La sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari il 20 novembre in teoria avrebbe dovuto stabilire un punto fermo sulla vicenda che vede contrapposti la famiglia Messeni Nemagna da una parte e Comune, Provincia, Regione e Fondazione Lirico Sinfonica dall’altra, con al centro il Teatro Petruzzelli.

In realtà così non è stato, tant’è vero che all’indomani della diffusione della sentenza, tutti i contendenti si sono detti vittoriosi. A leggere le 12 pagine della sentenza, l’accordo del 2002 per cui all’indomani della ricostruzione del Teatro la Fondazione si impegnava per 40 anni a versare un canone annuo di locazione e sfruttamento del marchio di 500mila euro alla famiglia Messeni Nemagna, è valido. Questo, dal punto di vista degli eredi Petruzzelli, di fatto pone la Fondazione in condizione di inadempienza, non avendo finora versato quanto stabilito. Questo a prescindere dalla vicenda parallela legata all’uso del marchio, a cui invece si aggrappa la Fondazione, e di conseguenza i soci, nel dire che la sentenza della Corte d’Appello non cambia niente. L’intervista ai legali degli eredi, Ascanio Amenduni e Ciro Garibaldi, chiarisce alcuni dei pasaggi della vicenda, che rischia di pesare ancora una volta sulle casse dei baresi.