“Investire nella pubblicità in tempo di crisi è come costruirsi le ali mentre gli altri precipitano”. È la frase di Steve Jobs (inflazionato genio), che da qualche tempo apre le pubblicità in onda sulle emittenti del Gruppo Norba. Uno spot che ha tutta l’aria di essere una beffa per per i 43 dipendenti appena licenziati.

Buttando fumo negli occhi di quei pochi che ancora non si sono accorti della tormenta che si è abbattuta su Conversano, per tentare di addrizzare le ossa rotte Telenorba chiede soldi agli investitori, alle piccole e medie imprese tanto care al padrone del Gruppo editoriale. La televisione prova a riorganizzarsi sulla base del fragilissimo piano industriale varato per evitare il naufragio completo di tutta la nave. Si tenta di liberare la stiva dall’acqua con un manipolo di uomini, invece che con l’intera ciurma, come si sarebbe poturo fare. Succede in ognuno dei settori, anche in quello delle news 24 ore su 24 (l’inizio del declino).

Domani (martedì 23 settembre ndr) il direttore dell’informazione del gruppo editoriale di Conversano, ha convocato i redattori “rimasti” per spiegare la nuova linea editoriale dei telegiornali. Non sarà una cosa facile garantire la stessa tempestività e qualità assicurata in passato dopo il pesante taglio, effettuato anche tra giornalisti e tecnici del telegiornale. Una convocazione fondamentale, tanto che il direttore invita i colleghi a non mancare e soprattutto a non delegare. L’aria è tesissima, anche tra i giornalisti. Seppure mormorato, mai urlato per non scontentare il padrone, il malcontento è diffuso. Chi conosce bene l’epopea conversanese sa bene che in altri casi – esattamente come questo – non si tratta solo di una questione professionale, ma di una situazione che intacca la sfera personale.

Nomi e congnomi non se ne possono fare. E allora, senza citare nessuno, succede che il trattamento riservato a chi pure rema per portare ciò che resta della nave in porto, non sia uguale per tutti. Dopo l’incredulità iniziale, si capisce anche perché i giornalisti abbiano deciso di firmare la propria condanna a morte (un accordo per il licenziamento). A qualcuno, infatti, è stata proposta una nuova forma di collaborazione. Rientrare dalla finestra, magari da un’altra parte rispetto alla sede precedente, dopo essere stato sbattuto fuori dalla porta. Ciò che, purtroppo, ci dispiace evidenziare, è la perplessità di sempre: avviene tutto sotto gli occhi distratti, complici (?) di chi, invece, dovrebbe vigilare. Tant’è. In fondo, sarà il pensiero dell’emittente, agli spettatori non interessa tanto il lavoro che c’è dietro un telegiornale, chi lo fa quel lavoro o quale sia la vita privata di quel dipendente; quanto che quel telegiornale vada in onda. Finora, grazie al dio dell’Informazione e a molti occhi chiusi, il telegirnale in onda ci è sempre andato.