Finora ci siamo scandalizzati per il piano di riordino ospedaliero che, tra le altre cose, mette a repentaglio centinaia di posti letto negli ospedali. Abbiamo iniziato a capire perché il piano finito in pasto alla stampa sarebbe dovuto rimanere segreto. Ci sono le elezioni e in quello scempio sono contenute scelte a dir poco impopolari, soprattutto se si considera il livello nel complesso scadente della sanità pugliese. Nessuno ha ancora mai parlato della parte che prevede la riorganizzazione del 118. L’inno alla demagogia e alla burocrazia più folle, sotto molti aspetti persino pericoloso per operatori sanitari e utenti. Una riassetto che sembra pianificato da incalliti burocrati, per di più con una benda agli occhi e non da chi, al contrario, il settore lo conosce bene perché ci lavora.
Abbiamo approfondito la questione dopo lo scandalo delle 14 automediche, quelle comprate due anni fa alla modica cifra di 300mila euro e lasciate a marcire a Triggiano, fuori dalla sede del Coordinamento del 118, scoprendo situazioni al limite della barzelletta. La madre di tutte le sciagure è il Decreto di Giunta Regionale 2488, una sigla per molti incomprensibile. È l’ultimo maldestro e inattuato tentativo di riordino del 118 barese. Siamo nel 2009. Partendo da 9 postazioni Victor (solo autista e soccorritore); 3 India (con l’aggiunta dell’infermiere) e 26 Mike (dotate del medico), si sarebbe dovuti arrivare a 30 India, 9 Mike, 12 automediche, e 7 PPI (punti di primo intervento). Gli ex pronto soccorso di paese sono stati convertiti a PPI, ma il resto del riassetto proposto nel 2009 – concordato tra Regione e sindacati – è rimasto lettera morta. Nel caso barese, poi, riordino del 118 significa solo spostare un medico qua, mettere un’ambulanza là. Sfugge il senso logico, ma certamente accontenta gli interessi di qualcuno.
Oggi la situazione è persino peggiore proprio grazie allo scandaloso acquisto delle 14 automediche abbandonate; a un vecchio parco ambulanze fuori norma in 7 postazioni medicalizzate; a PPI in cui non si può effettuare un prelievo per enzimi cardiaci o una semplice radiografia; a pronto soccorso di ospedali maggiori sempre in tilt; a pazienti trasportati da un posto all’altro come fossero pacchi; ai ritardi diagnostici evitabili; all’utilizzo spregiudicato e continuativo di medici e infermieri precari; alle continue e interminabili indagini della magistratura, con decine di indagati e mai nessun colpevole. Un paradosso che ruota tutto attorno ai premi di budget annuali destinati ai top manager aziendali, talmente bravi e performanti che a novembre le Asl avranno bisogno di essere commissariate.Il grande baraccone, pieno di funzionari, dirigenti, direttori e capi area sta mandando gambe all’aria il 118. Indiscrezioni di corridoio ci parlano ancora di spettri di funzionari regionali che da anni lavorano ad un nuovo riassetto. Verrebbe da ridere se non fosse vero.
L’elefante sta per partorire un altro topolino. Incuranti delle reali esigenze del territorio, sembra che nessuno si preoccupi delle possibili conseguenze di altri tagli e spostamenti a casaccio di uomini e mezzi. La frase che si sente recitare nelle riunioni, quasi che la cosa risolvesse la questione è: andremo di bisturi questa volta, non di accetta.Bene, proviamo a dare qualche numero, con la speranza di capirci qualcosa di più. Il nuovo organigramma elaborato dagli uffici dell’ARES prevedrebbe 5 Mike, 14 Automediche, 34 India 0 Victor e una ventina di PPIT (Punti di primo intervento territoriali). Tra questi ultimi quello di Altamura, presso il vecchio nosocomio Umberto I, attualmente chiuso dopo la discussa apertura dell’Ospedale della Murgia. L’intero bacino d’utenza dell’area murgiana, ad esempio, sarà presidiato da soli 2 equipaggi con medico a bordo e se già adesso la gente lamenta ritardi o assenza di medici sui mezzi del 118, figuriamoci in futuro. Ma davvero per risolvere il caos che da anni attanaglia il 118 barese, arriveremo al paradosso di demolirlo? Pare proprio di sì. Della serie: se hai una Ferrari cui non riesci a pagare la benzina, conviene risolvere il problema del serbatoio vuoto distruggendo l’intero bolide.
È quello che qualcuno sta tentando di fare già da tempo col 118. Si acquistano 14 automediche – per la verità solo dopo l’interessamento della Guardia di Finanza – ma non ci sono soldi per assumere 70 autisti. L’idea è quella di farle guidare a medici e infermieri, che non ne vogliono sapere. Si riduce drasticamente il numero di ambulanze con medico a bordo, per trasformarle quasi tutte in India, ovvero con un infermiere a bordo che, però, non è autorizzato né a procedure di tipo diagnostico né tanto meno a somministrare farmaci. Scompaiono le Victor per i trasporti di minor entità (polsi slogati, mal di pancia, dissenterie, mal di testa, piccoli traumi).
I medici che ora mantengono pattugliato il territorio verrebbero spostati nei PPI e sulle poche automediche. Per non contare poi quanti altri soldi costerà questa presunta rivoluzione ai contribuenti. Ci sono Punti di Primo Intervento che non sono operativi, c’è da rifare gli impianti, rimetterli a norma, dotarli delle attrezzature necessarie. Soldi (non previsti) su soldi già spesi e da spendere. Insomma, il piano di riordino del 118 che sta per essere presentato – a meno di clamorosi ripensamenti in cui i più assennati sperano- non solo è un depotenziamento del sistema di emergenza-urgenza, ma una demolizione programmata costosissima. Dalla funzione alla finzione. Sembra che il principio della politica si sia ridotto alla spettacolarizzazione e all’estorsione del consenso nella folle illusione di condizionare un interesse pubblico studiato a tavolino, ma lontano dalle reali esigenze della gente.
Ci chiediamo se l’Assessore alla Sanità Regionale, il Direttore Generale della ASL e il Coordinatore del 118 barese, abbiano pensato alle pesanti conseguenze di questo incomprensibile progetto.