È operativo in tutto il territorio della provincia di Taranto il primo protocollo specifico «per il trattamento preventivo di un eventuale contagio da virus Ebola. Le linee guida dettate dal direttore del dipartimento di emergenza e servizio di emergenza territoriale della Asl, Mario Balzanelli, sono state trasmesse alle postazioni fisse e mobili del 118, al direttore generale Fabrizio Scattaglia e al direttore sanitario della Asl di Taranto, Maria Leone. Il piano, che risulta essere il primo in Puglia  fissa i comportamenti a cui si dovranno conformare i sanitari anche nei casi di sospetta infezione.

Il protocollo è stato scritto soprattutto per la gestione dei profughi provenienti dall’Africa che presentino sintomi ben precisi e prevede l’uso, oltre alla maschera, gli infermieri, medici e soccorritori dovranno inforcare gli occhiali paraschizzi, indossare camice monouso, sovrascarpe e doppi guanti in lattice. I sintomi da tenere d’occhio sono «la febbre, cefalea, dolori acuti muscolari e articolari, diarrea profusa, vomito massimo, eruzioni cutanee eritematose, dispnea, faringite, sanguinamenti spontanei, abrasioni cutanee e ferite».

Il piano, inoltre, vieta qualsiasi contatto non protetto «con fluidi corporei dei pazienti», compresa la saliva, il sudore, le lacrime «o qualunque indumento posto a contatto diretto con gli stessi». Il codice comportamentale consigliato dal direttore Balzanelli riguarda anche il percorso ospedaliero e l’isolamento dei sospetti infetti. «I pazienti con segni e sintomi richiedenti, ad una prima valutazione clinica, il ricovero ospedaliero presso reparto specialistico dedicato», dovranno essere dirottati all’ospedale Moscati di Taranto. Mentre i casi che necessitano di isolamento o quarantena dovranno essere trasportati direttamente all’ospedale della Marina Militare della città jonica.

Oltre all’adozione del protocollo,  la direzione del dipartimento di emergenza territoriale ha richiesto con massima urgenza alla farmacia dei presidi ospedalieri l’acquisto di «indumenti ad elevata protezione da minaccia biologica resistenti a penetrazione virale e batterica e alla penetrazione di particelle biologicamente contaminate».

Ultimamente a Taranto sono transitati circa diecimila profughi provenienti in gran parte dalla Siria, Gambia, Pakistan, Palestina, Marocco, Senegal, Libia, Sud del Sudan. I casi a rischio infettivo e di contagio diagnosticati allo sbarco hanno riguardato le dermatiti da scabbia (circa 150), una sola sospetta tubercolosi poi rivelatasi infezione bronchiale da freddo per la permanenza in mare e due casi di malaria già in trattamento farmacologico. Altre malattie segnalate, non di natura infettiva, riguardano alcuni tumori recidivanti, vecchie ferite da arma da fuoco e ustioni da esposizione al sole soprattutto nei bambini.

Tutti i primi interventi sanitari di emergenza e le prime diagnosi sono stati fatti dal personale sanitario del 118 nell’ospedale da campo allestito nell’area portuale.

Lo stesso protocollo sarà adottato molto presto anche nelle altre Asl pugliesi.