«Occorre, una volta per tutte, accertare gli effetti della gestione commissariale sotto il profilo dell’efficienza aziendale, del rispetto dei criteri per una rigorosa economicità di gestione, della qualità artistico-culturale delle proposte, della validità di una programmazione».

Così parlò qualche ora fa su Facebook Michele Bollettieri, il consigliere di amministrazione della Fondazione Petruzzelli che non ha votato il bilancio consuntivo 2013, quello che certificava il buco dei due milioni di euro, ma soprattutto la caduta a -960mila euro del patrimonio netto. Un’approvazione in linea tecnica, aveva dichiarato l’allora sindaco di Bari e presidente della Fondazione, Michele Emiliano.

La situazione all’interno della Fondazione è sempre più tesa. Un paio di consiglieri di amministrazione hanno messo tutte le loro perplessità nero su bianco. Pare sia stata chiesta una convocazione urgente e monotematica del Consiglio di amministrazione. «In questo momento – ha ripetuto ancora una volta Bollettieri – bisogna fare chiarezza sul passato. È per questa ragione che mi permetto di consigliare l’istituzione di una Commissione d’inchiesta».

Futuro evidentemente compromesso. C’è un gran fermento di voci, richieste di soldi e documenti ufficiali. La vicenda del commissariamento del Petruzzelli ha aperto la strada ad alcune importanti considerazioni, mettendo l’accento sull’incapacità manageriale, soprattutto quella di unire i lavoratori, al contrario messi gli uni contro gli altri con promesse che non potevano essere mantenute. Prima dell’arrivo del commisario Fuortes c’erano dipendenti che si occupavano di quello che oggi fanno inutili consulenti. Si è ridotto il Petruzzelli a un teatro di provincia, con l’illusione che potesse riacquistare la scena persa attraverso lo sperpero di denaro pubblico. Persino chi era chiamato a ricoprire piccole parti è stato fatto arrivare da Firenze e Milano, come se a Bari o a Monopoli non ci fossero due Conservatori. Non ci si è tenuti in maniera più assoluta al rigore dei conti. Con le stesse identiche scelte scriteriate si è deciso di far coprire i ruoli secondari di Zerlina nel don Giovanni e di Berta nel Barbiere di Siviglia, a due artisti provenienti da Berlino e addirittura dall’Illinois.

Il rapporto fra teatro e città si è andato sgretolando col passare del tempo. Nel periodo del commissariamento il Petruzzelli è stato riempito con centinaia di biglietti omaggio. Dopo aver devastato l’orchestra del Petruzzelli, che funzionava alla perfezione, si è data prova di ulteriore arroganza mettendo in scena il Trittico di Puccini e l’Elektra di Strauss, due opere che le grandi orchestre eseguono alla fine di un percorso in cui emerge l’affiatamento raggiunto dopo anni e anni. Non certo opere per giovani orchestre, messe insieme con superficialità. La gestione commissariale targata Carlo Fuortes non solo non ha risolto i problemi, ma li ha aggravati e accentuati sotto ogni punto di vista. Allo stato attuale i baresi hanno bisogno di verità. «La verità è necessaria per riavvicinare i baresi al proprio teatro e per rcuperare un rapporto etico e politico tra la città e il suo teatro – continua Bollettieri – Per programmare il futuro bisogna avere consapevolezza del passato. Lo si fa non guardando in faccia a nessuno».

Non fosse stato per i parenti e gli amici, più attenti a sfoggiare conoscenze e parentele, senza avere un briciolo di passione per la lirica o il teatro in generale, il Petruzzelli sarebbe stato vuoto in occasione di molti spettacoli. I fasti del passato sono lontani anni luce. Gli spettacoli più costosi non contribuiscono certamente a riavvicinare gli spettatori. Si confida molto nell’operazione con le scuole, nel tentativo di far assomigliare Bari a Parigi, Berlino, Vienna o Zurigo, città in cui nei teatri si mettono in scena fino a tre spettacoli al giorno, con prezzi accessibili anche ai più giovani. Bisogna ricostruire dal basso. Cosa che sta tentando di fare il sovrintendente Biscardi. Gli auguriamo di riuscirci, anche per evitare che i soliti ingordi, approfittatori e spregiudicati della cricca possano arrivare a un nuovo commissariamento. L’unico modo che hanno per non smettere dii fare come gli pare e con chi gli pare. Sindaco Decaro, dimostri di che pasta è fatto, faccia in modo che i responsabili di questo disastro paghino per le loro colpe. La ricerca della verità è importante almeno quanto la ricapitalizzazione. I baresi, gli appassianati della cultura e il Petruzzelli gliene saranno grati.