La marijuana è un affare da milioni e milioni di euro. In un momento in cui infervora nuovamente la polemica sulla legalizzazione delle droghe leggere, si continua ad assistere a sbarchi di consistenti quantitativi di “erba” provenienti dalla vicina Albania. Il Paese delle Aquile produce la cannabis e il business che si nasconde dietro la sostanza è inimmaginabile. Un giro illecito gestito dalle organizzazioni criminali albanesi insieme a quelle italiane.

Quasi ogni notte sulle coste pugliesi, quelle salentine e del nord barese in particolare, arrivano ingenti quantitativi di marijuana, talmente tanti che i trafficanti non si preoccupano neppure di perdere il carico durante la navigazione o di liberarsene in situazioni di pericolo. Nei mesi scorsi, infatti, sono stati tantissimi i ritrovamenti di panetti della droga sulle nostre spiagge persi durante i viaggi. Un affare talmente remunerativo per l’Albania che le stesse istituzioni sembano chiudere un occhio, quasi fingendo che il traffico non esista.

C’è un villaggio, Lazarat, a sud del Paese che è praticamente una foresta di marijuana nel quale nessuno, se non i trafficanti, possono entrare. Chi ci prova, si ritrova dinanzi sentinelle armate. Neppure la polizia locale, almeno fino a pochissimi mesi fa, entrava in quel villaggio. Da qualche tempo, la situazione sembra essere cambiata perché la polizia ha fatto qualche blitz, sequestrando e distruggendo tonnellate di marijuana, ma non basta. Quella sembra più che altro propaganda.

Si perché l’Albania sta tentando con tutte le sue forze di entrare nella comunità europea. Una operazione non semplice perché per il Paese delle Aquile la strada da fare è molto lunga, ma cominciare a dare segnali col contrasto al traffico di droga vuol dire offrire una parvenza di paese pulito, trasparente, lecito come se la corruzione (fenomeno diffusissimo a tutti i livelli), anche quella della polizia, che riceve mazzette per poco, non esistesse.

Gli scafisti della marijuana utilizzano mezzi veloci, definiti usa e getta, che abbandonano arrivati a destinazione una volta scaricata la droga. La marijuana non è destinata solo alla Puglia, che si presenta più come un crocevia, ma viene smistata in tutta Italia, soprattutto al Nord dove le comunità di albanesi si sono radicate talmente bene da essere amalgamati con la criminalità del posto. Gli smistamenti avvengono con l’intermediazione di brokers che, in Puglia, attendono l’arrivo della merce.

Sono in corso indagini, sulle quali vige il più stretto riserbo, mirate a individuare non solo i trafficanti, ma anche gli intermediatori che potrebbero essere del barese. Gli albanesi sono riusciti a “mettere le mani” anche sulla cocaina, riuscendo a creare delle vere e proprie raffinerie nel Nord Italia. Sono loro a “comandare” e ad aver creato un loro habitat col benestare della malavita locale.

Anche la “polvere bianca” è un affare remunerativo per gli albanesi che la importano dalla Colombia e dall’Olanda, provvedendo a farla arrivare in Italia con mezzi di diverso genere, anche con imbarcazioni da diporto o velieri. Un giro di soldi immane in cui pochi mesi fa rimase invischiato un noto banchiere e imprenditore di Tirana assassinato dinanzi alla sua banca in pieno giorno. Dietro lo spietato omicidio pare ci fosse il pagamento anticipato di alcuni milioni di euro per un grosso quantitativo di cocaina, nascosto dietro un carico di banane, intercettato dalla polizia e sequestrato. E la Puglia in questi traffici si rivela sempre come crocevia per la sua posizione strategica. E’ lei la porta d’Oriente del Mediterraneo.

L’azione della Guardia di Finanza è costante. Il reparto aeronavale lavora quotidianamente con l’impiego di imbarcazioni dislocate ovunque e mezzi in volo, dotati di attrezzature di ultima tecnologia, in grado di intercettare gli scafi che trasportano la droga e molto spesso anche le armi. Un’attività che, tuttavia, ancora non basta ad arginare un fenomeno dalle dimensioni immani in cui gli interessi in gioco sono molto forti a tutti i livelli.