o di campagne di adozione dei cani.

Esiste poi un’altra questione, sulla quale le associazioni da tempo hanno chiesto aiuto al Comune: gli episodi di maltrattamento a cui molti animali vengono sottoposti, pur esistendo un regolamento comunale di tutela degli animali. I volontari ricevono spesso segnalazioni di animali detenuti in condizioni non idonee che sfociano in alcuni casi in vero e proprio maltrattamento. Hanno pertanto chiesto al Comune di attivare una convenzione con un corpo di guardie eco-zoofile, già esistente in alcuni altri comuni, che in base a decreto prefettizio sono organi di Polizia Giudiziaria in materia di protezione ambientale e sui maltrattamenti animali. 

Le guardie sono Pubblici Ufficiali in ausilio a tutte le Forze dell’Ordine e possono elevare anche sanzioni amministrative.

Ma anche su questo fronte, ad oggi, nonostante sollecitazioni, nessuna risposta.