Quello che è accaduto la notte scorsa all’interno dell’ex Casa del Profugo di Bari, dove attualmente risiedono circa duecento migranti, non è semplicemente un “atto doloso”. Un rifugiato nigeriano, colto da un profondo momento di disperazione, ha deciso di appiccare il fuoco alla struttura. Fortunatamente nessuno dei presenti è rimasto coinvolto. Fiamme, fumo e rammarico.

La solitudine, l’enorme disagio, la certezza quasi matematica di non veder cambiata in positivo la propria vita sono i motivi che risiedono alla base di questa triste vicenda.

Perché un semplice giaciglio e con esso il grande impegno profuso dai mediatori dell’associazione “Rivoltiamo la Precarietà”, non bastano più. Contenere la rabbia, la paura, le aspettative infrante, gli affetti lasciati definitivamente a casa propria è, ormai, cosa quasi impossibile.

La mancanza di adeguati interventi da parte delle Istituzioni nel campo della seconda accoglienza, il completo disinteressamento della classe dirigente di fronte a tali problematiche, non possono che produrre disagio. Lungi da noi l’intenzione di determinare sterili polemiche ma la questione è sempre la stessa. Parliamo dell’assenza dello Stato e con esso dei suoi strumenti finalizzati ad un’accoglienza solidale e alla progettazione di lungo periodo.

L’avevamo detto che il vertice sulla sicurezza, tenutosi lo scorso mese alla presenza del Ministro dell’Interno Alfano, non avrebbe prodotto alcuna novità. E così è stato. Zero cambiamenti e il lavoro “sporco” lasciato, ancora una volta, ai “volontari dei diritti umani”. A tutti quegli uomini di buona volontà, agli operatori di frontiera che ci mettono l’anima nel prestare assistenza agli immigrati della nostra città. Le Istituzioni tutte latitano, preferiscono, come sempre, l’approccio dell’ordine pubblico a quello della “solidarietà costruttiva”.

Il punto, però, è che anche gli “uomini di buona volontà” oggi sono stanchi e demoralizzati.

Un impegno di anni, a titolo totalmente volontario, che si scontra con l’ottusità e la mancanza di cuore da parte di “coloro” che decidono sull’altrui futuro.

Non si riesce più a contenere il degrado socio-sanitario in cui versano gli immigrati nella città di Bari. Le risposte tardano ad arrivare. Forse è già troppo tardi e la prossima notte, probabilmente, sarà l’ultima da trascorrere nell’ex Casa del Profugo.

Non preoccupatevi, la tendopoli è già lì pronta che vi aspetta.

Un Paese, questo, nel quale le politiche dell’emarginazione sostituiscono a pieno titolo quelle dell’integrazione.