Tredici automeiche acquistate anni fa e parcheggiate (abbandonate) a Triggiano, sede del Coordiamento provinciale del 118 barese. Che farne? Come recuperare quello che appare sempre più come uno spreco evitabile? Venerdì scorso il direttore generale della Asl di Bari, Domenico Colasanto, ha incontrato i sindacati, lasciandoli a bocca aperta con una proposta da molti giudicata “indecente”: far guidare le automediche agli infermieri con un piccolo incentivo in busta paga. Colasanto, però, non contento avrebbe persino rilanciato: farle guidare anche dai medici.
Si prova a recuperare il tempo perso, ma quando si è pressati, si sa, si può perdere la ragione. Fsi, Fials e Usspi (i più radicali) hanno rifiutato categoricamente la possibilità; gli altri, Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto ulteriori chiarimenti e altro tempo per valutare la boutade del direttore generale. In linea di massima, a sentirli singolarmente, un buon 70% degli infermieri sarebbero contrario alla chiamata alle armi con la baionetta spuntata. In poche parole, l’idea è quella di attivare le automediche senza avere gli autisti.
Il guaio è che mancano per le ambulanze aziendali (quelle che fanno capo direttamente alla Asl), figuriamoci per le 13 automediche (praticamente 13 postazioni aziendali, dovendo essere impiegate 24 ore su 24, 7 giorni su 7). Chi le guida allora, per evitare altre polemiche sul contestatissimo e oscuro acquisto? Gli infermieri. Questa è la teoria. In pratica, anche loro sono sotto organico e molti sono pure precari. Ma andiamo oltre, diamo per buona la soluzione individuata (forse senza avere troppo chiara la situazione).
Un medico o un infermiere sono al volante del mezzo. Vengono chiamati per fronteggiare un’emergenza. Arrivati sul posto devono trovare parcheggio e, se gli avanza del tempo o magari ha dei super poteri, si attivano per rianimare il malcapitato. Seppure in una situazione di emergenza, infatti, il codice della strada va rispettato: non bisogna creare intralcio, pericolo o metere a rischio di furto o danneggiamento il mezzo in dotazione. Un’alternativa sarebbe quella di far diventare quelle auto una specie di taxi sanitario per i codici di minore gravità. L’impressione è che ci si arrampichi sugli specchi per evitare di accendere altri riflettori sulle 13 automediche, sempre più inutili e inutilizzabili, perché mancano autisti e infermieri.
Ci vorrebbe un’altra sfornata di milioni di euro, per giustificare le risorse già spese, ma Pantalone ha finito i soldi. La domanda nasce spontanea: Non sarebbe stato più opportuno spendere all’epoca qualche denaro per dotare il sistema 118 di ambulanze degne di questo nome, togliendo dalla strada i catorci che si vedono ora? Ma siamo in Italia, a Bari, dove le scelte più logiche sono spesso anche quelle meno utilizzate.