Trecciolino era riuscito, grazie al suo violino magico e alla portentosa tessera del Cerchio Magico di Sinistra ( Sezione Musicisti, una congregazione segretissima e potentissima che riusciva a far lavorare anche i casi umani più disperati), a prendersi un bellissimo stipendio da Assessore all’istruzione, nell’antico regno di Oggesù. Certo non era l’unico. Ma era l’unico a cui il Re di Oggesù, Michelon degli Emilianei, dava sistematicamente del cretino senza che sentisse il bisogno di andarsene indignato. Lo stipendio era troppo buono per uno che nella vita, se non avesse avuto quella botta di fortuna, sarebbe rimasto a sviolinare per quattro centesimi.

Tontolino, che un tempo era stato amico di Trecciolino, era riuscito grazie al suo lecca lecca magico e alla sempre portentosa tessera del Cerchio Magico di Sinistra (sezione Intellettuali) a diventare prima nientemeno che Direttore della Lanterna Magica Pugliese Commission e poi, udite udite, Assessore alla Guldura, un posto che da ben cinque anni nessuno era riuscito ad occupare perchè quel prepotente di Michelon degli Emilianei aveva stabilito che (voce roboante con pesante accento del regno di Oggesù): “L’assessor non serv. Basto mi“.

Trecciolino, chissà per quale misteriosa ragione, nonostante avesse fatto palesemente pena in quei cinque anni (che aveva trascorso praticamente a scattare foto al Lungomare del Regno) e praticamente gli si fosse dissolto il Cerchio Magico sotto gli occhi (solo il fondatore del cerchio magico, Nick Vendo La Puglia in tutto il Mondo, Ma a Buon Prezzo e A Rate, Se Volete, non se n’era ancora accorto), pretendeva di essere riconfermato Assessore: alla notizia che Tontolino gli aveva soffiato il posto accanto al nuovo Re di Oggesù, Antò vit ce te muv Decaro#tuttattaccato, cominciò a dare di matto. E, come si dice, a svacantare il priso, che è un’antica espressione di Oggesù a significare “riferire per filo e per segno tutte le magagne che si conoscono”.

Anche perchè sapeva che Tontolino, quanto al fare pena, lo avrebbe sicuramente surclassato. Nacque così la Diatriba del Secolo: mai si erano visti due Poverialloro, come usava dire nel regno a indicare chi sostanzialmente non avendo arte nè parte si ritrovava poi a dirigere qualcosa a stipendio pieno, fare una carriera così fulminea e così ben retribuita con i tornesi pubblici solo grazie alla Magia e alla fortuna.

Diatriba che se non altro, ripresa stoltamente da alcuni fogli del loco, che di solito combattevano la noia del ferragostano tempo appigliandosi alle sciocchezze più incredibili, servì a rivelare la miseria e la sciagurataggine di alcuni figuri che avevano, governando sotto l’egida di Michelon, fatto le sciocchezze più inenarrabili: come per esempio donare a piccole congreghe, amiche degli amici, lussuosi appartamenti invece che stamberghe o anche decidere di sfrattare ameni loci per infanti in favore dei rudi armigeri fiammati, e così via.

Per cui, la triste storia di Tontolino e Trecciolino, ormai nemici per la pelle, restò nei secoli a insegnare alla degenere umana stirpe come sia valido e sempiterno l’antico adagio: dagli Amici mi guardi Iddio che dai Nemici mi guardo io.