Ogni postazione del 118, così come succede in qualsiasi altro presidio sanitario, produce dei rifiuti, quelli ospedalieri trattati: siringhe, guanti, garze insanguinate, fialette rotte e tutto quello che rimane dopo un soccorso. Abbiamo ricevuto una segnalazione dalla postazione del 118 di Acquaviva delle Fonti dove, a quanto ci viene raccontato, sono stivati rifiuti sanitari da sette mesi. La sede è nel vecchio ospedale cittadino. I cartoni sarebbero chiusi in uno sgabuzzino che, tuttavia, non li renderebbe meno innocui. Il capo secondo, comma 8, del Dpr n. 254 del 15 luglio 2003, stabilisce che il deposito temporaneo di rifiuti sanitari pericolosi può avere una durata massima di cinque gioni dal momento della chiusura del contenitore. C’è tuttavia una deroga, fino a 30 giorni per quantitiativi non superiori ai 200 litri, ma solo in determinate condizioni di igiene e sicurezza e sotto la responsabilità di chi li produce.

In un caso o nell’altro  – se la cosa fosse accertata – sette mesi appaiono fracamente eccessivi. L’ultimo ritiro, come si evincerebbe dal documento che pubblichiamo, risalirebbeo ad aprile scorso. Riteniamo che per il ritiro dei rifiuti sanitari la Asl abbia delle spese – in questo caso a quanto pare ingiustificate – a meno che per la postazione di Acquaviva non siano state riscritte le leggi. Magari i loro sono rifiuti meno pericolosi di quelli prodotti nelle altre postazioni. Agli operatori sanitari chiediamo di avere pazienza, almeno fino a quando lo sgabuzzino regge. Il paradosso – sempre che sia tutto accertato – è che si sono spesi soldi per dotare il 118 dei dispositivi di protezione anti Ebola, in molti casi scaduti, mentre rischi più concreti come questi vengono completamente ignorati. Il caso della postazione del 118 presso il Tribunale di Bari, in piazza De Nicola, di cui ci siamo occupati in più occasioni, è l’emmblema di questa situazione.