Un luogo bellissimo, che dovrebbe diventare la nuova sede della Soprintendenza di Bari. Ma anche la casa per duecento profughi politici e di guerra, che sulla carta godono della massima protezione internazionale.

Sulla carta, perchè in realtà l’Italia non ha una vera legge che tuteli i rifugiati politici e che imponga alle autorità di metterli in condizione di vivere e lavorare nella sicurezza e nella chiarezza normativa. Nonostante una Costituzione che parla chiarissimo, specie all’art. 10.

Una lettura esclusivamente burocratica e decisionista del problema, finirebbe per tradire lo stesso spirito dello statuto di Bari, che recita “Bari è una comunità aperta“.  Ci auguriamo che nessuno, specie nel nuovo governo della città, tradisca questo spirito.