Prima le annunciate dimissioni (mai formalizzate) del coordinatore a seguito dell’impiego di infermieri senza titoli a bordo delle ambulanze del 118; poi i ritardi nella consegna dei dispositivi di protezione anti ebola nelle postazioni e nei punti di primo intervento – dispositivi in alcuni casi consegnati scaduti da cinque mesi. Non è tutto. La triste telenovela del servizio di emergenza-urgenza barese, giunta ormai alla cinquecentesima puntata, si arricchisce di un nuovo colpo di scena.

Da un lato della barricata, l’ospedale Fallacara di Triggiano, ci sono le 13 automediche comprate a circa 300mila euro e mai utilizzate, ancora abbandonate. Automediche con le assicurazioni pagate, allestite inizialmente in maniera errata e per ora senza autisti. Dall’altro lato, il territorio murgiano, ambulanze aziendali che cadono letteralmente a pezzi. Assurde e costanti spese di manutenzione su mezzi che hanno ormai sul groppone più di 250mila chilometri. Del resto il tachigrafo non mente. Mezzi che non potrebbero quasi effettuare semplici trasporti di infermi e malati, figuriamoci l’impiego su interventi del 118.

Non solo ambulanze a pezzi e automediche abbandonate. Da tempo gli operatori del 118 devono fare i conti anche con la mancanza delle batterie di riserva dei Dae. In altre parole i defibrillatori. Per legge sulle ambulanze ce ne devono essere due. Di solito ce n’è uno più pesante e un altro tanto leggero da essere trasportato ovunque. Un dispositivo salvavita, imprescindibile. Qualche giorno fa nella postazione di Altamura sono rimasti senza la batteria di riserva, che si sono fatti prestare da Gravina. Adesso le due postazioni son rimaste senza batterie DEA di riserva. Le lettere che sollecitano la fornitura non si contano. Nel migliore dei casi la risposta, in sintesi, è: tanto avete l’altro. Sapete quanto costa una batteria? Più o meno 150 euro. Quaranta centesimi al giorno per salvare una vita. Nulla se si considerano gli sprechi documentati in questi ultimi due anni.

Il sistema è ormai nel pallone. Il direttore generale della Asl di Bari, del resto, è l’unico di tutti i dg pugliesi a essere stato trombato dalla giunta regionale e a metà novembre dovrebbe andar via. Antonio Dibello, coordinatore ad interim del sistema di emergenza-urgenza, persona competente e preparata, non riesce a raddrizzare la barca. Più per l’andazzo generale che per suoi demeriti.

La saga dei guasti e dei mancati aggiusti (non parliamo delle semplici riparazioni) continua senza pietà. L’ultima avaria è di un paio di gironi fa all’ambulanza medicalizzata di Santeramo in Colle. Le postazioni aziendali (quelle gestite direttamente dalla Asl), al contrario di quelle che fanno capo alle associazioni di volontariato, non hanno il cosiddetto muletto (l’ambulanza sostitutiva). In questo caso la sostituzione è stata fatta – pare ancora senza alcuna disposizione scritta da parte di nessuno – con un mezzo di soccorso del Pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, di cui il coordinatore barese del 118 è direttore.

Il problema – seppure gravoso – non è tanto il costo meccanico dell’ennesima riparazione (motore nuovo su ambulanza vecchia?), quanto il fatto che sia stata tolta un’ambulanza a un pronto soccorso per sostituire quella del SEST 118 a presidio di un territorio che, in ogni caso, per qualche tempo è rimasto in balia degli eventi.

La situazione fa riesplodere l’efficacia e i costi del personale del coordinamento del 118, che ha sede proprio all’ospedale Fallacara di Triggiano (perché il vecchio coordinatore, Marco De Giosa, era di Triggiano). Le foto ritraggono il mezzo ospedaliero che l’equipaggio di Santeramo (quello dell’ambulanza scassata) è dovuto andare a prendere ad Altamura per poter tornare in servizio. L’ equipaggio, ovviamente, ha dovuto pulire e attrezzare l’ambulanza sostitutiva con alle spalle 360.000 km. A queste operazioni dovrebbero – a quanto pare – provvedere proprio i collaboratori tecnici del coordinamento. Una gestione allegra in cui non si ritrovano delibere di nomina, ma spuntano timbri con incarichi mai ricevuti, vengono certificate ore e ore di strordinario e reperibilità totalmente inutili in quanto nelle sedi delle postazioni non viene inviato alcun ordine di servizio con numeri e nomi da chiamare in caso di necessità fuori dal normale orario di servizio.